A Haifa, film di vita araba al femminile

Una compilation di cortometraggi diretti da donne arabe ha aperto lo scorso ottobre la 22esima edizione dellannuale Film Festival di Haifa

image_1431“Women about love”, una compilation di cortometraggi diretti da donne, ha aperto lo scorso ottobre la 22esima edizione dell’annuale Film Festival di Haifa. Si tratta di sei brevi documentari che raccontano storie vere di famiglie, vita, amore, attraverso gli occhi delle scrittrici e delle registe.
L’evento è stato il coronamento di quasi due anni di lavoro degli studenti dell’Almanar Taybeh College e dell’Università di Tel Aviv. Danni Reisfeld, insegnante al Almanar Taybeh College e produttore dell’evento, aveva inizialmente proposto il progetto a Ziv Naveh, direttore generale del Gesher Fund for Multicultural Cinema, all’inizio del 2005. Da allora, il progetto ha preso vita grazie alla collaborazione dell’Almanar Taybeh College, dell’Università di Tel Aviv e del. Gesher. Tuttavia, trasformare l’idea iniziale in realtà non è stato compito facile. Oltre ai normali problemi di budget che tutti gli studenti di cinema devono affrontare, molti erano perplessi sul tema del progetto, cioè la vita famigliare araba e le interazioni tra uomini e donne nella società araba contemporanea. I distributori e gli sponsor ritenevano che un progetto che rappresentava gli arabi dovesse avere come sfondo il conflitto israelo-palestinese. Reisfeld rispose dicendo: “C’è già abbastanza odio. Facciamo qualcosa sull’amore”. “Queste storie devono essere raccontate”, ha aggiunto, storie che riteneva avrebbero “cancellato dei luoghi comuni” e ridimensionato la percezione che la società ha delle donne arabe, con particolare riguardo a come interagiscono con gli uomini della loro vita. Disse anche che l’importanza dei film non stava nella trama, ma nel ritratto delle emozioni umane. Anche Naveh era favorevole a un progetto che rappresentasse gli arabi in generale, e le donne arabe in particolare, come gente normale con emozioni normali. Riguardo alla situazione politica, spiegava, “fare questi film è l’unico modo in cui credo si possa davvero cominciare a creare un dialogo”.
Così, dopo molta perseveranza, molto tempo e duro lavoro, è nato “Women about love”. Benché i sei film siano decisamente diversi, hanno tutti una cosa in comune. Sono stati scritti e diretti da giovani donne arabe e trasmettono le loro emozioni di rabbia e frustrazione, di felicità e tristezza, ma soprattutto di coraggio ed amore. I film illustrano diversi tipi d’amore. Alcuni affrontano problemi come i matrimoni combinati, le relazioni finite male e quelle che hanno avuto successo contro ogni aspettativa. Altri rivelano la forza e il coraggio necessari per lasciare la famiglia e le persone amate in nome di un futuro migliore.
“Sono molto orgoglioso del progetto” ha detto Reisfeld, aggiungendo di credere che il messaggio sia giunto a destinazione e sia riuscito a cambiare le opinioni degli spettatori sulle donne arabe nella società odierna. Anche Naveh è rimasta soddisfatta delle reazioni della gente al progetto. “Sono venute delle persone a dirmi: però, non avevo idea che fosse così”. Dice che molti erano stupiti che le donne dei film fossero così forti.
Parlando delle registe dei film, Reisfeld ha spiegato: “Benché siano coperte dalla testa ai piedi, non sono diverse dalle altre donne che conosco”. Era questo il messaggio che voleva trasmettere al pubblico. Naveh ha espresso il suo apprezzamento per il coraggio delle protagoniste: “Sono state molto coraggiose, non tutti accetterebbero una cinepresa in casa loro”.
Donia Bransi, direttore dell’Almanar-Taybeh College, è stata molto contenta di vedere finalmente verificarsi l’evento, e ha detto che sentiva di aver infine “realizzato un sogno”. Nel suo discorso dopo la proiezione ha detto semplicemente: “Ragazze mie, sono fiera di voi”. “Il linguaggio del film è la nostra voce più forte” ha detto Bransi, ed ha aggiunto che, nonostante le difficoltà, le donne arabe riusciranno a farsi ascoltare. “Non siamo solo ornamenti, siamo forti, e insieme faremo grandi cose, anche se partiamo da zero”.
Naveh ha concluso: “Spero veramente che riusciremo a mettere in circolazione molte altre di queste storie. So che questo farà cambiare le cose e ritengo che sia quasi una missione, non solo per l’industria, ma anche per la società”.

(Da: YnetNews, 16.10.06)

Nella foto in alto: La cineteca di Haifa