31 agosto 2022

Dura risposta di Israele all’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet, che martedì ha attaccato Gerusalemme per non aver rilasciato visti d’ingresso ai 15 dipendenti del suo ufficio “che opera nel paese da 26 anni”, aggiungendo che il fatto “suscita interrogativi su cosa le autorità israeliane stiano cercando di nascondere”. La missione israeliana presso le Nazioni Unite a Ginevra ha accusato l’ufficio di Bachelet di essere un “portavoce dell’Autorità Palestinese”, spiegando che “uno sguardo anche superficiale al sito web e alla pagina Facebook del suo ufficio di Ramallah attesta questa scomoda verità”. Ricordando che Israele ha interrotto sin dal 2020 i rapporti con l’ufficio di Bachelet dopo che questo aveva pubblicato una “lista nera” di aziende israeliane ed ebraiche che operano al di là della ex linea armistiziale fra Giordania e Israele (con un malcelato invito a boicottarle), la nota d’Israele aggiunge: “Non sorprende che Michelle Bachelet stia usando le sue ultime ore in carica per attaccare ancora una volta Israele, restando in silenzio sulle più gravi situazioni di diritti umani nel mondo. Le sue parole di oggi non sono che un palese tentativo di riscrivere la storia e il lascito del suo ruolo come Alto Commissario. A dispetto delle sue affermazioni, negli ultimi due anni e mezzo il suo ufficio non si è mai impegnato in un autentico dialogo con Israele né ha fornito soluzioni o rimedi alla situazione. Per anni si è anzi rifiutata di menzionare Hamas e Jihad Islamica e di condannare le violazioni dei diritti umani da parte dei palestinesi”. E conclude: “Il suo ufficio non ha mai inteso essere nient’altro che un portavoce dell’Autorità Palestinese”.