«Appena l’Iran otterrà la Bomba, l’Arabia Saudita la acquisterà dal Pakistan»

Di positivo c’è che la posizione militare d’Israele è, ed è percepita, come molto forte

Amos Gilad

Amos Gilad, direttore degli affari politico-militari presso il Ministero della difesa israeliano

Non appena l’Iran otterrà la bomba atomica, l’Egitto svilupperà la propria arma nucleare e l’Arabia Saudita ne acquisterà dal Pakistan. Lo ha detto martedì Amos Gilad, direttore degli affari politico-militari presso il Ministero della difesa israeliano.

“Gli arabi non tollereranno che i persiani (i.e. gli iraniani) abbiano la bomba – ha avvertito Gilad, intervenendo a un convegno organizzato dall’Istituto politico-strategico dell’Interdisciplinary Center (IDC) di Herzliya – Dal momento in cui gli iraniani otterranno la Bomba, gli egiziani hanno le risorse, le capacità e il know-how per dotarsi di capacità nucleari, mentre i sauditi si precipiteranno ad acquistare la Bomba dai pakistani con uno ‘sconto soci’.”

L’Iran, ha ammonito Gilad, anche in questo momento sta cercando di ottenere armi nucleari e non rinuncerà a questo suo obiettivo nei colloqui con le potenze mondiali. La Repubblica Islamica non si priverà “di nessun componente essenziale per la sua ricerca di capacità nucleari: cosa che resta vera anche se si impegna a ridurre (temporaneamente) l’arricchimento dell’uranio per esigenze tattiche e per mantenere la stabilità del suo regime. Sono turbato – ha proseguito Gilad – per il fatto che la comunità internazionale punta a un meccanismo d’accordo interinale. Dopo sei mesi ci saranno altri sei mesi, e poi inizieranno ad aprirsi larghe crepe nel muro delle sanzioni”.

Di positivo, secondo Gilad, c’è che Israele continua ad esercitare un forte potere deterrente: “La sensazione che prevale fra i nostri nemici – ha detto – è che siamo sempre in grado di fare fronte militarmente a qualunque possibile aggregato di minacce strategiche”.

«Non appena l’Iran otterrà la bomba atomica…»

Positivo anche il fatto che non si è formato attorno a Israele il paventato “anello di forze islamiste”, grazie al fatto che in Egitto i Fratelli Musulmani sono stati ricacciati dai militari del generale Abdel Fatah al-Sisi, e che il Regno Hashemita di Giordania si mantiene stabile (Egitto e Giordania sono i due paesi arabi che hanno firmato trattati di pace con Israele). Gli egiziani in particolare, ha osservato Gilad, sono riusciti a bloccare “tra il 90 e il 95% dei tunnel usati per il traffico di armi e terroristi fra Sinai e striscia di Gaza, e stanno combattendo una guerra risoluta contro al-Qaeda nel Sinai”. Anche in Turchia, il primo ministro islamista Recep Tayyip Erdogan “è stato notevolmente indebolito e riportato alle sue dimensioni naturali”.

Passando alla situazione in Siria, Gilad ha detto che da quel versante per ora non viene a Israele “una vera minaccia militare strategica. Russi, iraniani e Hezbollah permettono al regime di Assad di sopravvivere artificialmente. In questo momento – ha concluso Gilad – non c’è uno stato siriano, ma c’è ancora un regime. E c’è un problema umanitario gravissimo. Potremmo dichiarare ufficialmente morta la Siria, ma la data del funerale non è ancora nota”.

(Da: Jerusalem Post, 12.3.14)