30 settembre 2020

Parlando martedì sera tramite video-messaggio alla 75esima Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ribadito la sua disponibilità a negoziare immediatamente con i palestinesi “sulla base del piano Trump per porre fine una volte per tutte al conflitto”. “L’ampliamento della cerchia della pace – ha detto Netanyahu, sottolineando l’importanza dei recenti accordi con Emirati e Bahrein – non renderà la pace tra Israele e palestinesi meno probabile, ma più probabile”, dopo che i palestinesi si saranno resi conto di “aver perso il loro diritto di veto” e avranno riconosciuto il diritto ad esistere di Israele come stato ebraico lasciando cadere pretese irricevibili, assecondate per troppo tempo dalla comunità internazionale,  come il totale ritiro di Israele sui confini indifendibili pre-’67, la “pulizia etnica” di tutti gli israeliani al di là di quelle linee, l’invasione di Israele da parte di milioni di palestinesi discendenti di profughi causati da una guerra scatenata da loro più di mezzo secolo fa. Durante il discorso, Netanyahu ha anche mostrato le immagini di una fabbrica di missili di Hezbollah piazzata nel cuore di Beirut, esortando i libanesi a protestare e rifiutarsi di fare da scudi umani per i terroristi filo-iraniani. “Dico al popolo del Libano – ha detto Netanyahu – Israele non vuole farvi del male. Ma l’Iran sì”. Netanyahu ha poi ribadito che l’accordo del 2015 sul nucleare di Teheran “anziché frenare l’aggressione iraniana, l’ha alimentata e finanziata” ed ora “sia gli arabi che gli israeliani chiedono un’azione energica contro l’Iran”. E ha concluso: “Quando arabi e israeliani concordano fra loro, gli altri farebbero bene a prestare attenzione”.

Una delle immagini mostrate da Benjamin Netanyahu durante il discorso di martedì sera all’Assemblea Generale dell’Onu (clicca per ingrandire)