Bennett alle Nazioni Unite: “Odiare Israele non rende woke”

Il pm israeliano: alcuni considerano "inevitabile" l’atomica iraniana, ma Israele non se lo può permettere; Israele "pioniere" del vaccino e il suo governo un modello di "dibattito senza odio"

Il primo ministro israeliano Naftali Bennett all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite

Israele è un faro di luce e libertà e sostenerlo è una scelta morale. Lo ha detto lunedì il primo ministro israeliano Naftali Bennett nel suo primo discorso all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

Parlando poco più di 100 giorni dopo essere entrato in carica, Bennett ha affermato: “Attaccare Israele non rende moralmente superiori. Combattere l’unica democrazia in Medio Oriente non fa diventare woke (“all’erta” rispetto a ingiustizie sociali e razziali ndr). Adottare cliché su Israele senza preoccuparsi di apprendere i fatti basilari, beh, è pura pigrizia”. Israele, ha detto Bennett, “è un faro in un mare in tempesta: un faro di democrazia, variegato per conformazione, innovativo per natura e desideroso di dare il proprio contributo al mondo nonostante si trovi nel quartiere più violento della terra”.

Facendo riferimento ai 37 paesi che si sono rifiutati di partecipare alla Conferenza Durban IV della scorsa settimana, organizzata per i 20 anni dalla prima Conferenza mondiale di Durban che venne trasformata in una fiera di antisemitismo e pregiudizio anti-israeliano, Bennett ha detto: “Quella conferenza era originariamente pensata contro il razzismo, ma si è trasformata negli anni in una conferenza razzista contro Israele e il popolo ebraico. E il mondo ne ha avuto abbastanza. Ringrazio i 38 paesi che hanno preferito la verità alle bugie e hanno evitato la conferenza”. Bennett ha ringraziato specificamente gli Stati Uniti come “un amico fidato di lunga data”, menzionando il voto della scorsa settimana a favore del finanziamento per ripristinare le scorte del sistema difensivo “Cupola di ferro”.

“Per troppo tempo – ha detto Bennett – Israele è stato definito dalle guerre con i vicini. Ma non è questo che definisce Israele. Gli israeliani non si svegliano la mattina pensando al conflitto. Gli israeliani desiderano condurre al meglio la loro vita, prendersi cura delle loro famiglie e costruire un mondo migliore per i loro figli. Il che comporta che di tanto in tanto siamo costretti a lasciare il lavoro, a salutare le nostre famiglie e accorrere sui campi di battaglia per difendere il nostro paese, come abbiamo dovuto fare i miei amici e io stesso. Non possiamo essere giudicati per questo”.

Il primo ministro israeliano Naftali Bennett durante il suo intervento lunedì all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite

“Il programmi iraniani per armi nucleari – ha poi avvertito Bennett – sono a un punto critico. Sono state superate tutte le linee rosse. Le ispezioni, ignorate. Tutte le pie illusioni si sono dimostrate false. L’Iran sta violando gli accordi di salvaguardia [dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica] e la fa franca”. Arricchisce l’uranio al 60%, cioè a un passo dall’uso militare, e le prove che dimostrano chiaramente le intenzioni dell’Iran in siti segreti a Toorkooz-abad, Teheran e Marivan vengono ignorate. Ma il regime iraniano, ha detto Bennett, è più debole di quanto sembri e può essere fermato. “Se ci ragioniamo, se siamo seriamente intenzionati a fermarlo, se usiamo tutta la nostra intraprendenza possiamo prevalere” ha detto, sottolineando che Israele desidera una risposta congiunta con altri paesi e la comunità internazionale. “Il programma nucleare iraniano – ha continuato – ha raggiunto un punto di svolta e lo stesso vale per la nostra tolleranza. Le parole non impediscono alle centrifughe di girare. Alcuni leader mondiali considerano ormai inevitabile l’acquisizione di armi nucleari da parte dell’Iran, ma Israele non può permettersi questo privilegio. Noi non permetteremo all’Iran di acquisire un’arma nucleare”.

Circa le azioni dell’Iran a livello regionale, Bennett ha additato i gruppi terroristici sponsorizzati dall’Iran e attivi ai confini di Israele come Hezbollah, Hamas e la Jihad Islamica palestinese. “Il grande obiettivo dell’Iran è chiarissimo per chiunque voglia aprire gli occhi – ha detto – L’Iran mira a dominare la regione e punta a farlo sotto la copertura di un ombrello nucleare”. Bennett ha ricordato i luoghi in tutto il Medio Oriente dove negli ultimi tre decenni l’Iran ha disseminato stragi e distruzioni, un paese dopo l’altro: Libano, Iraq, Siria, Yemen, e Gaza. “Come il tocco di re Mida della mitologia greca – ha ironizzato – il regime iraniano ha il ‘tocco dei mullah’: ogni luogo toccato dall’Iran va in rovina”.

