Arrestati da Hamas attivisti per la pace palestinesi dopo teleconferenza con attivisti israeliani

“Qualsiasi contatto con gli israeliani sotto qualsiasi forma è un crimine e un atto di tradimento", ha detto il portavoce del Ministero degli interni di Gaza

Rami Aman, giornalista e attivista politico nella striscia di Gaza, fondatore del Comitato Giovani di Gaza

Le forze di sicurezza di Hamas hanno arrestato, giovedì, diversi attivisti per la pace nella striscia di Gaza accusandoli di tradimento per aver preso parte a una conferenza on-line con attivisti israeliani. Il “Ministero dell’interno” di Gaza controllato da Hamas ha affermato che gli attivisti sono accusati di “svolgere attività di normalizzazione via internet con l’occupazione israeliana”. “Intrattenere qualsiasi attività o contatto con l’occupazione israeliana sotto qualsiasi copertura è un crimine punibile dalla legge e un atto di tradimento del popolo e dei suoi sacrifici” ha dichiarato Eyad al-Bazm, portavoce del Ministero di Hamas.

Lunedì gli attivisti hanno tenuto un incontro di quasi due ore su Zoom, un servizio di conferenze on-line, durante il quale hanno discusso temi di interesse comune e la situazione nella striscia di Gaza, in particolare alla luce dello scoppio della pandemia da coronavirus. L’incontro era stato pubblicizzato su una pagina di Facebook dedicata all’evento, e una registrazione dell’evento è stata successivamente postata su internet scatenando sui social network un’ondata di indignazione palestinese contro gli attivisti di Gaza.

La famiglia di Rami Aman, il principale organizzatore dell’iniziativa nonché fondatore del Comitato Giovani di Gaza che ha allestito la teleconferenza, ha detto che giovedì mattina il loro congiunto ha risposto a una convocazione del servizio di sicurezza e che da allora non hanno più avuto sue notizie. Aman, 38 anni, un noto giornalista e attivista politico nella striscia di Gaza, è già stato arrestato in passato per attività simili. Nel marzo dello scorso anno è stato trattenuto per diverse ore dai servizi di sicurezza di Hamas dopo una teleconferenza nella quale dieci membri del Comitato Giovani di Gaza avevano parlato con circa duecento interlocutori israeliani. In quell’occasione, dopo il rilascio aveva dichiarato: “Mi hanno interrogato sulle mie attività con israeliani e sulle proteste popolari in corso a Gaza. Ho detto loro che non avevo mai detto niente di sbagliato: non ho dato informazioni militari e non sono una spia. Non parlo mai per conto di altri, solo per conto di me stesso. Hanno fatto pressione e mi hanno confiscato il mio telefono, ma ho negato tutte le accuse”.

“Siamo un gruppo di persone della striscia di Gaza con idee diverse fra loro – ha detto l’attivista palestinese Mohammed Murad in un recente incontro su Zoom – Vorrei inviare un messaggio al vostro popolo [israeliano]. Siamo un popolo che ama la vita. La situazione [nella striscia di Gaza] è frustrante. Abbiamo molti disoccupati e quasi nessuna opportunità di lavoro. Il nostro sistema sanitario è molto debole. Anche il nostro sistema educativo non è buono”. Yuval Cohen, una giovane israeliana che ha partecipato alla videoconferenza, si è detta entusiasta d’avere la possibilità di chattare direttamente con palestinesi della striscia di Gaza. Anche un altro israeliano, che si è identificato come Zvi, ha detto la stessa cosa aggiungendo d’essere estremamente interessato a sentire dalla viva voce dei palestinesi com’è la vita quotidiana nell’enclave costiera. Fra le altre cose, Zvi ha chiesto ai suoi interlocutori se i giovani palestinesi nella striscia di Gaza partecipano a incontri musicali. “No, la musica è haram [religiosamente proibita] – gli ha risposto una palestinese non identificata – Niente musica, niente feste”.

Il portavoce di Hamas, Hazem Qassem, ha elogiato gli arresti effettuati giovedì affermando: “L’unico rapporto con l’occupazione sionista è il combattimento permanente fino a quando non sarà costretta a lasciare tutte le terre palestinesi”.

(Da: Times of Israel, Jerusalem Post, YnetNews, 9.4.20)

Secondo quanto riferito dal New York Times, la ricercatrice di Amnesty International a Gaza Hind Khoudary ha fatto arrestare l’attivista palestinese Rami Aman.

Screenshot della delazione di Hind Khoudary

Khoudary, descritta da Amnesty International come una sua “impiegata” e “research consultant”, ha pubblicato su Facebook furibondi post di denuncia contro Aman e gli altri palestinesi che hanno partecipato alla teleconferenza, inviando la comunicazione anche al capo dell’ufficio stampa di Hamas Salama Marouf, al portavoce di Hamas Ghazi Hamad e al portavoce del Ministero degli interni di Hamas, Iyad Al-Bozom. Poche ore dopo Hamas procedeva agli arresti.

A seguito delle polemiche scoppiate nel fine settimana, verso l’una di domenica mattina (ora di Gaza) Khoudary ha cancellato il post di Facebook con la sua delazione contro gli attivisti palestinesi. Ma del suo post del 9 aprile resta lo screenshot, così come di almeno altri tre post di quel giorno dove Khoudary denunciava Aman.

Il direttore esecutivo della ong “UN Watch”, Hillel Neuer, ha chiesto ad Amnesty International di licenziare immediatamente Khoudary. “Un’organizzazione a difesa dei diritti umani – ha detto Neuer – non può impiegare un complice del regime terroristico di Hamas, una persona che fa incarcerare e probabilmente torturare gli attivisti per la pace solo perché hanno dialogato con israeliani. Amnesty dovrebbe innanzitutto spiegare perché ha assunto una persona del genere e perché la citava come presunta giornalista. Dai suoi post sui social network appare chiaro che Khoudary è da tempo una aperta sostenitrice degli atti di terrorismo contro israeliani sia di Hamas che di Hezbollah. Amnesty deve condurre un’indagine indipendente su chi, all’interno dell’organizzazione, fosse a conoscenza del sostegno di Khoudary alla violenza terroristica”.

(Da: unwatch.org, 12.4.20)