A Gerusalemme, un vertice sulla sicurezza senza precedenti

Il punto più importante in agenda è la rimozione dalla Siria delle forze iraniane. Meno urgente, ma non meno spinosa, la questione della persistente presenza russa e del suo ruolo nella regione

I consiglieri per la sicurezza nazionale John Bolton (Usa), Meir Ben-Shabbat (Israele) e Nikolai Patrushev (Russia)

Israele ospita questa settimana a Gerusalemme un vertice sulla sicurezza senza precedenti, che vedrà riuniti John Bolton, capo consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, e i suoi colleghi israeliano e russo, Meir Ben-Shabbat e Nikolai Patrushev, per discutere di una serie di problemi regionali, come il caos in Siria e le crescenti tensioni nel Golfo Persico.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu si è detto fiducioso che il vertice tripartito, i cui dettagli rimarranno senza dubbio riservati, possa migliorare la stabilità in Medio Oriente.

In un articolo sul giornale di Washinghton The Hill, Jacob Nagel, ex consigliere israeliano per la sicurezza nazionale e visiting fellow presso la Foundation for Defense of Democracies, e Jonathan Schanzer, ex analista finanziario del terrorismo presso il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti e vice presidente della Foundation for Defense of Democracies, spiegano che, pur essendo molte le questioni che saranno sul tavolo del summit, certamente una delle più importanti è la presenza della Russia in Siria, con Israele e Stati Uniti entrambi preoccupati per il ruolo giocato dal Cremlino nella sopravvivenza del regime del presidente Bashar Assad e il coordinamento di Mosca sul campo di battaglia siriano con Iran e Hezbollah, la milizia gregaria di Teheran con base in Libano. Secondo Nagel e Schanzer, il vertice “affronterà probabilmente gli scenari del giorno dopo, a partire da come manovrare nel teatro siriano” una volta scemata la lunga guerra civile.

I due analisti osservano inoltre che, per Israele, questo vertice offre l’opportunità di avviare un discorso serio su diversi argomenti chiave.

Membri della forza paramilitare iraniana Basij in Siria

Il primo riguarda un accordo politico in Siria che includa la rimozione di tutte le forze straniere. Date lo condizioni attuali, Israele è interessato a un ritorno allo status pre-2011. Il punto più importante dell’agenda israeliana è la rimozione dalla Siria delle forze iraniane e delle milizie sciite sostenute dall’Iran. Meno urgente, ma non meno spinosa, è la questione della persistente presenza della Russia e del suo ruolo nella regione. “Nessuno dei due obiettivi sarà facile da raggiungere – scrivono Nagel e Schanzer – La Russia è improbabile che voglia cedere i nuovi punti di forza acquisiti in Medio Oriente, dove si è affermata come potenza intermediaria, mentre l’Iran dal canto suo cerca chiaramente di espandere la sua presenza nella regione, in linea con i suoi disegni egemonici”.

Supponendo che la Russia rimanga la superpotenza dominante in Medio Oriente, Israele premerà per arrivare a un meccanismo che permetta di prevenire attriti e frizioni fra le forze aeree che operano nello spazio aereo siriano, così da evitare il ripetersi di un incidente come quello dello scorso 17 settembre, quando un aereo di ricognizione russo venne abbattuto dal fuoco antiaereo siriano che sparava all’impazzata nel maldestro tentativo di intercettare un missile israeliano diretto verso una struttura militare a Latakia. La morte di tutti i 15 membri dell’equipaggio russo a bordo dell’aereo provocò una dura reazione di Mosca contro Israele e un momento di forte attrito tra i due paesi. Secondo Nagel e Schanzer un tale meccanismo è di interesse vitale per Israele, che continua a trovarsi nell’assoluta necessità di intervenire per tempo contro le attrezzature militari iraniane in Siria e le forniture di armi sofisticate dirette a Hezbollah che raggiungono il Libano passando attraverso la Siria.

Il vertice tripartito, continua l’articolo su The Hill, “deve produrre un meccanismo volto a impedire il traffico, verso i gregari dell’Iran, di sofisticati sistemi d’arma in grado di alterare sostanzialmente gli equilibri, a cominciare dai missili ad alta precisione. Questo è anche un obiettivo centrale per gli Stati Uniti, ma non è ancora chiaro se la Russia sarà disposta a fare pressione sull’Iran su questo tema”.

È probabile che il capo consigliere israeliano per la sicurezza nazionale Ben-Shabbat esorterà i colleghi Bolton e Patrushev a fare la loro parte per salvaguardare i più vitali interessi d’Israele nella regione, spiegano Nagel e Schanzer aggiungendo che l’israeliano “potrebbe anche trovarsi a svolgere un ruolo di mediatore tra gli Stati Uniti e la Russia: le tensioni fra i due paesi non hanno solo acutizzato le sfide che deve affrontare Israele, ma anche alcune delle sfide che i due paesi devono affrontare al proprio interno”.

Nagel e Schanzer sottolineano che questo vertice senza precedenti ha la potenzialità di contribuire a mitigare alcune delle sfide regionali più pressanti per Israele. “Ma la leadership israeliana – concludono – vede questo summit anche come un’affermazione dello status globale d’Israele. Gli israeliani continuano a cercare di affermare il loro posizionamento come potenza militare regionale, ma ora desiderano anche far capire che Gerusalemme può svolgere un ruolo cruciale sul piano diplomatico sia fra gli stati arabi che fra le grandi potenze”.

(Da: Isrel HaYom, 24.6.19)