Arabi israeliani: soddisfatti e fieri del paese, ma rifiutano di riconoscerlo come stato nazionale ebraico

Rapporto dell’Israel Democracy Institute: “Un paese dalla democrazia stabile, del tutto esagerati gli allarmi ricorrenti”

Studenti nell’Università di Gerusalemme

Più di tre quarti degli arabi israeliani non credono che Israele abbia il diritto di definire se stesso come stato nazionale del popolo ebraico. E’ quanto emerge dall’ultimo sondaggio d’opinione Peace Index condotto dall’Israel Democracy Institute, secondo il quale oltre il 76% dei cittadini arabi d’Israele intervistati respinge il diritto di Israele di definirsi stato ebraico, con più del 57% che si dice “fortemente contrario” a questo concetto.

Ciononostante, il 60,5% degli arabi israeliani descrive la propria situazione personale all’interno di Israele come “buona” o “molto buona” e il 55% afferma di sentirsi “cittadino orgoglioso” dello stato di Israele.

Dal canto loro, i cittadini ebrei israeliani intervistati si definiscono “fieri cittadini” nell’86% dei casi e si dicono soddisfatti della loro situazione personale nel 78% dei casi.

“Non c’è contraddizione tra i dati” secondo Tamar Hermann, autrice dello studio sull’atteggiamento degli arabi israeliani verso lo stato e sul loro grado di soddisfazione personale. Il rifiuto dello stato ebraico in quanto tale, spiega Hermann, scaturisce dalla posizione ufficiale dell’Autorità Palestinese che considera l’ebraismo “solo una religione, e non una nazione” (negando agli ebrei il diritto di autodefinirsi e autodeterminarsi come popolo).

Ebrei e arabi piantano alberi in occasione della festa di Tu Bishvat

Dal sondaggio emerge un quadro assai articolato delle relazioni arabo-ebraiche dentro Israele. La maggior parte degli ebrei israeliani (56%) dice che i loro concittadini arabi non costituiscono una minaccia per la sicurezza, e tuttavia in grande maggioranza (72%) ritengono che non debbano essere coinvolti nelle decisioni cruciali circa pace e sicurezza. La maggior parte degli ebrei (53%) riconosce che i cittadini arabi israeliani subiscono delle discriminazioni di fatto, ma la maggioranza (59%) non gradisce l’idea che i partiti arabi entrino a far parte delle coalizioni di governo, laddove il 72% degli arabi israeliani sarebbe a favore di un ingresso nel governo: cosa che nessun partito arabo ha fatto finora, sebbene singoli parlamentari musulmani e drusi abbiano sempre fatto parte dei governi israeliani.

A livello personale, sebbene sia gli arabi e che gli ebrei tendano a preferire matrimoni all’interno dei rispettivi gruppi etnico-religiosi, sia gli uni che gli altri dimostrano un alto grado di apertura e disponibilità nelle relazioni con l’altro gruppo: come vicini di casa (favorevoli l’86% degli arabi e il 67% degli ebrei), come colleghi (96% degli arabi e 82% degli ebrei) e come amici (88% degli arabi e 67% degli ebrei). Osserva Hermann: “Il fatto che gli arabi tendano a esprimere una percentuale maggiore degli ebrei nella disponibilità a intrecciare tali rapporti costituisce una situazione ben nota in tutti i rapporti fra gruppi di minoranza e gruppi di maggioranza nelle società plurali. In realtà si tratta di dati estremamente incoraggianti, soprattutto se si considerano le ricorrenti accuse alla società israeliana d’essere afflitta da elevati livelli di razzismo: accuse basate quasi esclusivamente su incidenti isolati, ma non corroborate da studi fattuali che non siano puramente aneddotici”.

Secondo il rapporto Peace Index, il confronto con i dati rilevabili a livello internazionale mostra che gli annunci spesso ripetuti di una imminente “morte della democrazia” in Israele sono chiaramente “esagerati”, anche se questo non significa che non vi siano problemi e miglioramenti da fare in vari settori.

Nella Knesset, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu parla con il leader dell’opposizione laburista Isaac Herzog e con il leader della Lista Araba Comune, Ayman Odeh

Il sondaggio rileva piuttosto un forte calo della fiducia nelle istituzioni del paese, con la Knesset (il parlamento), i mass-media e i partiti politici che tendono a toccare il fondo sia agli occhi dei cittadini ebrei che di quelli arabi. Le Forze di Difesa israeliane continuano a riscuotere il più alto livello di fiducia tra i cittadini ebrei (90%). Tra gli arabi riscuoto piena fiducia solo nel 32,2% degli intervistati, ma è interessante notare che comunque anche fra gli arabi le Forze di Difesa risultano essere il secondo ente più affidabile dopo la Corte Suprema (51,8%). In calo, invece, la fiducia nella Corte Suprema tra i cittadini ebrei (dal 62% di un anno fa al 56% di oggi).

In calo anche, in entrambi i gruppi di popolazione, la fiducia nella Knesset, nel governo, nei mass-media e nei partiti politici, con il 28% degli ebrei e il 18% degli arabi che professano fiducia nella Knesset; il 28% degli ebrei e il 19% degli arabi nel governo; il 25% degli ebrei e il 15% degli arabi nei mass-media; e il 14% degli ebrei e l’11% degli arabi nei partiti politici. La fiducia nella Knesset e nel governo risultano in calo di nove punti percentuali rispetto all’anno scorso, mentre la fiducia nei mass-media è scesa di più dell’11% e la fiducia nei partiti politici del 5%.

Nel confronto con le altre democrazie a livello internazionale, il rapporto rileva che “Israele soddisfa i requisiti fondamentali di una democrazia, sebbene debba fare i conti con alcuni problemi difficili e sostanziali nell’area dei diritti e delle libertà, che sono il fondamento di un regime democratico, dove la situazione richiede miglioramenti”. Secondo il rapporto, “il livello delle libertà civili, tra cui la libertà di espressione e di associazione, la libertà religiosa, l’uguaglianza di fronte alla legge e la sicurezza personale, risulta ancora insoddisfacente rispetto a quello delle maggiori democrazie più consolidate”. Tuttavia, “nonostante i tanti problemi che caratterizzano il sistema politico israeliano, gli indicatori internazionali mostrano che Israele è un paese dalla democrazia stabile e dimostrano che gli allarmi ricorrenti circa una crisi imminente della democrazia israeliana sono del tutto esagerati, in una prospettiva comparativa della situazione nel corso del tempo”.

(Da: Times of Israel, 19.12.16)