Arabi d’Israele e mondo arabo

Gli arabi d'Israele decideranno di far parte del mondo moderno o si faranno sospingere nello stile di vita medievale che prevale in gran parte del mondo arabo?

Di Moshe Arens

Moshe Arens, autore di questo articolo

Negli ultimi decenni il mondo arabo è vissuto nell’alternativa tra spietati regimi dittatoriali e spargimenti di sangue che sembrano senza fine. Potendo scegliere, il regime dittatoriale sembrerebbe quasi l’opzione meno peggio. Ma gli arabi hanno avuto ben poca possibilità di scelta e hanno dovuto subire tutto ciò che arrivava. Negli ultimi anni molti di loro sono fuggiti verso l’Europa. I cristiani e altre minoranze religiose hanno patito veri e propri massacri.

Gli arabi israeliani, sia musulmani che cristiani, sono l’eccezione. Hanno avuto l’opportunità di vivere in una società democratica e di godere dei benefici dello stato di diritto e delle opportunità che un moderno stato nazionale offre ai suoi cittadini secondo le norme di una società occidentale, compresa l’eguaglianza di genere. Preferirebbero essere la maggioranza, ma essere una minoranza in uno stato democratico è un fatto molto comune in tutto il mondo, e non è una tragedia. Hanno rimostranze da fare, in molti casi fondate. Ma alla luce delle alternative, molti di loro riconoscono di essere benestanti.

Ma non tutti la pensano così. I loro rappresentanti politici, i parlamentari alla Knesset della Lista Comune, non fanno altro che attaccare Israele ed elogiare i suoi nemici, siano essi l’Iran, il presidente siriano Bashar Assad, Hezbollah in Libano, Hamas nella striscia di Gaza e i terroristi palestinesi in generale. Sembrano decisi ad appoggiare chiunque punti a distruggere Israele. Sebbene si distribuiscano su un arco ideologico che va dal comunismo (gli unici comunisti ancora in circolazione, a parte i nordcoreani), alla Fratellanza Musulmana (che qui si chiama Movimento Islamico in Israele), al nazional-socialismo arabo Baathista (il partito Balad, uno dei componenti della Lista Comune), sono tutti uniti nel loro odio verso Israele. Naturalmente osteggiano una vera integrazione dei cittadini arabi nella società israeliana.

Jamal Zahalka, ha conseguito BA, MA e PhD all’Università Ebraica di Gerusalemme. Parlamentare arabo alla Knesset per tre legislature, attuale leader del partito Balad. Si è definito vittima dell’apartheid razzista israeliano

Quelli di loro che si oppongono alla poligamia diffusa nella comunità araba, si oppongono comunque alle misure adottate da Israele per arginarla. Quelli di loro che sono contrari agli abusi contro le donne e ai cosiddetti omicidi d’onore, sostengono comunque che si tratta di “problemi interni” che devono essere gestiti esclusivamente dagli arabi. Né vogliono che la polizia israeliana (peraltro composta anche da poliziotti arabi) affronti il crimine che dilaga nelle città arabe d’Israele. Il loro motto è: tenere fuori Israele dalla propria vita. Così, ad esempio, si oppongono con forza al fatto che giovani arabi prestino volontariamente servizio nell’esercito o anche nel servizio civile nazionale.

Rappresentano veramente le opinioni della maggioranza della popolazione araba d’Israele? Se non è così, perché gran parte degli arabi israeliani (ma non tutti) li eleggono alla Knesset? Molti di coloro che li hanno votati nelle ultime elezioni sono stati probabilmente guidati dal desiderio di identificarsi con un partito “arabo”, più che condividere veramente il miscuglio di ideologie che rappresentano. Chi sperava che questi parlamentari si occupassero dei suoi interessi quotidiani è rimasto sicuramente deluso. Ma coloro che volevano votare per un partito “arabo” non avevano molte altre scelte. La legge del 2014, sponsorizzata da Avigdor Lieberman, leader di Yisrael Beiteinu, che ha elevato il quorum elettorale, ha reso praticamente impossibile la partecipazione di qualunque altro partito “arabo”. A quanto pare, purtroppo, la cosa non è destinata a cambiare.

All’interno della comunità araba d’Israele è in corso una lotta tra coloro che insistono nel rifiutare tutto ciò che Israele rappresenta e a sostenere i suoi nemici, e coloro che desiderano integrarsi maggiormente nella società israeliana e trarre vantaggio delle opportunità che essa offre.

Dott. Aziz Darawshe, arabo musulmano, direttore della Medicina d’urgenza presso l’ospedale Hadassah-Ein Kerem, a Gerusalemme

Molto dipenderà da chi avrà la meglio in questo scontro. Gli arabi d’Israele decideranno di far parte del mondo moderno, o si faranno sospingere nello stile di vita medievale che prevale in gran parte del mondo arabo? Gli arabi d’Israele riusciranno a diventare un faro di democrazia e di modernità nel mondo arabo, o diventeranno la riprova che gli arabi non sono pronti ad entrare nel XXI secolo?

L’esito sarà di grande importanza anche per Israele. Saranno tutti gli israeliani, ebrei e arabi allo stesso modo, ad adoperarsi per portare avanti quella storia di successo che è Israele, o gli arabi israeliani sono destinati ad essere lasciati indietro?

Molti arabi israeliani rispondono a questa domanda con le loro scelte concrete di vita: vi sono professionisti che lavorano negli ospedali israeliani, altri che lavorano nei grandi studi legali, nelle banche, nel mondo degli affari. Ogni anno un numero crescente di giovani volontari arabi si arruola nel servizio nazionale, entra nei ranghi della polizia e anche nell’esercito d’Israele. Al momento, l’unico modo in cui questa tendenza può esprimersi sul piano politico è che questi cittadini abbandonino la Lista Comune a favore dei altri partiti politici esistenti in Israele, e che questi partiti accolgano un numero di arabi tra le loro file maggiore di quanto non facciano ora.

(Da: Ha’aretz, 17.9.17)