6 ottobre 2022

Un’indagine delle Forze di Difesa israeliane non ha rilevato alcun collegamento tra le operazioni dei soldati e la morte di Rayan Yasser Suleiman, bambino palestinese di sette anni di Teqoa deceduto la scorsa settimana dopo che, con altri, era stato visto lanciare pietre contro veicoli civili israeliani in transito nei pressi del suo villaggio. L’indagine ha confermato che un comandante israeliano ha parlato con il padre del bambino. La conversazione, che si è svolta sulla porta dall’abitazione, viene descritta come “breve, condotta in modo rispettoso, senza alcun contatto fisico fra i due e sicuramente senza nessuna violenza verbale o fisica”. I militari hanno riferito che, successivamente, mentre lasciavano il villaggio, è passato davanti a loro un veicolo con a bordo il padre di famiglia e un bambino in grembo. Dopo qualche tempo il comandante della forza ha visto un’ambulanza entrare nel villaggio e l’ha lasciata passare senza alcun disturbo. L’esercito sottolinea che durante tutto il tempo in cui la forza è stata nel villaggio non sono state utilizzate armi né strumenti antisommossa di alcun tipo. L’indagine inoltre non ha rilevato alcuna prova che il bambino fosse caduto o che si fosse fisicamente ferito in presenza dei militari (che non avevano inseguito nessuno), concludendo che non c’è alcun nesso tra il suo decesso e le azioni dei soldati, che hanno agito in conformità con regolamenti e procedure. Il giorno dell’incidente, il Ministero della sanità dell’Autorità Palestinese aveva immediatamente incolpato Israele per la morte del bambino, cambiando più volte la versione dei fatti: inizialmente aveva sostenuto che fosse morto per la caduta da un’altezza imprecisata mentre “era inseguito”; in seguito, che la caduta aveva causato un arresto cardiaco; infine, che aveva subìto un attacco di cuore a causa di presunte “minacce” alla sua famiglia.

Il piccolo Rayan Suleiman immediatamente trasformato in “martire” palestinese, indipendentemente dai fatti accertati dalle indagini (clicca per ingrandire)