Benvenuto papa Francesco in Israele, la patria del popolo ebraico

Qui il pontefice vedrà all’opera una vera democrazia che rispetta eguaglianza, libertà e dignità di tutte le fedi e culture

Di Uzi Landau

Uzi Landau, Ministro israeliano del turismo, autore di questo articolo

Uzi Landau, Ministro israeliano del turismo, autore di questo articolo

Domenica pomeriggio è atterrato in Israele papa Francesco, leader spirituale e massima autorità del mondo cattolico. Gli occhi di tutto il mondo cristiano sono puntati su Gerusalemme. Si tratta sicuramente di una delle visite più importanti che lo Stato di Israele si è meritato in questi ultimi anni, non solo per l’enorme influenza religiosa del Papa, ma anche per la grande popolarità di cui gode in tutto il mondo intero.

La visita del Papa, nonostante la sua brevità, è di grande importanza per l’immagine di Israele nel mondo. Il Papa si troverà faccia a faccia con il vero Israele in tutte le sua diversità, e passando per le vie di Gerusalemme incontrerà la gente d’Israele venendo a contatto diretto con la forza di una vera democrazia.

Attraverso il prisma della visita papale, seguita da miliardi di persone in tutto il mondo, Israele apparirà come il paese che, sin dalla sua nascita, ha venerato la libertà religiosa. Un paese che ha sanciti nei nostri principi e scolpiti nelle nostre insegne i valori di eguaglianza, libertà e dignità umana. Un paese che è luogo sicuro per le minoranze, soprattutto in un momento come questo in cui le minoranze, e in particolare i cristiani, sono perseguitate e oppresse in molti paesi del Medio Oriente.

Papa Francesco al suo arrivo domenica in Israele

Papa Francesco al suo arrivo domenica in Israele

Come Ministro del turismo, è stato per me un onore essere personalmente coinvolto nella preparazione di questa visita. Ivi compresa la preparazione dei luoghi santi che il papa visita durante la sua permanenza in Israele, e il miglioramento delle strutture turistiche presso il valico della Tomba di Rachele a Betlemme, alla Sala del Cenacolo sul Monte Sion, alla promenade del Monte degli Ulivi, alla Via Dolorosa, a Ein Kerem e sulle vie dei pellegrinaggi a Gerusalemme, come pure al sito del battesimo a Yardenit e alla promenade del Mar di Galilea, nel nord.

Vale la pena notare che lo Stato di Israele, tramite il Ministero del turismo, investe costantemente fondi per conservare e preservare i siti storici di importanza religiosa per tutte e tre le religioni monoteiste. In particolare, quei siti che rappresentano la culla delle civiltà e culture giudaico-cristiane, dove sono accaduti eventi che hanno definito il sistema di valori del mondo libero. In effetti, questi siti sono aperti tutti i giorni dell’anno a tutti coloro che desiderano visitarli, dando piena e tangibile espressione ai valori e ai principi della libertà di religione e di culto per tutti.

La visita del papa è anche un’importante occasione per rafforzare le relazioni tra lo Stato d’Israele e la Chiesa.

Come Ministro del turismo, credo fermamente nella capacità del turismo di avvicinare le persone, fungendo da ponte tra popoli, fedi e culture, dove la lingua non costituisce un ostacolo.

È davvero un grande onore per noi accogliere oggi papa Francesco, qui, nello Stato di Israele, la patria del popolo ebraico. Durante la sua visita in Israele, quattordici anni fa, papa Giovanni Paolo II disse che la Terra di Israele è sacra a tutte le fedi, ma è promessa solo agli ebrei. Mi auguro e confido che questa visita rappresenterà un nuovo e importante passo avanti lungo il ponte della comprensione inter-religiosa.

(Da: Jerusalem Post, 25.5.14)

David M. Weinberg

David M. Weinberg

Scrive David M. Weinberg, su Israel HaYom: «Papa Francesco deve ricevere e riceverà una calorosa accoglienza, oggi in Israele. Detto questo, penso che spetterebbe al Papa fare alcuni ulteriori passi avanti verso Israele e gli ebrei, quando parlerà a Gerusalemme. Personalmente sono stanco di sentire il Vaticano parlare principalmente di giustizia per i palestinesi senza mai richiedere un comportamento concreto e responsabile da parte dell’Autorità Palestinese. È ora che il Papa esorti esplicitamente i palestinesi a riconoscere Israele come Stato nazionale del popolo ebraico. È veramente ora che il Papa riconosca pubblicamente la corretta e generosa amministrazione israeliana su Gerusalemme. E sarebbe opportuno che il Papa prendesse le distanze in modo esplicito da quelle chiese evangeliche estremiste che invocano il boicottaggio di Israele e negano l’insito legame tra popolo ebraico e Terra d’Israele.» (Da: Israel HaYom, 25.5.14)