Bush: irrealistico uno stato palestinese entro il 2005

Ad Abu Ala: Questo è il momento di mostrare capacità di leadership contro il terrorismo.

image_183Il presidente degli Stati Uniti George W. Bush ha dichiarato sabato scorso che adesso, rispetto a due anni fa, la nascita di uno stato palestinese entro il 2005 “non è realistica” a causa dell’aumento della violenza e della sostituzione del primo ministro palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen).
“Non ho difficoltà ad ammettere – ha detto Bush in un’intervista al quotidiano egiziano Al Ahram – che la data è slittata. Penso che la scadenza del 2005 non sia realistica come era due anni [quando Bush la indicò nel suo celebre discorso sul Medio Oriente del 24 giugno 2002]. Tuttavia penso che dobbiamo davvero lavorare con determinazione, più rapidamente possibile, per dare vita a uno stato”.
Bush ha inoltre affermato di essere ancora impegnato per la Road Map e d’aver scritto in una lettera al primo ministro palestinese Ahmed Qureia (Abu Ala) che “questo è il momento di darsi da fare e mostrare capacità di leadership contro il terrorismo”. La lettera verrà consegnata ad Abu Ala lunedì, durante l’incontro in Germania fra questi e il consigliere alla sicurezza nazionale Condoleezza Rice. Gli Stati Uniti si aspettano che nell’incontro Abu Ala illustri le misure concrete che intende adottare per far avanzare la Road Map, comprese riforme specifiche sulle questioni della sicurezza.
Cercando di attenuare l’effetto che ebbero nel mondo arabo le sue dichiarazioni di un mese fa nella conferenza stampa a Washington con il primo ministro israeliano Ariel Sharon circa il diritto dei palestinesi ad un “ritorno” nel futuro stato palestinese e non in Israele, Bush ha detto al giornale egiziano che quella dei profughi resta comunque una questione che le parti dovranno risolvere nei negoziati diretti sullo status finale [come previsto dagli accordi di Olso]. In ogni caso, Bush ha anche ribadito al quotidiano egiziano che intende attenersi a quanto scritto nella sua lettera a Sharon circa il riconoscimento da parte degli Stati Uniti del diritto di Israele a rivendicare blocchi di insediamenti al di là della Linea Verde (ex linea armistiziale fra Israele e Giordania dal 1949 al 1967).
Nell’intervista, Bush ha lodato il presidente egiziano Hosni Mubarak dicendo che l’Egitto deve continuare ad assolvere un ruolo di leader nella regione. Bush ha invece criticato la Siria perché non fa la sua parte nella guerra contro il terrorismo.
In una discussione a porte chiuse alla Casa Bianca tenuta la settimana scorsa, Bush avrebbe espresso ammirazione per Sharon definendolo “un combattente” che sa come imprimere una svolta per andare avanti, e che questo è ciò che sarebbe successo ora con il piano di disimpegno. I contenuti della discussione hanno raggiunto le sfere politiche a Gerusalemme. Si ritiene che l’affermazione di Bush sia espressione della determinazione dell’amministrazione americana a trovare appoggi in Europa e nel mondo arabo per il piano israeliano di disimpegno dalla striscia di Gaza e da parte della Cisgiordania settentrionale. Gli Stati Uniti hanno fatto sapere a Israele che reputano Sharon in grado di ottenere l’approvazione per il suo piano, nonostante la sconfitta nella consultazione referendaria interna al partito Likud.
Il consigliere alla sicurezza nazionale israeliano Giora Eilan ha incontrato funzionari americani alla fine della scorsa settimana a Washington e ha detto loro che, nonostante il referendum del Likud, Israele è ancora impegnato per il piano di disimpegno, benché non sia chiaro quando il piano potrà essere portato avanti.

(Da: Ha’aretz, 9.05.04)