Approvata dal parlamento la nuova coalizione di governo

58 voti contro 56, grazie anche allappoggio esterno di parlamentari arabi e della sinistra sionista.

image_523Approvato dalla Knesset lunedì sera (58 voti contro 56) il nuovo governo tricolore israeliano (Likud-Laburisti-Ebraismo Unito della Torah), grazie anche all’appoggio esterno dello Yahad (sinistra sionista) e all’astensione di due parlamentari arabi (Talab al-Sana e Abdulmalik Dehamshe).
Sei in totale gli astenuti (fra cui Yossi Sarid dello Yahad, e Meir Porush di Ebraismo Unito).
Tredici parlamentari del Likud hanno votato contro, insieme al partito Shinui (centro laico), al Partito Nazionale Religioso, allo Shas (religiosi sefarditi) e agli altri parlamentari arabi.
Ariel Sharon è confermato primo ministro fino alle elezioni politiche del novembre 2006.
Nella coalizione entrano otto nuovi ministri laburisti e un nuovo ministro del Likud. Gli otto laburisti sono: il vice primo ministro Shimon Peres, il ministro degli interni Ophir Pines-Paz, il ministro dell’edilizia Isaac Herzog, il ministro per le infrastrutture nazionali Binyamin Ben-Eliezer, il ministro per le comunicazioni Dalia Itzik, il ministro dell’ambiente Shalom Simhon e i ministri senza portafoglio Matan Vilna’i e Haim Ramon. Il presidente della Commissione finanze Avraham Herschon, del Likud, assume l’incarico di ministro del turismo.
Il voto della Knesset permetterà al governo di portare la legge di bilancio 2005 al voto del parlamento per una prima lettura entro questa settimana.
In base all’accordo raggiunto con il partito ortodosso Ebraismo Unito della Torah, verranno stanziati 290 milioni di shekel per scuole e seminari religiosi. Ebraismo Unito avrà inoltre la presidenza della Commissione finanze e due vice ministri (affari sociali e trasporti). Infine sarà preservata l’indipendenza del esistenza scolastico ortodosso, così come lo status quo nei rapporti stato-religione.
Il partito laburista, dal canto suo, ha ottenuto cambiamenti nel bilancio dello stato per 600 milioni di shekel, con fondi destinati ad anziani, sanità, cultura e sviluppo regionale.
Il nuovo governo è impegnato ad attuare nel 2005 il piano (già approvato) per il disimpegno unilaterale dalla striscia di Gaza e da una parte della Cisgiordania settentrionale.
Lo Shas, che deciderà nelle prossime tre settimane se entrare o meno nella nuova coalizione, ha posto due condizioni: importanti miglioramenti sulle questioni sociali e un piano di disimpegno che sia meno unilaterale. Sharon è disposto ad accettare anche subito la prima condizione e appena possibile la seconda. Abbastanza paradossalmente, ciò lo spinge ad accelerare sul versante delle aperture diplomatiche verso il nuovo presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) allo scopo di far entrare lo Shas nel governo. Senza lo Shas, infatti, gli oppositori del ritiro da Gaza possono sostenere che il piano di disimpegno dipende dal voto dei partiti arabi e da quello di pochi trasformisti, come fu per il secondo accordo di Olso nel 1995. Se lo Shas non dovesse entrare nella coalizione e la spaccatura del Likud dovesse permanere, a Sharon resterebbero due opzioni: continuare a restare appeso a un filo o andare alle elezioni anticipate.

(Da: Jerusalem Post, 10.1.05)

Nella foto in alto: il primo ministro Ariel Sharon e il vice primo ministro Shimon Peres lunedì sera, subito dopo il giuramento del nuovo governo israeliano.