Altri 17 siti israeliani sulla mappa dellUnesco

I tell di Megiddo, Hazor e Beersheba diventano patrimonio dellumanità

image_813Diciassette luoghi storici israeliani sono stati aggiunti la scorsa settimana alla lista “patrimonio dell’umanità” dell’UNESCO, tra cui parecchi “tell” e città bibliche in Israele.
Le aggiunte sono state fatte alla 29ma sessione dell’UN Environmental, Scientific and Cultural Organization’s World Heritage Committee che ha avuto luogo a Durban.
I siti israeliani comprendono tre “tell” (collinette formate da stati sovrapposti dei resti di antichi insediamenti umani) su oltre 200 siti di questo genere in Israele. Megiddo, Hazor e Beersheba contengono tutte i resti archeologici di città con significato biblico.
Nella lista sono state incluse quattro città che sorgevano lungo la via dell’incenso: Haluza, Mamshit, Avdat e Svita, insieme alle loro fortezze e paesaggi agricoli. Si trovano tutte nel Negev.
Il World Heritage Committee dell’UNESCO è responsabile dell’applicazione della Convenzione ONU 1972 sulla protezione dei siti culturali e naturali del mondo.
Nonostante la grande quantità di luoghi storici in Israele, nessun sito del paese era stato inserito nella lista fino al 2000, quando vennero scelte per lo status protetto Masada e la Città Vecchia di Acco (San Giovanni d’Acri).
Molti in Israele erano frustrati dalla lunga omissione, spesso attribuita a pregiudizi anti-israeliani all’interno dell’organismo.
La scelta da parte dell’UNESCO, dicono i funzionari israeliani, si traduce in un alto profilo per il sito selezionato, che dovrebbe attrarre turismo e investimenti. Secondo le regole dell’UNESCO, perché un sito proposto venga accettato il governo in questione deve dimostrare di avere progetti, leggi e investimenti sufficienti all’effettiva conservazione del sito.
Nel 2003, l’UNESCO aggiunse la parte storica di Tel Aviv alla sua lista. A volte chiamata “la città bianca”, Tel Aviv ha più architettura Bauhaus di qualunque altra città al mondo. Negli anni ’20 e ’30, gli architetti ebrei tedeschi portarono quello stile – con le sue forme pulite e audaci ed il contrasto di bianco e nero – nella città che stava crescendo. Fu adottato come stile rappresentativo della “nuova società ebraica” immaginata dai fondatori della città e dalla sua élite culturale.
Quest’anno è stato scelto anche il ponte di Mostar in Bosnia, costruito sotto l’impero ottomano, la cui distruzione è diventata un simbolo della guerra in Bosnia. E’ stato ricostruito e molti degli edifici circostanti sono stati restaurati con l’aiuto di un comitato scientifico costituito dall’UNESCO.
Le ultime aggiunte portano il numero totale di siti protetti a 812, tra cui 628 siti culturali, 160 naturali e 24 misti, sparsi in 137 paesi.

(Da: Jerusalem Post, 17.07.05)

Nella foto in alto: un particolare del tell di Megiddo