Auguri all’islam israeliano

Un fenomeno unico in Medio Oriente, parte integrante di una società straordinariamente varia e democratica

Di Ron Kronish

Ron Kronish, autore di questo articolo

Ron Kronish, autore di questo articolo

Questa settimana cade la festività musulmana di Id al-Adha, la Festa del Sacrificio, una delle principali ricorrenze religiose e culturali del calendario islamico. Nel corso di una visita, questa settimana, alla città arabo-israeliana di Abu Ghosh (poco a ovest di Gerusalemme), ho incontrato i miei colleghi arabi che parlavano di come avrebbero trascorso la vacanza con le rispettive famiglie. Mi hanno detto che molte famiglie di Abu Ghosh passano questi giorni di festa nella città israeliana di Eilat, sul Mar Rosso, come fanno altre migliaia di famiglie musulmane provenienti da un po’ tutto il paese. Più tardi, quello stesso giorno, ho parlato con un altro collega musulmano religioso con il quale lavoro spesso, che mi ha detto la stessa cosa. Ha poi aggiunto che la sua famiglia avrebbe fatto delle gite giornaliere nelle città israeliane vicine, come Haifa (la maggiore città mista arabo-ebraica d’Israele), dal momento che lui e la sua famiglia amano trascorrere le vacanze all’interno del paese. Dopo di che mi è capitato di andare per motivi diversi in due centri commerciali di Gerusalemme, la città dove vivo. In ognuno dei due ho visto centinaia di famiglie musulmane acquistare cibo, vestiti e regali per la festa. Nessuno batteva ciglio, nessuno aveva nulla da ridire, naturalmente nessuno li molestava in alcun modo. Anzi, nessuno ci faceva caso, come di fronte a una scena assolutamente normale e perfettamente accettabile.

Mi sono chiesto come mai. Come mai – nonostante tutto quello che si dice – i musulmani israeliani frequentano così tranquillamente i centri commerciali prevalentemente ebraici senza alcun timore? Come mai migliaia di musulmani israeliani si recano nei luoghi di vacanza in tutto Israele senza nessuna apprensione? Credo che vi siano almeno tre ragioni.

L'auore di questo articolo in compagnia di alcune abitanti di Abu Gosh

L’auore di questo articolo mentre si intrattiene con alcune abitanti di Abu Gosh

In primo luogo, gli arabi palestinesi musulmani di cittadinanza israeliana si sentono a casa propria in Israele. Sono cittadini israeliani, come è scritto chiaramente sulle loro carte d’identità e e sui passaporti. A molti di loro piace così. Qui stanno bene: parlano la lingua, condividono il posto di lavoro con cittadini ebrei, soprattutto in alcuni settori come la sanità e il turismo, e conoscono bene la geografia del paese. Sono parte integrante del panorama e della società civile israeliani, nonostante le disuguaglianze che possono lamentare come gruppo di minoranza.

In secondo luogo, i musulmani che vivono in Israele godono di completa libertà di religione. Praticano l’islam pienamente e liberamente, in questa società democratica. Purtroppo lo stesso non si può dire per i musulmani palestinesi che vivono sotto occupazione in Cisgiordania, che spesso per motivi di sicurezza vedono limitato in varia misura il diritto di pregare nella moschea di al-Aqsa, a Gerusalemme. In questo senso i musulmani all’interno di Israele vivono una realtà completamente diversa rispetto ai loro correligionari di Cisgiordania.

In terzo luogo, Israele sta diventando sempre più un paese multiculturale, come accade alla maggior parte dei paesi occidentali. Oltre alla grande varietà della maggioranza ebraica, con immigrati e discendenti di immigrati da oltre 70 paesi di tutto il mondo, Israele ha una crescente minoranza non ebraica che rappresenta quasi il 21% della popolazione. Questa minoranza non ebraica è composta da musulmani, drusi, circassi e da numerose denominazioni cristiane, compresi migliaia di cristiani africani tra i richiedenti asilo che vivono a Tel Aviv e in altre città. Israele non è più il melting pot degli anni ‘50, ma una ricca miscela variopinta e multiforme di etnie e religioni.

Arabi israeliani in vacanza nel parco nazionale Gan HaShlosha, presso la città di Beit Shean, nel nord di Israele

Arabi israeliani in vacanza nel parco nazionale Gan HaShlosha, presso la città di Beit Shean, nel nord di Israele

All’interno di questo mosaico, anche l’islam in Israele è vario e affascinante. Analogamente alla popolazione ebraica, all’interno della popolazione araba musulmana troviamo differenti pratiche e visioni del mondo: ultra-ortodossi, ortodossi moderni, tradizionalisti, musulmani culturali laici. Non mancano molte affascinanti sette sufi, che sono più mistiche e pluraliste. Tutte queste versioni dell’islam sono vive e vegete, in Israele, e sono assai più consistenti dei gruppi relativamente piccoli dell’islam politico ed estremista, anche se non è questo il quadro che emerge da tv e giornali.

L’islam in Israele – quello che a me piace definire islam israeliano – è un fenomeno unico nel Medio Oriente e nel mondo occidentale. Non c’è da meravigliarsi, quindi, se tante migliaia di musulmani si stanno godendo questi giorni di vacanza a Eilat, a Haifa, sul Mar Morto e sulle spiaggie di Tel Aviv e del Mare di Galilea. E noi auguriamo loro Eid Mubarak, buone feste.

(Da: Times of Israel, 14.9.16)