A Damasco come a Canossa

Abu Mazen ha solo da perdere dal suo pellegrinaggio alla corte di Assad

Da un articolo di Ronny Shaked

image_1558Il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) è sicuramente animato dalle migliori intenzioni e cerca di fare del suo meglio, sebbene senza successo, per convincere Hamas a cambiare atteggiamento per salvare l’Autorità Palestinese dal collasso istituzionale, sociale ed economico e da una catastrofica anarchia. Proprio per questo, contro ogni logica politica e diplomatica, è andato in pellegrinaggio a Damasco a cercare l’aiuto di Assad.
Solo un mese e mezzo fa, Abu Mazen aveva provocato un terremoto politico quando aveva annunciato elezioni anticipate, diventando da un giorno all’altro l’uomo dei sogni per Stati Uniti e Israele, l’eroe che avrebbe salvato la regione dal terrore dell’islamismo estremista. Gli americani tiravano il fiato, Olmert lo abbracciava, l’Europa lo sosteneva e persino Egitto e Giordania gli davano la loro benedizione. Tutti gli promettevano che l’avrebbero aiutato a sconfiggere Hamas. Ma ciò che rimane di quelle promesse sono solo molte dichiarazioni e un po’ di aiuti.
Con effetti assai paradossali. I duemila Kalashnikov che Abu Mazen ha ricevuto come “aiuto militare” lo hanno automaticamente trasformato, agli occhi dei palestinesi, in un collaborazionista israelo-americano. Gli europei, anche dopo che il primo ministro israeliano Ehud Olmert ha sbloccato 200 milioni di dollari di entrate fiscali palestinesi congelate, destinati al sostentamento di ospedali e fogne, hanno aggiunto il loro aiuto finanziario: soldi che paradossalmente hanno aiutato Hamas riducendo il deficit di bilancio che pesava sul governo del primo ministro palestinese Ismail Haniyeh.
Cosa è emerso finora, dopo la decisione di indire elezioni palestinesi anticipate? Al solo annuncio del provvedimento si è avuta una brusca impennata alla lotta interna fra opposte fazioni, ragion per cui Abu Mazen ha evitato di firmare un decreto presidenziale che avviasse veramente il meccanismo temendo di far scoppiare una vera e propria guerra civile. La piazza invoca unità e Abu Mazen, che non riesce a governare la crisi e che ha paura della sua stessa ombra, ha deciso di tornare all’idea di un governo di unità nazionale, nonostante Hamas si sia ben guardata dal cambiare le proprie posizioni intransigenti.
Le buone intenzioni di Abu Mazen nel cercare aiuto a Damasco hanno sortito il risultato opposto. Non hanno fatto che irrobustire la pretesa di Assad di interferire nelle questioni interne palestinesi. Assad, che non può essere considerato un mediatore imparziale fra Hamas e Fatah, ha premuto su Abu Mazen perché incontrasse il suo protetto Khaled Mashaal. Abu Mazen, resosi conto delle cose un po’ all’ultimo momento, ha tentato di porre qualche condizione per l’incontro.
Ora gli americani, che avevano premuto su Abu Mazen perché non andasse a Damasco, sono arrabbiati. Israele ha subito un colpo. Mashaal, il burattino di siriani e iraniani, ha confermato il suo diritto di veto sul governo palestinese. Anzi, ora è chiaro che il destino del governo palestinese sarà stabilito a Teheran e a Damasco, e non nei colloqui fra Abu Mazen e Mashaal.
Hamas non ha alcuna intenzione di moderare la propria posizione, come chiede invece Abu Mazen. Né ha intenzione di cedere potere. Hamas non teme le elezioni anticipate, al contrario: in caso di elezioni presidenziali anticipate, i massimi dirigenti dell’organizzazione sono convinti di riuscire a scalzare Abu Mazen dalla sua poltrona.
Indipendentemente dall’incontro con Mashaal a Damasco, Abu Mazen se ne esce come un pollo spennato, e si ritrova in una situazione da “comma 22”. Ha perso lo slancio della battaglia con Hamas mentre nuove elezioni, che di fatto non sono più all’ordine del giorno, non gli garantirebbero affatto la vittoria. D’altra parte, un governo di unità nazionale senza un vero cambiamento della politica di Hamas non salverebbe i palestinesi dalla catastrofica situazione in cui si sono infilati.
Hamas, intanto, diventa più forte e questo è deleterio per Israele.

(Da: YnetNews, 22.1.07)

Nella foto in alto: Il leader di Hamas all’estero Khaled Mashaal e il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) domenica sera a Damasco