Autorità Palestinese, Egitto e Hamas latitanti di fronte all’escalation terroristica

Mentre si parla di indipendenza unilaterale sulle linee del ‘67.

Di Avi Dichter

image_3210Un attimo prima che il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) vada alle Nazioni Unite con una richiesta di indipendenza, ci si aspetterebbe che la dirigenza palestinese faccia una dichiarazione riguardo al sanguinoso attacco terrorista perpetrato giovedì scorso contro inermi cittadini israeliani sulla strada per Eilat. Una cosa del tipo: “Daremo la caccia a esecutori e mandanti dei criminali attentati e li trascineremo davanti alla giustizia”. Dopotutto nella nostra regione le parole non costano nulla. Invece, il silenzio del presidente palestinese e del suo primo ministro Salam Fayyad dovrebbe preoccupare il mondo intero, compresa l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Come ha fatto il duo Abu Mazen-Fayyad a rifilare a tutto il mondo il concetto di riconciliazione con Hamas? Una pseudo-riconciliazione che ci sta esplodendo in faccia. Stiamo assistendo alla realtà di fatto di un terzo stato terrorista fra Israele ed Egitto, di fronte al quale l’indifferenza dell’Autorità Palestinese non è altro che un sottrarsi alla responsabilità. Se Abu Mazen si considera il leader di uno stato, il mondo deve chiedergli qualche spiegazione circa l’offensiva terroristica scatenata giovedì.
L’Egitto, che è stato il sensale e padrino dell’accordo di unità nazionale Fatah-Hamas, brilla per il suo fallimento nell’impedire un ignobile atto di terrorismo lanciato dal suo territorio contro cittadini israeliani e territorio israeliano. Il traffico di armi da Gaza attraverso il Sinai egiziano si è trasformato, dopo la rivoluzione in Egitto, in un regolare trasferimento di armi e munizioni, compresi i missili anti-carro che sono stati usati contro auto civili israeliane durante gli attacchi terroristici di giovedì. La penisola del Sinai è stata trasformata nell’autostrada dei gruppi terroristi. Capi della jihad parlano di “tour nel Sinai”, ma sono tour utilizzati per trasportare i razzi da lanciare dalla striscia di Gaza contro Israele, esattamente come quelli sparati su Ashkelon la notte scorsa costringendo nei rifugi il sottoscritto e altri 120mila abitanti della zona. Il genere di terrorismo che abbiamo visto all’opera nel sud di Israele giovedì scorso indica innanzitutto un’evoluzione “alla Hezbollah” dei gruppi terroristi di Gaza, con noi israeliani nella parte delle principali vittime. Un micidiale attentato perpetrato da più di dieci terroristi in diversi punti indica che lo “spirito” di Hezbollah è arrivato nel sud. Israele deve esigere risposte operative dall’Egitto prima che quest’ultimo si trasformi in uno stato “alla libanese” non più in grado di contrastare nessuna organizzazione terroristica anti-israeliana. Il Sinai si è trasformato in una terra di nessuno mentre l’Egitto chiude un occhio. Il Cairo deve dunque essere richiamato all’ordine da Israele e dal resto del mondo. Non bisogna prendere alla leggera l’Egitto circa le responsabilità che ha sul confine con Israele. L’Egitto ha firmato un trattato di pace che prevede un confine pacifico con Israele ed è tenuto ad attenersi pienamente alla sua parte di quell’accordo.
Infine, ma non meno importante: Hamas, che quattro anni fa prese il controllo della striscia di Gaza con un golpe armato, trasformandosi in questo modo nel destinatario dei messaggi di Israele dopo ogni attacco e attentato. Il “postino” deve fare gli straordinari, dopo la sanguinosa offensiva terroristica a Eilat, facendo ricorso ai raid chirurgici per ribadire con forza a Hamas le “regole del gioco”. È vitale che Hamas si renda conto che detenere quel potere che ha strappato con la violenza all’Autorità Palestinese comporta precisi obblighi nei confronti di Israele. L’idea che sia più facile colpirci dal Sinai deve essere sradicata e neutralizzata immediatamente, vuoi con operazioni militari, vuoi con la prevista barriera difensiva lungo il confine.

(Da: YnetNews, 19.8.11)

Nella foto in alto: l’autore di questo articolo Avi Dichter, parlamentare di Kadima, ex capo dei servizi di sicurezza israeliani