Amnesty vuole farci fessi (e cancellare lo stato ebraico)

L’ultima volta che gli ebrei vennero definiti una “razza” fu da parte dei nazisti. Adesso lo fa anche Amnesty

Di Marco Paganoni

Copie del rapporto di Amnesty distribuite ai giornalisti durante la conferenza stampa a Gerusalemme dell’1 febbraio 2022

I rappresentanti di Amnesty e i loro apologeti sanno benissimo – e ammettono – che le politiche d’Israele, dentro e fuori il paese, non hanno nulla a che vedere con il regime di apartheid sudafricano, e che è ridicolo anche solo pensarlo. Ma sostengono di muovere l’accusa di apartheid in base a una più generale definizione del termine, prevista dal diritto internazionale. Naturalmente, i rappresentanti di Amnesty e i loro apologeti sanno benissimo che nel mondo tutti, ma proprio tutti, quando sentono “apartheid” pensano al regime segregazionista sudafricano. Dunque, sanno benissimo che dedicare un intero rapporto, fin dal titolo, ad accusare Israele di praticare l’apartheid significa voler far credere a tutti che Israele è proprio uguale al Sudafrica razzista (sebbene sia ridicolo anche solo pensarlo). Insomma, imbrogliano.

Suvvia, signori rappresentanti di Amnesty e relativi apologeti, se ritenete che vi siano politiche israeliane che meritano d’essere denunciate (certo che ce ne sono), cercate un’altra parola (il vocabolario è ricco) oppure inventatene una nuova (la fantasia, come si è visto, non vi manca). Ma non cercate di farci fessi nascondendovi dietro al dito della definizione di apartheid “nel diritto internazionale”.

E quale sarebbe poi, questa definizione “nel diritto internazionale”? Il rapporto di Amnesty lo dice in apertura, come per mettere le mani avanti. “Ai sensi della Convenzione sull’apartheid, dello Statuto di Roma e del diritto internazionale consuetudinario”, si legge, viene commesso il crimine di apartheid quando si verificano gravi violazioni dei diritti umani “nel contesto di un regime istituzionalizzato di oppressione sistematica e di dominio da parte di un gruppo razziale rispetto a un altro”

Manifestazione a Chicago (Usa) contro “l’apartheid” d’Israele. Sullo striscione, l’obiettivo dichiarato: “Palestina libera dal fiume al mare”: lo stato ebraico deve essere cancellato

Ne consegue che il “gruppo razziale” ebraico commette il crimine di apartheid sin dal momento in cui concepisce l’idea di costituire uno “stato ebraico”. Ma, ohibò, l’ultima volta che gli ebrei vennero definiti una “razza” fu da parte dei nazisti. Adesso lo fa anche Amnesty, valutate un po’ voi.

In realtà, da alcune migliaia di anni gli ebrei definiscono se stessi, fra l’altro, come ʼAm Israel (עם ישראל), “popolo d’Israele”, e in quanto popolo aspirano alla libertà e dignità di un autogoverno nazionale. Oggi diremmo, all’autodeterminazione. Ma ecco che arrivano i padreterni di Amnesty a distribuire patenti di “popolo”, e naturalmente la negano agli ebrei. Voi siete una “razza”, dicono, quindi commettete un crimine razzista se aspirate ad autogovernarvi democraticamente in uno stato a maggioranza ebraica. Siete una “razza”, dunque non deve esistere uno stato ebraico perché costituisce di per sé un crimine di apartheid. E la comunità internazionale deve disarmarvi, in modo che siate alla mercé di chi appunto vuole cancellare lo stato ebraico. E dovete lasciarvi invadere da milioni di presunti profughi arabi ostili (in realtà i loro discendenti). E dovete abrogare quella “Legge del Ritorno” che permette a ogni ebreo di stabilirsi come libero cittadino nello stato ebraico.

Così finalmente il mondo tornerà ad essere come negli anni ’30 e ’40 del secolo scorso: senza un solo stato in cui il popolo ebraico possa democraticamente governare se stesso; senza un solo paese che possa essere lo stato-rifugio del popolo ebraico.

Può sorgere il dubbio che queste pretese siano un tantino antisemite. Di certo, sono una abietta carognata.

(Da: informazionecorretta.com, 13.2.22)