Abu Mazen mentirà agli europei come ha già mentito alla Lega Araba?
Pur di premiare i terroristi, l’Autorità Palestinese si è auto-inflitta una crisi finanziaria di cui incolpa falsamente Israele. E intanto chiede a tutti altri soldi
Di Itamar Marcus e Maurice Hirsch
Per legge Israele detrae dalle tasse che riscuote e trasferisce all’Autorità Palestinese un importo pari a quello che l’Autorità Palestinese versa ogni mese ai terroristi detenuti e alle loro famiglie. Sulla base di quanto speso l’anno scorso dall’Autorità Palestinese per ricompensare i terroristi, Israele sta ora trattenendo 11,6 milioni di dollari (42 milioni di shekel) al mese dai 186 milioni di dollari (670 milioni di shekel) che riscuote e trasferisce all’Autorità Palestinese. Perdere questi 11,6 milioni non avrebbe causato una grave crisi finanziaria se l’Autorità Palestinese non avesse preso la decisione di rifiutare l’intera somma (175 milioni di dollari) dal momento che Israele ha trattenuto la quota destinata a premiare i terroristi.
Incontrando rappresentanti francesi e di altri paesi dell’Unione Europea, il segretario del Comitato esecutivo dell’Olp e capo negoziatore palestinese Saeb Erekat (citato lo scorso 22 febbraio dal quotidiano ufficiale dell’Autorità Palestinese Al-Hayat Al-Jadida) aveva confermato “la decisione della dirigenza palestinese di non accettare l’intero importo delle tasse riscosse da Israele per conto dell’Autorità Palestinese se verrà effettuata la detrazione”. Questo lunedì, nella riunione del suo governo a Ramallah, il presidente Abu Mazen ha ribadito: “La nostra posizione rimane la stessa: non accetteremo il denaro da Israele se la somma non è completa” (Times of Israel, 29.4.19).
E così, quando Israele il mese scorso ha trasferito 175 milioni di dollari (630 milioni di shekel) all’Autorità Palestinese, l’Autorità Palestinese ha restituito il denaro infliggendo a se stessa un grave deficit. Il rifiuto dell’Autorità Palestinese di accettare il denaro che era già sul suo conto bancario è il fattore che ha scatenato la sua attuale crisi finanziaria.
Per scaricarsi da ogni responsabilità, il presidente dell’Autorità Palestinese Abu Mazen ha apertamente mentito quando è intervenuto il mese scorso al summit della Lega Araba in Tunisia affermando falsamente che Israele avrebbe sottratto ai palestinesi 200 milioni di dollari, mentre in realtà – come si è spiegato – Israele si è limitato a trattenere gli 11,6 milioni destinati ai terroristi, mentre è stato Abu Mazen che ha letteralmente respinto gli altri 175 milioni.
(Dalla TV ufficiale dell’Autorità Palestinese, 31 marzo 2019: intervento di Abu Mazen al summit della Lega Araba in Tunisia)
(Riunita il 21 aprile al Cairo, la Lega Araba ha promesso di donare 100 milioni di dollari al mese all’Autorità Palestinese per compensare i fondi trattenuti da Israele, ndr.)
E’ lecito domandarsi: nell’incontro con l’Europa in programma martedì 30 aprile per chiedere altro denaro, l’Autorità Palestinese spiegherà correttamente che soffre di una crisi finanziaria auto-imposta o mentirà agli europei come ha mentito al vertice della Lega Araba?
Non appena l’Autorità Palestinese smetterà di premiare finanziariamente il terrorismo, Israele cesserà di trattenere la relativa quota dalle entrate fiscali. Anzi, in base alla legge israeliana in quel momento Israele trasferirà ai palestinesi anche le somme temporaneamente trattenute nei mesi precedenti. Anche svariati paesi europei si sono detti contrari a versare all’Autorità Palestinese somme che essa utilizza per pagare vitalizi ai terroristi. Per continuare a ricevere aiuti finanziari ed entrate fiscali complete, l’Autorità Palestinese non deve fare altro che smettere di premiare e incentivare il terrorismo.
A peggiorare le cose, c’è la decisione dell’Autorità Palestinese di scaricare sulla sua popolazione il peso della crisi finanziaria auto-imposta: infatti, dopo aver respinto il denaro che Israele aveva già trasferito sul suo conto, l’Autorità Palestinese ha deciso di tagliare del 50% gli stipendi della maggior parte dei suoi dipendenti pubblici, lasciando invece intatti quelli destinati ai terroristi detenuti e alle famiglie dei cosiddetti “martiri”. Il fatto che l’Autorità Palestinese paghi ora solo il 50% degli stipendi ai suoi dipendenti solleva un’altra importante questione: cosa sta facendo l’Autorità Palestinese con i soldi che l’Europa e altri donatori le hanno dato specificamente per pagare quegli stipendi? Ad esempio, il Dipartimento per lo Sviluppo Internazionale del Regno Unito ha affermato (sul suo sito ufficiale) d’aver finanziato nel 2018 almeno 39.000 insegnanti, medici, infermieri, ostetriche e altri dipendenti pubblici della sanità e dell’istruzione in Cisgiordania. Se il Regno Unito sta trasferendo denaro all’Autorità Palestinese per pagare stipendi pieni, che cosa fa l’Autorità Palestinese con il 50% che non versa ai dipendenti? Non può essere che l’Autorità Palestinese stia utilizzando i soldi ricevuti dal Regno Unito e da altri paesi europei per pagare ai terroristi quei vitalizi che l’Autorità Palestinese continua a versare per intero?
(Da: PMW Bulletin, 29.4.19)