Ambasciatore Dermer: “La realtà è che gli ebrei sono sia un popolo che una fede”

Nessuno vuole impedire le critiche al governo israeliano, ma negare il diritto all'autodeterminazione degli ebrei significa applicare una discriminazione antisemita

L’ambasciatore Ron Dermer all’evento di Hanukkà presso l’ambasciata israeliana a Washington

Durante un evento alla vigilia della festa di Hanukkà presso l’ambasciata d’Israele a Washington, l’ambasciatore israeliano negli Stati Uniti Ron Dermer ha parlato dell’Ordine esecutivo firmato dal presidente Donald Trump contro l’antisemitismo nei campus universitari. “La scorsa settimana – ha detto Dermer – il presidente Trump ha utilizzato la sua autorità esecutiva per contrastare l’odio anti-ebraico nei campus universitari, che sono diventati l’epicentro del vergognoso tentativo di diffamare e demonizzare lo stato ebraico e dove molti ebrei non si sentono più al sicuro nell’esprimere la propria identità. Ho trovato interessante – ha proseguito l’ambasciatore – che, quando il presidente Trump ha preso questa decisione, è scoppiato un dibattito sui social network circa il fatto se gli ebrei siano un popolo o solo una fede religiosa. Da oltre un secolo gli anti-sionisti, sia ebrei che non ebrei, cercano di negare che gli ebrei sono un popolo. Gli ebrei anti-sionisti negano che gli ebrei sono un popolo per paura che i non ebrei li discriminino o perseguitino come appartenenti a una nazione separata. I non ebrei anti-sionisti negano che gli ebrei sono un popolo per negare al popolo ebraico il diritto all’autodeterminazione cui hanno titolo tutti i popoli. In ogni caso – ha concluso Dermer – a prescindere dalle diverse motivazioni e dalle sciocchezze che circolano sui social network, la realtà è che gli ebrei sono sia un popolo che una fede”.

La menorà fatta con pezzi di razzi lanciati da Gaza su Israele

Durante l’evento, l’ambasciatore ha spiegato al pubblico che la menorà, il candelabro allestito quest’anno nella sede dell’ambasciata a Washington per la festa di Hanukkà, è stata realizzata con pezzi di razzi lanciati da Gaza su Israele. “Quest’anno – ha detto Dermer – accenderemo una menorà fatta di materiale proveniente dai razzi Qassam, mostrando ancora una volta come Israele trasforma la morte in vita e le tenebre in luce”.

(Da: Jerusalem Post, 19.12.19)

Lo scorso 11 dicembre il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato la firma di un Ordine esecutivo che esorta i dipartimenti governativi che applicano il Titolo VI della legge sui diritti civili del 1964 ad adottare la definizione operativa di antisemitismo approntata dell’International Holocaust Remembrance Alliance. In particolare, l’Ordine si rivolge alle università e ai college finanziati con fondi federali e chiede al Dipartimento della Pubblica Istruzione, quando esamina se vi siano state violazioni del Titolo VI del Civil Rights Act del 1964, di considerare questa definizione, ampiamente accettata, di antisemitismo come parte della valutazione se un incidente o un’attività debba essere definita antisemita. Il Titolo VI del Civil Rights Act vieta ogni discriminazione in base a razza, colore e origine nazionale nei programmi e nelle attività che ricevono finanziamenti federali. La politica dell’amministrazione Usa è dunque quella di fare ricorso al Titolo VI per contrastare la discriminazione fondata sull’antisemitismo “con la stessa forza di tutte le altre forme di discriminazione”.
(Da: Jerusalem Post, 12.12.19)