Come dimostra l’attacco alla nave Mercer Street sulla quale droni suicidi iraniani hanno ucciso un cittadino britannico e uno rumeno, ha sottolineato Bennett, “quest’anno l’Iran ha reso operativa una nuova letale unità terroristica: sciami di droni killer armati possono attaccare qualsiasi luogo in qualsiasi momento” e sono una minaccia per il mondo intero, così come lo sono i suoi eserciti per procura in tutto il Medio Oriente. “L’Iran intende armare i suoi gregari in Yemen, Iraq, Siria e Libano con centinaia e poi migliaia di questi droni mortali”. Il primo ministro israeliano ha anche ricordato il passato dell’attuale presidente iraniano Ebrahim Raisi, membro nel 1988 di una “commissione della morte” che ordinò l’uccisione di cinquemila attivisti politici “impiccati alle gru”. Secondo una testimone citata da Bennett, Raisi festeggiava l’assassinio della sua stessa gente intascandone il denaro e mangiando torte alla crema. “E adesso è il nuovo presidente dell’Iran: ecco con chi abbiamo a che fare”.

Bennett ha poi parlato degli Accordi di Abramo, che ha definito “raggi di luce” collegandoli alla consolidata pace con la Giordania e l’Egitto, e ha detto che altri paesi sono in arrivo.

La foto ufficiale del 36esimo governo israeliano con al centro l’allora presidente Reuven Rivlin

Ha anche parlato del covid-19 e della polarizzazione politica. Indicando entrambi come “piaghe” che possono sfociare in conseguenze devastanti, Bennett ha detto che il suo governo ha messo in campo soluzioni per entrambi. Circa la pandemia, ha ricordato che Israele è stato “il pioniere” del vaccino. “Gestire un paese durante una pandemia non riguarda solo la salute – ha spiegato – Si tratta di bilanciare attentamente tutti gli aspetti della vita influenzati dal coronavirus, in particolare il lavoro e l’istruzione. Abbiamo dovuto scegliere se trascinare Israele in un’altra serie di lockdown colpendo ulteriormente l’economia e la società, o raddoppiare i vaccini. Blocchi, restrizioni, quarantene non possono funzionare a lungo termine. Il paese andava riaperto, bisognava vaccinare al più presto, adattarsi e muoversi rapidamente. Due mesi dopo posso riferire che funziona: con la terza dose si è sette volte più protetti che con due dosi, e 40 volte più protetti che senza vaccino”.

“In un mondo polarizzato dove gli algoritmi alimentano la rabbia – ha poi affermato Bennett – le persone di destra e di sinistra finiscono con l’agire in due realtà separate, ciascuno nella propria bolla dei social network dove sente solo le voci che confermano ciò di cui è già convinto. Le persone finiscono per odiarsi. Le società ne sono distrutte. I paesi spaccati dall’interno non vanno da nessuna parte”. Bennett ha presentato il nuovo governo israeliano, “il più diversificato della storia di Israele”, come un “antidoto” e una fonte di “calma e stabilità, un onesto tentativo di normalità politica”. “Dopo quattro elezioni in due anni, gli israeliani aspiravano alla stabilità e alla normalità politica. Circa cento giorni fa – ha ricordato – io e i miei partner abbiamo formato questo nuovo governo. Quello che è iniziato come un incidente politico, ora può trasformarsi in un obiettivo. E questo obiettivo è l’unità. Oggi sediamo insieme, attorno a un tavolo. Va bene non essere d’accordo, perché il sano dibattito è un principio fondamentale della tradizione ebraica e uno dei segreti del successo della ‘nazione start-up’. Ma ci parliamo con rispetto, ci comportiamo con dignità e portiamo un messaggio: le cose possono funzionare in questo modo. Abbiamo dimostrato che anche nell’era dei social network si può discutere senza odio”.

“Ogni stato membro in questo palazzo – ha concluso Benett – è di fronte a una scelta. Non una scelta politica, ma etica. Una scelta tra oscurità e luce. L’oscurità che perseguita i prigionieri politici, uccide gli innocenti, abusa delle donne e delle minoranze e cerca di porre fine al mondo moderno come lo conosciamo. O la luce che persegue la libertà, la prosperità e le opportunità. Negli ultimi 73 anni lo stato d’Israele e il popolo di Israele hanno ottenuto così tanto a fronte di così tanto. Eppure, posso dire con piena fiducia: i nostri giorni migliori devono ancora arrivare. Israele è una nazione di grande speranza, una nazione che ha riportato in vita il retaggio della Torà nell’Israele moderno, una nazione dallo spirito indistruttibile. Poca luce dissolve molta oscurità. Il faroftra mari in tempesta si erge alto e forte. E la sua luce risplende più luminosa che mai”.

(Da: Jerusalem Post, YnetNews, Times of Israel, 27.9.21)