6 ottobre 2021

La Corte Suprema d’Israele ha presentato a quattro famiglie palestinesi, che vivono da decenni su terreni rivendicati di proprietà ebraica nel quartiere Sheikh Jarrah di Gerusalemme est, una soluzione di compromesso che consentirebbe loro di rimanere nelle case per almeno 15 anni. Durante tale periodo la questione della proprietà del terreno potrà essere definitivamente giudicata, ma nel frattempo il tribunale riconoscerebbe le famiglie come “inquilini protetti” e la società ebraica Nahalat Shimon come proprietaria del terreno. In quanto inquilini protetti, le famiglie arabe avrebbero il diritto di effettuare riparazioni o ristrutturazioni, ma sarebbero tenute a pagare un affitto biennale fissato in 2.400 shekel. I tre giudici Yitzhak Amit, Noam Sohlberg e Daphne Barak-Erez hanno detto che la decisione non è vincolante, dando tempo alle due parti fino al 2 novembre per rispondere all’offerta. La Corte accetterebbe qualsiasi emendamento al compromesso che fosse concordato fra le parti. Se invece la proposta verrà respinta, allora la Corte emetterà una sentenza vincolante. “Quello che stiamo dicendo è di portare la questione dal livello dei principi al livello pragmatico – aveva spiegato il giudice Amit all’udienza dello scorso agosto – L’idea è quella di cercare di raggiungere un accordo pratico senza fare proclami di un tipo o dell’altro. Perseguiamo una soluzione concreta”.