Biden ha fatto bene a incontrare il principe MBS in Arabia Saudita

Khashoggi non è certo l’unico giornalista assassinato in Medio Oriente (e non stiamo parlando di Abu Akleh, uccisa per errore in uno scontro a fuoco)

Di Sarit Zehavi

Sarit Zehavi, autrice di questo articolo

Dopo la sua recente visita in Medio Oriente, il presidente Joe Biden è stato criticato per l’incontro che ha avuto con il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman (MBS) ed è stata sollevata la domanda su come Biden avesse potuto accettare di rendere omaggio a qualcuno che in precedenza aveva definito un assassino.

Non c’è alcun dubbio che l’assassinio del giornalista Jamal Khashoggi nel consolato saudita ad Istanbul costituisce un fatto abominevole che merita ogni condanna. Tuttavia, bisogna anche dire: “Basta con queste ipocrisie”. MBS non è certo né il primo né l’unico ad aver ucciso dei giornalisti o degli influencer in Medio Oriente. Forse è l’unico che è stato beccato. E no, non stiamo parlando del tragico incidente accaduto a Shireen Abu Akleh. Nonostante quanto viene sostenuto, la giornalista di Al Jazeera non è stata assassinata: è stata malauguratamente colpita nel fuoco incrociato di un violento scontro armato, e non è ancora chiaro chi abbia sparato il proiettile fatale.

Vediamo invece alcuni casi di giornalisti “zittiti” negli ultimi anni. Nel febbraio 2021 è stato assassinato in Libano uno dei principali oppositori di Hezbollah, lo scrittore e attivista Luqman Salim. Gli hanno sparato alla testa mentre era al volante della sua auto, nel Libano meridionale. Inutile dire che responsabile dell’assassinio è con ogni probabilità il gruppo terrorista Hezbollah. Hezbollah è rappresentato nel parlamento libanese ed è considerato un membro legittimo del governo. Chiaramente, il governo libanese non ha nemmeno tentato di arrestare gli assassini.

Nizar Banat, attivista palestinese morto mentre era nelle mani della polizia di Abu Mazen

Nizar Banat, un fiero oppositore dell’Autorità Palestinese, è morto l’anno scorso in circostanze oscure mentre veniva arrestato dalle forze di sicurezza palestinesi. Non era un giornalista, ma era considerato un opinionista e influencer che non aveva paura di esprimere la propria opinione. Alcuni giornalisti palestinesi hanno appoggiato la sua famiglia, sostenendo che l’Autorità Palestinese ha “dichiarato guerra alla libertà di espressione”. Dopo la sua morte, durante vaste proteste nei territori palestinesi dei giornalisti palestinesi sono stati brutalmente pestati dalle forze di sicurezza dell’Autorità Palestinese nel tentativo di metterli a tacere. Il pestaggio di uno di loro è stato documentato e diffuso sui social network. Ma nessuno ha criticato Biden per essere andato a stringere la mano al presidente dell’Autorità Palestinese Abu Mazen.

Nel 2019, in Turchia, Sadaf Qabas, giornalista e conduttrice del canale turco Tele 1, è stata arrestata con l’accusa d’aver postato commenti oltraggiosi contro il presidente Recep Tayyip Erdogan. Secondo la testimonianza di giornalisti turchi, Erdogan ha fatto arrestare più di duecento giornalisti e tra i giornalisti in Turchia c’è grande paura a riferire ciò che accade nel paese. A quanto mi risulta, non viene invocata una rottura delle relazioni fra Turchia e Stati Uniti a causa di queste violazioni della libertà di stampa e di espressione.

Il presidente Joe Biden (a sinistra) ricevuto a Gedda dal principe ereditario saudita Mohammed bin Salman

Il quotidiano Al-Arabiya ha fatto trapelare alcuni dettagli dell’incontro tra Biden e MBS. Stando a quanto riferito, il principe ereditario avrebbe detto al presidente che “se gli Stati Uniti mantengono relazioni solo con i paesi che condividono i loro valori e princìpi al 100%, si ritroveranno solo con gli alleati della Nato”. Ciò che MBS intendeva chiarire a Biden è che la regione del Medio Oriente funziona secondo codici completamente diversi da quelli dell’Occidente. In effetti in tutto il Medio Oriente, con l’unica eccezione di Israele, non c’è democrazia né diritti umani o libertà di espressione. Tutti i regimi, qui, sono autocrazie o dittature.

Pertanto, sebbene sia ovviamente impossibile accettare l’assassinio di giornalisti, si dovrebbe tuttavia evitare l’ipocrisia. Gli americani non sembrano volersi sobbarcare il compito di riformare da cima a fondo il Medio Oriente, con tutto ciò che questo comporta (specie dopo aver fallito il tentativo in Iraq e in Afghanistan). Biden è venuto in Medio Oriente per fare due cose e niente di più: abbassare i prezzi del petrolio e creare una piattaforma che produca maggiore sicurezza nella regione a fronte alla minaccia iraniana.

Gli Stati Uniti fanno bene a collaborare con leader come MBS, impegnati in un tentativo di progresso e di cambiamento nella regione. Sanzioni e punizioni dovrebbero essere dirette piuttosto contro coloro che a tali tentativi si oppongono (Iran, Hezbollah, Autorità Palestinese, Erdogan ecc.). Nel dialogo vi deve essere spazio anche per le critiche, ma nella legge della giungla che impera in Medio Oriente le critiche non possono essere selettive e spesso non possono essere pubbliche.

(Da: Jerusalem Post, 22.7.22)