5 giugno 1967: distrutta a terra l’aviazione egiziana

Sei giorni, cinquant’anni fa. Quinto video: Israele gioca il tutto per tutto nelle prime ore di guerra, ma si ritrova a combattere su tre fronti

Video 5: primo giorno di guerra (5 giugno 1967)

Traduzione. 5 giugno 1967, primo giorno di guerra. Nelle prime ore del mattino del 5 giugno Israele lanciò un attacco preventivo sulle basi dell’aviazione egiziana. La forza aerea israeliana aveva approntato un piano audace, rischioso e complicato che comportava l’impiego di tutti i suoi 250 jet, tranne dodici. Il piano prevedeva che decine di squadroni israeliani provenienti da diverse basi si congiungessero silenziosamente sopra undici basi aeree egiziane.

I primi aerei israeliani decollarono alle 7.10 del mattino. Volando bassi per non essere intercettati dai radar, e in completo silenzio radio, iniziarono l’attacco a sorpresa prima che i piloti egiziani potessero correre a far decollare i loro jet. Dopo aver bombardato le piste affinché non potessero essere utilizzate, i jet israeliani bombardarono e mitragliarono a terra gli aerei da combattimento egiziani. Nell’arco di quattro ore Israele distrusse due terzi dell’intera forza aerea egiziana, la più grande del mondo arabo. Questa azione da sola garantì a Israele il controllo dello spazio aereo sul sud di Israele, sull’Egitto e sul Sinai, assicurandogli un grande vantaggio sul fronte meridionale e la possibilità di usare l’aviazione su altri fronti.

L’attacco preventivo non era stato preso alla leggera. Israele aveva valutato che i 200mila soldati arabi e i mille carri armati ammassati ai suoi confini erano pronti a entrare in azione con l’obiettivo di distruggere Israele. Se Israele avesse aspettato l’attacco arabo coordinato su tutti i suoi confini, il futuro stesso del paese sarebbe stato in grave pericolo e il numero di vittime sarebbe stato enorme.

Immediatamente dopo l’attacco sulle basi egiziane, gli israeliani inviarono un messaggio a re Hussein di Giordania dicendogli che Israele non avrebbe attaccato la Giordania se la Giordania fosse rimasta fuori dalla guerra, anche se questo significava che i luoghi santi ebraici di Gerusalemme sarebbero rimasti sotto controllo giordano e preclusi agli ebrei. Ma la Giordania aveva ricevuto dall’Egitto false informazioni che vantavano grandi attacchi vittoriosi contro Israele. Rassicurata sulla vittoria araba, la Giordania respinse l’offerta di Israele e lanciò una serie di attacchi contro Israele. Bombe di mortaio piovvero a migliaia sulle zone ebraiche di Gerusalemme ovest, colpendo località civili in modo indiscriminato compreso l’ospedale Hadassah e la chiesa del Monte Sion.

A causa della strettoia di sole nove miglia al centro di Israele e il controllo giordano delle alture strategiche di Cisgiordania, la Giordania ebbe facile gioco a bombardare le località civili fino a Tel Aviv e compì raid aerei contro gli agglomerati costieri di Netanya e Kfar Saba. La Giordania era aggressivamente entrata in guerra.

Poi entrarono in guerra Siria e Iraq lanciando attacchi all’interno di Israele. Aerei siriani attaccarono le raffinerie di petrolio di Haifa, ma furono abbattuti dalle forze israeliane. Gli attacchi continuarono con fuoco d’artiglieria e di mitragliatrici pesanti sul nord di Israele, e con attacchi nella valle ai piedi del Golan.

Più tardi nel pomeriggio i jet israeliani risposero attaccando le basi aeree giordane, siriane e irachene. Senza l’elemento sorpresa subirono un certo numero di perdite, ma riuscirono a infliggere gravi danni a tutte e tre le aviazioni arabe.

Ma Israele era ancora in svantaggio per uomini e armi, dovendo spremere al massimo il suo piccolo esercito. Nonostante i suoi sforzi per evitare una guerra in Cisgiordania e a Gerusalemme, Israele si trovò trascinato in una guerra su tre fronti.

Una situazione che avrebbe finito col ridisegnare la mappa di Israele.

(Da: Jerusalem U, 5.6.17)

Video 4: Cosa la rese una guerra obbligata (4 giugno 1967)

Video 6: secondo giorno di guerra (6 giugno 1967)