Alyza Lewi, del Louis D. Brandeis Center for Human Rights Under Law

Scrive Alyza Lewin: Applicare il Titolo VI della legge sui diritti civili del 1964 agli ebrei, come fa l’Ordine esecutivo, non è una novità. Il Titolo VI vieta ogni discriminazione in base a razza, colore e origine nazionale nei programmi e nelle attività che ricevono finanziamenti federali. La discriminazione sulla base dell’origine nazionale da anni viene interpretata nel senso di includere anche la discriminazione nei confronti di coloro che hanno un retaggio etnico comune. Questa parte dell’Ordine esecutivo non è nuova. La novità è che l’Ordine esecutivo chiede a tutte le agenzie e ai dipartimenti dell’esecutivo incaricati di far rispettare il Titolo VI di adottare la definizione dell’International Holocaust Remembrance Alliance nel valutare se una certa condotta illegale è motivata da intenti discriminatori. È l’adozione di questa definizione di antisemitismo che ha suscitato un putiferio.

È importante notare che non c’è nulla nell’ordine esecutivo o nella definizione dell’International Holocaust Remembrance Alliance che impedisca a chiunque di criticare le politiche del governo d’Israele. Anzi, la definizione dell’International Holocaust Remembrance Alliance afferma esplicitamente che “le critiche mosse a Israele simili a quelle nei confronti di qualsiasi altro paese non possono essere considerate antisemitismo”. Allora, perché c’è chi si oppone a questa definizione? Perché essa mette in chiaro che opporsi all’esistenza stessa di Israele come patria del popolo ebraico è una forma di discriminazione antisemita. Coloro che si oppongono al diritto d’Israele di esistere come stato nazionale del popolo ebraico condannano l’adozione da parte dell’Ordine esecutivo della definizione dell’International Holocaust Remembrance Alliance perché essa definisce la loro posizione come antisemita. Gli antisemiti non amano essere definiti antisemiti.

Sopra, la Menorà trafugata dal Tempio di Gerusalemme dalle legioni romane, rappresentata sull’Arco di Tito a Roma (I sec. e.v.). Sotto, l’emblema ufficiale dell’odierno Stato d’Israele

Negli Stati Uniti non è illegale fare commenti razzisti o anti-ebraici. In America, il Primo Emendamento protegge il diritto di esprimersi da fanatico intollerante. Nulla nell’Ordine esecutivo cambia questo fatto. Ma il Primo Emendamento non protegge coloro che fanno affermazioni razziste o antisemite dall’essere definiti razzisti e antisemiti. Incorporando la definizione dell’International Holocaust Remembrance Alliance, l’Ordine esecutivo delinea ciò che costituisce antisemitismo in modo che possa essere riconosciuto, designato e condannato.

Coloro che ritengono che gli ebrei hanno diritto ad esercitare l’autodeterminazione entro un qualche confine in Terra di Israele non devono essere per forza d’accordo con le politiche del governo israeliano. Ci sono molti ebrei in Israele e in tutto il mondo che sostengono il diritto all’esistenza dello stato nazionale ebraico, ma non sostengono alcune o tutte le politiche dell’attuale governo israeliano. Criticare quelle politiche non è per nulla antisemita. Ciò che è antisemita, secondo la definizione dell’International Holocaust Remembrance Alliance, è sostenere che non esiste alcun diritto a uno stato ebraico dentro nessun confine.

Negare il diritto all’autodeterminazione ebraica equivale a sostenere la distruzione dell’unico stato nazionale ebraico al mondo. Significa sostenere la distruzione della rete di sicurezza per gli ebrei perseguitati in tutto il mondo. Significa esigere che gli ebrei si spoglino di ciò che moltissimi di loro considerano parte integrante della loro identità ebraica, e cioè la storica aspirazione degli ebrei a ristabilire una sovranità ebraica nella loro patria ancestrale. Coloro che sostengono il diritto all’autodeterminazione per altri gruppi (come i palestinesi, i curdi o i tibetani), ma negano lo stesso diritto all’autodeterminazione agli ebrei, applicano una forma di discriminazione che si chiama antisemitismo.

(Da: Israel HaYom, 19.12.19)