Assemblea Generale Onu contro la barriera anti-terrorismo

Gillerman: 'Grazie a Dio il destino di Israele e del popolo ebraico non viene deciso in quest’aula”.

image_299L’Assemblea Generale dell’Onu ha adottato a larga maggioranza il parere emesso dalla Corte di Giustizia Internazionale dell’Aja contro la barriera anti-terrorismo israeliana. Hanno votato a favore della risoluzione, che non ha carattere vincolante, 150 paesi (compresi i 25 paesi dell’Unione Europea), contro 6 voti contrari (Israele, Usa, Australia, Isole Marshall, Micronesia, Palau) e 10 astenuti (Camerun, Canada, El Salvador, Nauru, Papua Nuova Guinea, Isole Solomone, Tonga, Uganda, Uruguay, Vanuatu). Tra i voti favorevoli, anche molti paesi che lo scorso dicembre si erano pronunciati contro la competenza della Corte dell’Aja sulla questione della barriera difensiva.
Con una buona misura di ipocrisia, la versione finale della risoluzione approvata martedì, nel momento stesso in cui condanna la barriera difensiva israeliana, ribadisce del tutto in astratto il diritto di ogni Stato a intraprendere azioni “volte a contrastare atti letali e violenze contro la popolazione civile, allo scopo di proteggere i propri cittadini”.
“Grazie a Dio il destino di Israele e del popolo ebraico non viene deciso in quest’aula”, ha detto all’Assemblea Generale l’ambasciatore d’Israele alle Nazioni Unite Dan Gillerman, che ha definito la risoluzione “faziosa e totalmente controproducente”. Gillerman ha ribadito che la costruzione della barriera proseguirà in conformità al diritto internazionale come indicato dalla Corte Suprema d’Israele.
“La risoluzione dell’Assemblea dell’Onu – ha detto Gillerman – non farà che imbaldanzire gli autentici nemici dei popoli israeliano e palestinese. E’ semplicemente scandaloso che si reagisca in questo modo contro una misura che sta salvando vite umane, e che si reagisca con tanta indifferenza e apatia di fronte alla continua campagna terroristica palestinese che miete vite innocenti. Questa non è giustizia, ma stravolgimento della giustizia. Sia chiaro – ha continuato l’ambasciatore israeliano – Israele rispetta questa Assemblea. Ma è proprio in nome di questo rispetto che Israele non può che restare sgomento per quanto sta accedendo qui. Questa Assemblea, che non ha mai fatto la minima pressione contro il terrorismo che è la vera causa della barriera, ha perso per l’ennesima volta l’occasione di dare un vero contributo alla causa della pace”.

“Israele esprime il proprio disappunto per il fatto che, ancora una volta, l’agenda dell’Onu è stata sequestrata da coloro che si appiattiscono su una posizione politica faziosa e anti-israeliana. Non solo questa posizione dell’Onu non serve a promuovere il processo di pace, ma essa anzi incoraggia di fatto il terrorismo palestinese”. E’ quanto si legge in un comunicato diffuso mercoledì dal ministero degli esteri israeliano, all’indomani della risoluzione contro la barriera anti-terrorismo. “La risoluzione dell’Assemblea Generale – continua il comunicato – distoglie l’attenzione da quella che è la causa prima del fallimento del processo di pace: il terrorismo palestinese. Se non ci fosse terrorismo, non ci sarebbe nessuna barriera, che invece si è dimostrata efficace nel migliorare la sicurezza dei cittadini israeliani. La risoluzione ignora completamente le ragioni che hanno portato alla costruzione della barriera. Israele ha diritto di proteggere i propri cittadini come qualunque altro paese. Abbiamo visto nei giorni scorsi cosa accade nell’Autorità Palestinese. Arafat non è disposto a realizzare le riforme a cui si era impegnato di fronte a europei ed Egitto. La comunità internazionale semplicemente ignora questo fatto, e intanto approva una risoluzione che dà nuova linfa al terrorismo palestinese e al rifiuto di Arafat di cooperare. Israele apprezza quegli stati – pochi di numero, ma migliori per qualità – che hanno votato contro questo esercizio distruttivo dell’Assemblea Generale. In particolare, Israele è deluso dalla posizione europea. La volontà dell’Unione Europea di adeguarsi alla posizione dei palestinesi, unita al desiderio di raggiungere il consenso fra stati europei a costo di abbassarsi al minimo comune denominatore, solleva molti dubbi sulla reale capacità della UE di dare un qualunque contributo costruttivo al processo diplomatico. La soluzione del conflitto mediorientale – conclude il ministero degli esteri di Gerusalemme – non si trova né alla Corte dell’Aja, né fra i corridoi delle Nazioni Unite a New York. Essa va cercata, piuttosto, a Ramallah e a Gaza, là dove nasce il terrorismo. Israele è determinato nel suo desiderio di pace e nella sua volontà di continuare a fare tutto ciò che è in suo potere per fare progressi in quella direzione”.

(Da: Jerusalem Post, www.mfa.gov.il, 21.07.04)