Attenzione alla Siria

Perché loccidente sembra tanto desideroso di accondiscendere lo stato che sostiene al-Qaeda?

Da un articolo di Barry Rubin

image_1386Come mai l’occidente sembra tanto desideroso di accondiscendere lo stato che, oggi, più di ogni altro sostiene la rete al-Qaeda di Osama bin Laden? A cinque anni dagli attacchi perpetrarti da al-Qaeda l’11 settembre, in mezzo al lutto e alle commemorazioni per l’anniversario, Stati Uniti Europa e persino diversi imprudenti leader israeliani sembrano aver fretta di negoziare (e fare concessioni) al paese che in questo momento rappresenta la cosa più prossima ad uno sponsor di al-Qaeda.
Parliamo della Siria. I fatti sono semplici e di pubblico dominio. Oggi la battaglia principale combattuta dagli uomini di bin Laden è l’insurrezione in Iraq, i cui capi professano apertamente la loro adesione a bin Laden e alla sua organizzazione. Oggi la Siria è il maggiore sponsor di quell’insurrezione, il che significa che con al-Qaeda si incontra, la finanzia, la addestra, le offre transito e rifugio e probabilmente prepara piani congiunti. E se c’è una guerra, oggi, contro il terrorismo, è la Siria che sponsorizza non solo Hamas e Hezbollah, ma anche altri gruppi in Libano come quello palestinese wahabita di Asbat al-Ansar (che fa base a Ayn al-Hilwah) e il Fronte d’Azione Islamico libanese sunnita di Fathi Yakan.
Come mai tutto questo viene dimenticato quando si tratta di valutare il ruolo della Siria nella regione? Anche l’Iran sostiene molti di questi gruppi ma, a differenza della Siria, non appoggia massicciamente e direttamente la guerra terroristica di al-Qaeda contro occidente e arabi musulmani.
Si sentono sempre più voci suggerire di svendere alla Siria il Libano in cambio di un suo comportamento migliore, e anche di cederle insieme Libano e alture del Golan se Damasco prometterà di contenere Hezbollah o qualcosa del genere.
Evidentemente molte persone fanno fatica a capire il principio abbastanza ovvio per cui dittatori ed estremisti non sono tenuti a dire la verità. L’unica cosa che trattiene l’occidente dal versare centinaia di milioni di dollari nella casse del governo palestinese guidato da Hamas è che Hamas è tanto ottusa o tanto fanatica da non riuscire nemmeno a far finta di riconoscere Israele.
E così il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) va in giro per il mondo, recentemente anche alle Nazioni Unite, a dire che il suo presunto governo di unità nazionale (che peraltro non sembra alle viste) garantirà un atteggiamento moderato da parte di Hamas: una evidente foglia di fico che ha il solo scopo di ottenere di nuovo gli aiuti finanziari occidentali. Soldi che verrebbero usati, ad esempio, per pagare gli stipendi di insegnanti agli ordini del ministro dell’istruzione di Hamas per indottrinare gli scolari palestinesi su quanto gli ebrei siano sub-umani e come l’occidente consista in crociati che cercano di distruggere l’islam. E intanto Hamas continua a guastare il gioco ad Abu Mazen perseverando nel ribadire con chiarezza che essa tien fermo il suo obiettivo oltranzista di cancellare Israele dalla mappa geografica.
Dal canto suo, invece, la Siria non ha problemi a fare il doppio gioco raggirando i suoi avversari. Già nel 2004 il dittatorie siriano Bashar Assad aveva detto a un visitatore americano d’essere pronto ad avviare seriamente negoziati segreti con Israele. Venne progettato un intero convegno che comprendeva americani e israeliani, che venne però cancellato all’ultimo momento dallo stesso Assad. Questa tattica di Assad – tergiversare e sottrarsi – funziona bene, soprattutto con gli analisti occidentali che non vogliono vedere il suo gioco.
Ciò che vuole la Siria è il contrario di ciò che gli occidentali pensano che le occorra. Chiaramente, in termini materiali, controllare il Libano vale venti volte il controllo del Golan. Per Assad, il Libano rappresenta ciò che era il Kuwait per l’Iraq di Saddam Hussein: un vicino da saccheggiare ricavandone grandi profitti da distribuire per comprarsi la devozione della gente. E se uno ha un intero settore della propria economia basato sul contrabbando, sulla contraffazione, sul traffico di droga e sul massiccio impiego di lavoratori siriani in Libano, che bisogno ha di riforme economiche interne?
I capi siriani non riescono quasi mai a parlare di qualcosa senza formulare minacce. In questo momento alludono in modo neanche tanto velato al fatto che le forze internazionali in Libano potrebbero subire attacchi – evidentemente ad opera di agenti siriani sotto qualche sigla appositamente ideata – se cercheranno davvero di bloccare il riarmo di Hezbollah o di interferire con gli interessi siriani. La formula di rito siriana, in questo contesto, è quella di condannare i tentativi di “internazionalizzazione” del Libano e il presunto tentativo di staccarlo dal “campo arabo” (cioè, dal controllo siriano) per farne una parte dell’occidente.
Sul piano della politica interna libanese, Hezbollah agisce in modo aggressivo per ottenere il controllo sul governo centrale. L’alleanza fra Hezbollah, politici libanesi filo-siriani e il transfuga leader cristiano Michel Aoun si schiera contro l’alleanza detta del 14 Marzo tra cristiani, drusi e musulmani sunniti che vorrebbe un Libano realmente sovrano con un governo funzionante.
I moderati del 14 Marzo potrebbero conquistare anche Nabih Berri, il cui movimento Amal gode dell’appoggio del 20-25% dei musulmani sciiti e potrebbe sfidare Hezbollah la cui popolarità non è tanto alta fra la sua stessa gente, dopo i prezzi pagati a causa della guerra di Hezbollah contro Israele. Ma perché i veri difensori del Libano, e men che meno Nabih Berri, dovrebbero affrontare di petto un gruppo che gode del generoso appoggio di Iran e Siria quando loro non sono appoggiati per niente dall’occidente?
Dietro alle manovre della politica c’è la costante minaccia della violenza. Nessun esponente filo-siriano è mai stato assassinato in Libano, mentre sono stati assassinati per mano siriana diversi esponenti delle tre principali comunità che le si oppongono (cristiani, drusi e musulmani sunniti). Negli ultimi diciotto mesi vi sono stati almeno 14 attentati, per lo più riusciti, contro le voci critiche verso Damasco.
Se l’occidente vuole veramente aiutare il popolo libanese deve sostenere coloro che cercano di preservare l’indipendenza del paese e aiutarli a creare un governo capace di controllare davvero il proprio territorio: dopo tre decenni di collaborazione con la dominazione siriana sul paese vicino, è un dovere sia strategico che morale, ed è il minimo che si possa fare per promuovere la stabilità nella regione.

(Da: Jerusalem Post, 28.09.06)

Nella foto in alto: Sostenitori di Hezbollah a Beirut inneggiano al presidente iraniano Mohamoud Ahmadinejad, a quello siriano Bashar al-Assad e al leader Hezbollah Hassan Nasrallah