Anche Abu Mazen è diventato irrilevante

Il sostegno dei palestinesi per Hamas non lascia speranze per i colloqui sullo status finale.

Da un articolo di Dan Schueftan

image_1025I recenti sviluppi in Cisgiordania e striscia di Gaza provano una volta di più quanto si sbagliano coloro che fanno affidamento su cambiamenti in corso che aprirebbero la strada a un accordo con i palestinesi. […]
Ma il messaggio che proviene dal centro della società palestinese è chiaro. I palestinesi sono pronti a portare alla rovina un’intera nuova generazione. Una organizzazione fascista, terrorista e anti-semita come Hamas, che promette ai palestinesi generazioni di scontri mortali e di inutili sofferenze, sta per ottenere una vittoria schiacciante alle elezioni. Sostenendo Hamas, la società palestinesi dà voce alla sua profonda convinzione che distruggere lo stato degli ebrei sia più importante della possibilità di vivere in pace, libertà e sviluppo. Il significato del loro voto per Hamas – rifiuto delle libertà fondamentali e della possibilità di entrare a pieno titolo nel mondo moderno – non sembra dissuaderli più di tanto.
Molti cercano di arginare questo tsunami di terrorismo, arbitrio e oscurantismo culturale con un cucchiaino di giustificazioni patetiche. Spiegano che l’ampio appoggio per Hamas non è che la reazione alla corruzione imperante in Fatah. Ora, sebbene sia vero che in fatto di corruzione è difficile competere con generazioni di dirigenza nazionale palestinese, fra questo e l’assurda idea che il popolo palestinese decida di basare il proprio futuro sulle mani pulite, o soprattutto sulle mani pulite, dei suoi leader il passo è molto lungo.
I palestinesi sanno bene che una dirigenza responsabile e favorevole alla pace, una dirigenza che rimuovesse il terrorismo e si muovesse con determinazione verso un compromesso storico, potrebbe dare vita a uno stato palestinese con l’accordo di Israele, con il sostegno egli Stati Uniti e con l’aiuto finanziario degli europei.
I palestinesi sanno bene che, optando invece per Hamas – un gruppo che santifica il terrorismo, che respinge qualunque compromesso e che fonda il proprio approccio al popolo ebraico sui Protocolli dei Savi di Sion – essi condannano al fallimento la loro qualità di vita e il loro stesso futuro.
Anche l’idea che rafforzando Mahmoud Abbas (Abu Mazen) si favorirebbe il compromesso storico non regge alla prova dei fatti. La posizione di Abu Mazen all’interno della società palestinese si fonda sull’impotenza. Se Abu Mazen dovesse mostrare un minimo di determinazione nella lotta contro il terrorismo, perderebbe immediatamente qualunque appoggio fra la gente. La sua totale mancanza di risposte, nel momento in cui le bande armate della sua stessa organizzazione insieme a teppisti di ogni risma controllano di fatto la società palestinese e lavorano per la distruzione di Israele, fa di Abu Mazen una figura assolutamente irrilevante ai fini di veri negoziati sulla composizione finale del conflitto.
Allo stato attuale delle cose, chi avesse delle idee serie su come arrivare a un accordo definitivo ha il dovere di illustrarle. Finché ciò non accade, la vera scelta resterà quella fra una presenza perpetua di Israele nel cuore della popolazione palestinese oppure mosse unilaterali che non facciano alcun affidamento sulla buona volontà di una dirigenza palestinese devastata e senza risposte.

(Dan Schueftan, del Center for National Security Research dell’Università di Haifa, su: YnetNews, 21.12.05)

Nella foto in alto: Manifestazione di Hamas a Gaza