Calendario di un travagliato processo democratico

Breve guida alle tappe dei prossimi 3 mesi nella difficile formazione del futuro governo israeliano

Gerusalemme, mercoledì sera: Benjamin Netanyahu riceve l’incarico dal presidente d’Israele Reuven Rivlin (clicca per ingrandire)

Il presidente d’Israele Reuven Rivlin ha conferito mercoledì sera al primo ministro uscente Benjamin Netanyahu l’incarico di formare un nuovo governo, dopo che non hanno dato risultati le trattative tra il partito Likud e la lista Blu&Bianco di Benny Gantz per la formazione di un governo unitario. Ora Netanyahu, che è stato indicato da 55 parlamentari, ha 28 giorni di tempo per cercare di raccogliere almeno 61 membri della Knesset che siano pronti a votare a sostegno di una nuova coalizione. Se non riesce a superare l’attuale situazione di stallo, la parola tornerà al presidente Rivlin. Questi molto probabilmente passerebbe a Gantz l’opportunità di provare a formare un suo governo, oppure potrebbe lasciar scegliere alla Knesset un altro candidato da incaricare.

Queste sono le date chiave dei prossimi prevedibili sviluppi.

2-3 ottobre. Udienza difensiva di Netayahu. La decisione del Procuratore generale Avichai Mendelblit se incriminare ufficialmente Netanyahu su tre casi di presunta corruzione verrà comunicata entro pochi giorni dall’udienza.

3 ottobre. Si insedia la 22esima Knesset, prestando giuramento. Una volta insediata, la nuova Knesset ha teoricamente la facoltà di sciogliersi e convocare nuove elezioni con un voto a maggioranza assoluta di 61 voti anche se il primo ministro incaricato non ha ancora terminato le sue trattative.

Nella vignetta di Shlomo Cohen, Rivlin a Netanyahu: “Hai 28 giorni di tempo per dimostrare che questa equazione è possibile”

23 ottobre. Termina il periodo in cui Netanyahu deve riuscire a formare la coalizione. Se non sarà riuscito a farlo entro questa data, Rivlin potrà concedergli altri 14 giorni di tempo. Tuttavia, è probabile che il presidente decida di non concedere la proroga. A questo punto il presidente terrebbe nuove consultazioni per poi incaricare un altro candidato. Anche il secondo incaricato avrebbe 28 giorni per formare il nuovo governo. Un’altra opzione che avrebbe Rivlin è quella di informare il presidente della Knesset che non gli è possibile trovare un secondo candidato. A questo punto la Knesset avrebbe due possibilità: o si scioglie e indice nuove elezioni, oppure si trovano almeno 61 parlamentari che inviano a Rivlin un lettera a sostegno di un nuovo candidato alla carica di primo ministro. Se non dovesse emergere nessun secondo candidato, le nuove elezioni si dovrebbero tenere un martedì tre mesi dopo la dissoluzione della Knesset.

6 novembre. Termina il periodo di proroga di due settimane eventualmente concesso da Rivlin a Netanyahu.

20 novembre. Termina il periodo di proroga eventualmente concesso da Rivlin al secondo incaricato. Se anche questi non è riuscito, l’eventuale lettera di 61 parlamentari con la proposta di un nuovo nome dovrebbe essere inoltrata a Rivlin entro 21 giorni. Questo nuovo candidato ipoteticamente presentato da 61 parlamentari avrebbe solo due settimane di tempo per formare il suo governo.

14 dicembre. Terminano i 14 giorni concessi all’ipotetico terzo candidato. Se anche questi non sarà riuscito, la Knesset non potrà fare altro che sciogliersi e indire nuove elezioni: le terze in meno di un anno. Tali elezioni si terrebbero a marzo 2020.
(Da: Ha’aretz, 26.9.19)

Le squadre negoziali di Likud e Blu&Bianco iniziano ufficialmente venerdì mattina i colloqui per la formazione di un nuovo governo, tra aspettative di successo piuttosto basse da entrambe le parti.

Ma un segnale che potrebbe indurre un cauto ottimismo è venuto giovedì sera da fonti ben informate sia nel Likud sia in Blu&Bianco, che hanno commentato positivamente un’idea di compromesso avanzata dal presidente Reuven Rivlin come base per i negoziati. L’idea di Rivlin sarebbe quella di approvare una legge che consenta a un primo ministro di sospendersi a tempo indeterminato per affrontare un eventuale incriminazione, lasciando la guida il paese a una figura di vice primo ministro rafforzata rispetto a quella attuale fino a quando il primo ministro non fosse scagionato dalle accuse. “L’idea di Rivlin non è male come punto di partenza”, ha affermato un’importante fonte di Blu&Bianco citata dal Jerusalem Post.

Secondo la tv Canale 13, il leader di Blu&Bianco Benny Gantz aveva presentato la stessa proposta sei mesi fa, in vista delle elezioni di aprile. La tv pubblica Kan ha riferito che Blu&Bianco accetterebbe il compromesso di Rivlin se il Likud rinunciasse a far entrare nella coalizione l’intero blocco di 55 parlamentari di destra e ultra-ortodossi. Dal canto suo, il capo della squadra negoziale del Likud, Yariv Levin, ha dichiarato: “Siamo disposti ad accettare le condizioni del presidente e la rotazione per la carica di primo ministro, ma non abbandoneremo i nostri alleati politici”.

(Da: Jerusalem Post, 26.9.19)