Barak: Prima la barriera, poi lo stato palestinese

Secondo Ben-Ami il confine delineato da Clinton nel 2000 è il massimo che Israele può accettare.

image_281L’ex primo ministro israeliano Ehud Barak (laburista) preme perché il governo di Gerusalemme non firmi alcun accordo sulla nascita di uno stato palestinese prima che sia completata la barriera anti-terrorismo. E’ importante per la sicurezza di Israele che la barriera venga completata al più presto possibile, ha detto Barak, criticando il primo ministro Ariel Sharon che mancherebbe del coraggio politico necessario per terminarla rapidamente.
Sia Barak che il suo ex ministro degli esteri Shlomo Ben-Ami sono intervenuti insieme domenica sera alla presentazione dell’ultimo libro di Ben-Ami sui falliti colloqui di pace a Camp David del luglio 2000 intitolato “Fronte senza retrovie”.
Entrambi hanno parlato a favore del piano di Sharon per il disimpegno unilaterale dalla striscia di Gaza e parte della Cisgiordania settentrionale. Ben-Ami in particolare ha sollecitato Sharon a lavorare per una maggiore legittimazione del piano.
Sia Barak che Ben-Ami si sono detti convinti, a quattro anni di distanza, che i principi del piano avanzato dall’allora presidente degli Stati Uniti Bill Clinton offrissero una chance per la pace migliore dell’approccio dell’attuale presidente George W. Bush. Il confine delineato nella bozza di accordo offerta allora ai palestinesi è il confine finale che Israele può permettersi di accettare, ha detto Ben-Ami aggiungendo che a suo parere, alla luce del lavoro svolto da Clinton, il cosiddetto accordo di Ginevra (firmato da alcune private personalità israeliane e palestinesi nel dicembre scorso) non ha altro scopo che quello di creare una posizione contro Sharon. Ben-Ami ha anche detto che Clinton seppe raccogliere un vasto consenso internazionale in appoggio al suo piano, mentre Bush agisce unilateralmente (probabilmente il riferimento non è alla Road Map sostenuta da Usa, Ue, Russia e Onu).
Anche Barak ha parlato a favore del lavoro svolto da Clinton, e ha sollecitato il governo a completare rapidamente la costruzione della barriera anti-terrorismo anziché rinviare i lavori per timore delle reazioni. Il disimpegno da Gaza, secondo Barak, è solo una parte del piano di separazione che Sharon deve portare a termine.
Barak ha di nuovo smentito quanto affermato in alcuni ambienti, e cioè che egli all’epoca di Camp David non sarebbe stato in grado di capire Yasser Arafat. Conoscevo benissimo Yasser Arafat, ha detto Barak, ma il problema è che Arafat non è un interlocutore per la pace. Questo è il motivo per cui si rendono necessarie mosse unilaterali, come la barriera difensiva che veda al proprio interno il minor numero possibile di palestinesi e il massimo possibile di israeliani, compresi gli abitanti di Ariel e Ma’aleh Adumim. Secondo Barak, Sharon sa bene che Gaza e alcuni insediamenti isolati non solo le sole terre che Israele dovrà cedere e che alla fine la barriera indicherà la linea di confine. Ma in qualunque momento i palestinesi possono fermare questa azione accettando di tornare al tavolo negoziale: “Sappiano che in qualunque momento noi siamo disposti a sedere e trattare con loro”, ha concluso l’ex primo ministro israeliano.

(Da: Jerusalem Post, 5.06.04)

Vedi anche:
Barriere anti-terrorismo e pretesti anti-israeliani

https://www.israele.net/sections.php?id_article=58&ion_cat=18