Bush: Una conferenza regionale tra i favorevoli alla pace in Medio Oriente

Il presidente Usa ha offerto ai palestinesi di Abu Mazen sostegno politico e finanziario senza precedenti

image_1764Ingenti aiuti al “legittimo governo palestinese” e convocazione di un summit per la pace in Medio Oriente con israeliani, palestinesi e rappresentanti degli stati vicini, presieduto dal segretario di stato americano Condoleezza Rice. È quanto ha annunciato il presidente Usa George W. Bush con un discorso tenuto lunedì sera per marcare il quinto anniversario dello storico discorso che tenne il 24 giugno 2002, con il quale per la prima volta Washington indicava esplicitamente la soluzione della creazione di uno stato palestinese che viva in pace a fianco di Israele.
Parlando lunedì dalla Casa Bianca, Bush ha definito quello attuale “un momento di chiarimento e di scelta per tutti i palestinesi”.
“A Hamas – ha detto – continueremo ad inviare un messaggio molto fermo: dovete smettere di fare di Gaza un santuario sicuro per gli attacchi contro Israele, dovete accettare il legittimo governo dell’Autorità Palestinese, dovete permettere che gli aiuti umanitari arrivino a Gaza, dovete smantellare le milizie, dovete ripudiare la violenza e riconoscere il diritto di Israele ad esistere, impegnandovi a rispettare i precedenti accordi fra le parti. Il mondo ha visto a Gaza l’immagine di Hamas, con le sue violenze ed esecuzioni sommarie. Hamas ha dimostrato ogni oltre dubbio d’essere votata all’estremismo e all’assassinio. Seguendo questa strada il popolo palestinese si procurerà solo caos, consegnandosi agli sponsor di Hamas siriani e iraniani. E farà naufragare la possibilità di uno stato palestinese”.
“Ma c’è un’altra opzione – ha continuato Bush – un’opzione di speranza in uno stato pacifico chiamato Palestina, una patria per il popolo palestinese”.
Bush ha sottolineato Abu Mazen e il governo Fayyad “si stanno adoperando per forgiare le istituzioni di una moderna democrazia, e per rafforzare apparati di sicurezza capaci di affrontare i terroristi e difendere gli innocenti”. Bush ha fatto appello alle autorità palestinesi perché si battano contro il terrorismo, procedano alla confisca delle tante armi che circolano illegalmente nei territori palestinesi, si adoperino per la liberazione del soldato israeliano Gilad Shalit trattenuto in ostaggio da più di un anno nella striscia di Gaza. “Seguendo questa strada – ha detto – i palestinesi potranno riguadagnare la loro dignità e istituire un loro stato. Sta solo ai palestinesi decidere”.
Bush ha poi offerto sostegno politico e finanziario senza precedenti al governo insediato dal presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) e guidato da Fayyad Salam. “Appoggiando le riforme del presidente Abbas e del primo ministro Fayyad – ha detto – contribuiremo a dimostrare al mondo, alla regione mediorientale e ad Israele che uno stato palestinese può essere un interlocutore, e non una minaccia”.
“In consultazione con il Quartetto, gli Stati Uniti stanno assumendo una serie di misure per rafforzare le forze della moderazione e della pace all’interno del popolo palestinese” ha aggiunto Bush, prima di annunciare che “quest’anno garantiremo al popolo palestinese aiuti per più di 190 milioni di dollari, compresi aiuti umanitari per la striscia di Gaza”. Bush ha specificato che, attraverso la Overseas Private Investment Corporation, un organismo semi-governativo, gli Stati Uniti hanno destinato 228 milioni di dollari per prestiti garantiti alle imprese palestinesi. Inoltre Washington elargirà un contributo diretto di 80 milioni di dollari per finanziare la riforma dei servizi di sicurezza palestinesi, sotto supervisione americana. Ha anche proposto la convocazione di un incontro dei paesi donatori, compresi stati arabi come Arabia Saudita, Egitto e Giordania, per valutare un incremento degli aiuti ai palestinesi.
Bush ha quindi espresso la speranza che il rafforzamento delle forze moderate fra i palestinesi possa condurre alla formazione di uno stato palestinese in Cisgiordania e striscia di Gaza. “Con tutti questi aiuti – ha detto – vogliamo dimostrare al popolo palestinese che la scelta per la pace comporta un generoso sostegno da parte degli Stati Uniti”.
Volgendosi poi al governo israeliano, Bush ha detto che “Israele ha davanti a sé una strada chiara”: deve continuare a trasferire le entrare fiscali all’Autorità Palestinese di Abu Mazen, smantellare gli avamposti non autorizzati in Cisgiordania, non permettere l’ampliamento degli insediamenti. “Olmert ha affermato chiaramente che il futuro di Israele risiede nello sviluppo del Negev (a sud) e della Galilea (a nord), e non nell’occupazione della Cisgiordania”, ha detto Bush. “Gli Stati Uniti – ha poi aggiunto – non abbandoneranno il loro impegno verso Israele in quanto stato degli ebrei e patria del popolo ebraico”.
Al termine del suo discorso, il presidente americano ha annunciato “un incontro internazionale per il prossimo autunno, con i rappresentanti dei paesi che sostengono la soluzione due stati e che respingono la violenza”. Partecipanti chiave del meeting saranno gli israeliani, i palestinesi e i loro immediati vicini nella regione.

Positivi i primi commenti dell’ufficio del primo ministro israeliano Ehud Olmert alle parole di Bush. “Il discorso – ha dichiarato un alto funzionario – traccia una rotta che coincide senz’altro con le aspettative di Israele. Non v’è dubbio che le parole di Bush confermano la posizione di Israele sulla maggior parte delle questioni. Anche lo smantellamento degli avamposti illegali rientra nelle posizioni del primo ministro israeliano e del suo partito (Kadima)”.
Per quanto riguarda il vertice regionale annunciato da Bush, la fonte governativa israeliana ha confermato che Gerusalemme sarebbe lieta di vedere paesi come Arabia Saudita, Bahrain e Marocco prendere parte a una conferenza con Israele. “I prerequisiti per tale partecipazione –ha aggiunto – sono naturalmente quelli stabiliti dal Quartetto (Usa, Ue, Russia, Onu) e cioè: riconoscimento di Israele, ripudio del terrorismo, rispetto degli accordi già firmati fra Israele e Olp”.

(Da: YnetNews, Jerusalem Post, Ha’aretz, 16.07.07)