Abu Mazen: I palestinesi non sono credibili se non mantengono gli impegni

Già un mese fa l'ex primo ministro palestinese aveva incolpato Arafat del fallimento delle riforme.

image_121La dirigenza palestinese deve avviare le riforme da tempo necessarie se vuole contrastare il senso di impotenza di fronte a ciò che appare come la presa di Israele sui territori. Lo ha affermato venerdì l’ex primo ministro palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen).
Lo scorso 14 aprile l’amministrazione americana ha dato il proprio appoggio al piano di disimpegno unilaterale del primo ministro israeliano Ariel Sharon dalla striscia di Gaza e parti della Cisgiordania settentrionale spiegando tale posizione con il mancato adempimento da parte palestinese degli impegni presi con la Road Map (riforme interne, unificazione forze di sicurezza, cessazione di istigazione, violenze e terrorismo).
“L’Autorità Palestinese – ha dichiarato Abu Mazen, costretto lo scorso settembre a dare le dimissioni dopo uno scontro infuocato con Yasser Arafat, ostile al suo piano di riforme sostenuto da Washington – versa nel caos completo. Si vede la presenza dell’occupante israeliano e l’assenza dell’Autorità Palestinese, rovinata da corruzione e inefficienza”. Secondo Abu Mazen, l’Autorità Palestinese deve “unire i tanti organismi della sicurezza, mettere sotto controllo le fazioni armate e non armate, introdurre riforme democratiche e poi rivolgersi agli arabi e al resto del mondo per chiedere il loro appoggio. Soltanto allora il mondo ci sosterrà. Ma adesso non si vede nessuna Autorità Palestinese, non si vedono mosse concrete. Israele e Stati uniti continueranno ad avere la meglio finché non sapremo attivare l’Autorità Palestinese, dimostrando che siamo interlocutori affidabili, e che rispettiamo i nostri impegni nonostante l’occupazione”.
Secondo molti osservatori, le poche riforme finora introdotte dall’attuale primo ministro palestinese Ahmed Qureia (Abu Ala) nell’ambito della gestione delle finanze (ma non in quello dei servizi di sicurezza pesantemente implicati in attività terroristiche e lotte intestine), non hanno intaccato il potere autocratico di Arafat.
Già un mese fa, parlando con giornalisti locali a Ramallah, Abu Mazen aveva smentito l’opinione secondo cui sarebbe stata la mancanza di gesti conciliatori da parte di Sharon a provocare le sue dimissioni, lasciando intendere che furono invece Yasser Arafat e il suo circolo coloro che “frustrarono” la sua impresa. In quell’occasione Abu Mazen aveva accusato l’Autorità Palestinese di non far rispettare la legge e di non applicare riforme su sicurezza, amministrazione e gestione delle finanze. “L’Autorità Palestinese deve dimostrare di esistere – aveva detto Abu Mazen – e non c’è nulla che le impedisca di farlo. Ci sono cose che deve fare, prima di tutto unificare tutte le forze di sicurezza palestinesi sotto un unico comando. Abbiamo accettato la Road Map e dobbiamo applicarla se vogliamo reclamare i nostri diritti”. Alla domanda se fosse disposto ad accettare un nuovo incarico come primo ministro, Abu Mazen aveva risposto: “Non ho intenzione di ripetere quell’esperienza amara e dolorosa”.

(Da: Ha’aretz 30.04.04, Jerusalem Post 29.03.04)