Buone notizie dagli arabi israeliani

Mentre tre israeliani vengono uccisi a Tel Aviv, un rapporto dà notizia del servizio volontario di arabi israeliani.

Da un editoriale di Haaretz

image_424Lo stesso giorno in cui tre israeliani venivano uccisi e più di trenta feriti da un attentato suicida nel mercato Carmel di Tel Aviv, veniva diffuso un rapporto dalla polizia israeliana relativo al servizio di volontariato nella Guardia Civile degli arabi israeliani [che in Israele sono esentati dal servizio militare obbligatorio].
Nel distretto di polizia settentrionale, quello stesso dove undici arabi israeliani restarono uccisi nei violenti scontri con la polizia dell’ottobre 2000, l’aumento da 700 a 4.400 dei cittadini arabi che prestano servizio volontario nella Guardia Civile offre il dato più impressionante. Questi volontari, alcuni in uniforme altri in abiti civili, affiancano la polizia nel gestire la situazione all’interno delle comunità dove le difficoltà sono maggiori.
Si tratta di un risultato straordinario, in primo luogo per la polizia stessa. È vero che l’atteggiamento della polizia verso i cittadini arabi lascia ancora molto a desiderare. Ma, stando ai dati delle autorità locali e della cittadinanza araba, il lavoro dei volontari è riuscito ad appianare i rapporti fra la comunità e la polizia e ad abbattere almeno in parte il muro di alienazione e ostilità che era drammaticamente sorto in conseguenza dei fatti dell’ottobre 2000. Ora sono state gettate le basi per una nuova, positiva stagione di cooperazione fra ebrei ed arabi in Israele. E non era scontato.
[…] L’arruolamento nei ranghi della Guardia Civile dimostra che era corretto il ragionamento del professor Mahmoud Yazbek, dell’Università di Haifa, secondo il quale una larga parte della comunità araba del paese si identifica come israeliana. Poco importa se alcune voci isolate hanno da ridire e tacciano i volontari come “collaborazionisti”, quando invece la maggioranza dell’opinione pubblica araba israeliana li considera positivamente.
I volontari operano a vantaggio delle rispettive comunità. La loro azione crea a un nuovo dialogo, civico e comunitario, e portano buone nuove alla società intera. Il governo non deve ignorare questi segnali coraggiosi. Deve anzi fare tutto il possibile per permettere ai cittadini arabi israeliani di integrarsi al meglio nella società e nello stato.

(Ha’aretz, 2.11.04)