Accordi con Israele come cavalli di Troia

Lo ribadisce un ministro dell’AP, alla presenza di Abu Mazen, citando la conquista della Mecca.

image_3791Alla vigilia della ripresa dei colloqui di pace con Israele, il ministro degli affari religiosi dell’Autorità Palestinese, Mahmoud Al-Habbash, nel suo sermone di venerdì scorso pronunciato alla presenza del presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) e trasmesso dalla televisione ufficiale dell’Autorità Palestinese, per giustificare la scelta della dirigenza dell’Olp di scendere a patti ha affermato che i leader palestinesi, quando firmano accordi con Israele, sanno di “percorrere la strada giusta, che porta al successo, esattamente come fece il Profeta [Maometto] con il Trattato di Hudaybiyyah”.

Il Trattato di pace di Hudaybiyyah era un patto per una tregua di dieci anni che Maometto, da Medina, strinse nell’anno 628 con la tribù di Quraish della Mecca. Invece, a due anni dall’inizio della tregua, Maometto attaccò e conquistò la Mecca. Il trattato dunque, come un “cavallo di Troia”, non portò alla pace bensì alla completa sconfitta della controparte.

Nel suo sermone di venerdì il ministro degli affari religiosi dell’Autorità Palestinese ha sottolineato che Maometto, accettando il Trattato di Hudaybiyyah (dunque rinunciando apparentemente alla conquista della Mecca) non commetteva una “disobbedienza” ad Allah giacché in realtà si trattava solo di “politica” e di “gestione della crisi”. Il ministro ha ricordato appunto che, nonostante il trattato di pace, due anni dopo Maometto “conquistò la Mecca”, e ha concluso il paragone storico dicendo che l’accordo di Hudaybiyyah non è solo storia del passato, bensì “l’esempio, il modello” da seguire nel presente.
Sin dalla firma degli Accordi di Oslo (1993-95), molti importanti esponenti dell’Olp e dell’Autorità Palestinese hanno presentato il processo di pace con Israele come una tattica ispirata al Trattato di Hudaybiyyah, utile per superare una fase storica in cui il rapporto di forze non permette di conseguire l’obiettivo ultimo, che resta tuttavia invariato, e per indebolire nel frattempo il nemico Israele attraverso le concessioni territoriali.

Lo stesso Yasser Arafat paragonò in più di un’occasione gli Accordi di Oslo alla tregua di Hudaybiyyah. Ad esempio, in un discorso tenuto a Johannesburg il 10 maggio 1994 disse: «Questo accordo [di Oslo], io non lo considero più dell’accordo firmato tra il nostro Profeta Maometto e i Quraish, e ricorderete che il califfo Omar lo aveva rifiutato ritenendolo Sulha Dania [una tregua spregevole]. Ma Maometto lo aveva accettato, come noi accettiamo ora questo accordo di pace».

Clicca qui per la registrazione audio del passo saliente del discorso di Arafat (in inglese, con sottotitoli in inglese)

 

Il brano in questione del sermone del ministro degli affari religiosi dell’Autorità Palestinese, Mahmoud Al-Habbash  (con sottotitoli in inglese):

Traduzione della parte saliente:

Mahmoud Al-Habbash: «Il senso di responsabilità della dirigenza palestinese verso la propria nazione le fece compiere dei passi politici circa vent’anni fa [la firma degli Accordi di Oslo]. Nonostante le polemiche, nonostante molte critiche e tanta opposizione da parte di alcuni, essa ci ha portato dove siamo oggi: abbiamo un’Autorità [Palestinese] e il mondo riconosce lo Stato [palestinese]. Tutto questo non sarebbe mai successo con l’avventurismo impulsivo di Hamas, ma solo grazie alla saggezza della dirigenza, alla sua azione consapevole, alla sua riflessione, e percorrendo la giusta strada che porta al successo, esattamente come fece il Profeta [Maometto] con il Trattato di Hudaybiyyah, anche se alcuni si opponevano. […] I cuori dei compagni del Profeta erano gonfi di rabbia e furore. Il Profeta disse: “Io sono il Messaggero di Allah e non gli disubbidirò”. Questa non è disobbedienza, è politica. È gestione della crisi, gestione della situazione, gestione del conflitto. […] Omar Ibn Al-Khattab disse: “Messaggero di Allah, è questa una vittoria? Che logica è? Questa una vittoria? Cediamo e ci ritiriamo senza entrare nella Mecca, ed è una vittoria?”. Il Profeta disse: “Sì, è una vittoria”. Meno di due anni dopo, il Profeta tornò e sulla base di quel trattato conquistò la Mecca. Questo è l’esempio, questo è il modello”.
(Tv ufficiale dell’Autorità Palestinese, 19.7.13)

Clicca qui per questi ed altri esempi in cui esponenti dell’Autorità Palestinese spiegano che l’obiettivo della firma da parte palestinese degli accordi con Israele è facilitare la violenza contro Israele e avvicinare la sua eliminazione (in inglese)

(Da: PMW Bulletin, 22.7.13)