Attualità della memoria della Shoà

Ogni manifestazione di vitalità ebraica dopo la Shoà è una vittoria su Hitler, ma uno stato degli ebrei è assolutamente necessario.

Alcuni commenti dalla stampa israeliana

image_621Scrive Ha’aretz: L’importanza (del Museo della Shoà di Yad Vashem) sta nel fatto che, a differenza del resto del mondo che sottolinea l’aspetto universale della Shoà e pertanto in qualche misura tende a lasciare in ombra il suo nesso unico con l’odio anti-ebraico che ha attraversato secoli di storia, gli ebrei cercano un modo appropriato di memorizzare questo aspetto specifico nel contesto più generale. E per farlo, nessun luogo è più adatto di Gerusalemme. Ogni manifestazione di vitalità ebraica nel mondo dopo la Shoà è in se stessa una vittoria su Hitler. Ma è anche chiaro che l’assoluta necessità di uno stato sovrano nel quale gli ebrei possano sia difendere se stessi quando necessario, sia sviluppare liberamente la propria cultura entro un contesto nazionale e non solo come gruppo di minoranza, era e rimane la lezione principale della Shoà.

Il Jerusalem Post invita le personalità straniere presenti all’inaugurazione del nuovo Museo della Shoà a visitare anche alcuni altri luoghi significativi, come un ospedale dove vengono assistite vittime ferite e rese invalide dagli attentati terroristici, o un campo profughi palestinese, creati dai paesi arabi, dove è stata deliberatamente perpetuata all’infinito la condizione di profughi (mentre tutti i profughi ebrei sono stati integrati in Israele), oppure la Knesset dove si vede all’opera la viva democrazia israeliana. Queste tappe non renderebbero comunque giustizia dell’altro Israele, il mosaico etnico poliglotta, il vulcano di iniziative hi-tech che così raramente compare sulle prime pagine dei giornali. Queste ricognizioni, tuttavia, non potrebbero sostituire un tour nel mondo arabo, dove si potrebbe scoprire che persino fra le elite di paesi “in pace” con Israele vige un boicottaggio quasi totale di ogni possibile normalizzazione con lo stato degli ebrei. Il breve tour permetterebbe di apprendere un po’ del contesto indispensabile per capire la posizione di Israele circa quella questione sulla quale periodicamente i governi stranieri si sentono autorizzati a emettere sentenze: cioè come Israele dovrebbe salvaguardare la propria sicurezza e perseguire la pace.

Scrive Yediot Aharonot: Il movimento sionista non è nato come una risposta alla Shoà. Gli ebrei aspiravano a uno loro stato ben prima della Shoà e avrebbero realizzato il loro diritto all’autodeterminazione nazionale anche senza Shoà (la Dichiarazione Balfour su una “sede nazionale” per gli ebrei in Palestina fu promulgata ben prima della nascita del movimento nazista). Se non fosse stato per la Shoà, oggi in Europa vivrebbero almeno venti milioni di ebrei, e ovviamente avrebbero il loro stato, e non porrebbe che essere Israele con Gerusalemme come sua capitale.

(Da: Ha’aretz, Jerusalem Post, Yediot Aharonot, 15.03.05)

Nella foto in alto: uno scorcio del nuovo museo della storia della Shoà, allo Yad Vashem (Gerusalemme).