Calma apparente

Israele si trova ancora di fronte tre gravi minacce strategiche.

Da un articolo di Boaz Ganor

image_1057La relativa calma sul fronte palestinese consente a Israele di comportarsi come un paese normale che si approssima alle elezioni ponendo in primo piano nella campagna elettorale alcune questioni di politica interna. Ma non bisogna farsi illusioni né ignorare la realtà. La relativa calma sul versante della sicurezza non è che provvisoria, e non è destinata a durare a lungo.
Di fatto Israele si trova oggi a fronteggiare tre delle più gravi minacce strategiche con cui abbia dovuto fare i conti negli ultimi dieci anni: il caos nell’Autorità Palestinese con il continuo rafforzamento di Hamas, un costante afflusso di terroristi della jihad globale all’interno di Israele e territori, e il programma nucleare iraniano accompagnato da esplicite minacce contro l’esistenza stessa di Israele.
La riduzione del terrorismo palestinese è temporanea e non durerà a lungo, dopo le elezioni per il Consiglio legislativo palestinese della prossima settimana e l’avvento di un nuovo establishment politico palestinese. Quand’anche accadesse imprevisto e Hamas decidesse di mantenere il suo “cessate il fuoco”, le altre organizzazioni terroristiche continuerebbero coi loro tentativi di realizzare grandi attentati. Tali tentativi costringeranno Israele a moltiplicare le sue azioni preventive e reattive. Il passaggio da questo a un grave deterioramento è assai breve. Inoltre, l’incapacità o la non volontà del leader dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) di disarmare i gruppi terroristi e imporre la sua autorità nei territori ha messo Israele su una polveriera, mentre il deterioramento dipende tutto dalla volontà e dalle decisioni dei terroristi. Ma il terrorismo palestinese si è rafforzato grazie alla aumentata capacità di lanciare missili su Israele, all’apertura del confine fra Gaza ed Egitto che permette l’ingresso pressoché incontrollato di terroristi e armi nella striscia di Gaza, e alle pressioni internazionali su Israele perché consenta quel libero passaggio fra Gaza e Cisgiordania che permetterebbe anche il trasferimento di armi.
La seconda minaccia strategica è la jihad globale. Vi sono segnali crescenti che al-Qaeda, il leader del terrorismo iracheno Abu Musab al-Zarqawi e altre organizzazioni stanno cercando di focalizzare le loro attività su Asia centrale e Medio Oriente, e come al solito Israele si trova esattamente nell’occhio del ciclone. A Bin Laden e soci il destino dei palestinesi importa meno di una nevicata dell’anno scorso. Quello che vogliono è dare vita a un califfato islamico a livello mondiale. Nella prima fase, il loro obiettivo è far cadere e rimpiazzare i regimi arabi vicini a Israele, e questo costituisce per ora un concreto insuccesso sulla strada della realizzazione dei loro sogni. Per questo i terroristi di al-Zarqawi e altri si stanno posizionando nei paesi che confinano con Israele: Giordania, Libano ed Egitto. Il vuoto creato a Gaza dopo l’uscita degli israeliani e il fallimento di Abu Mazen permette alla jihad globale di piazzare il suo potenziale terroristico a Gaza, cosa che probabilmente finirà col fare anche in Cisgiordania.
Non meno grave è la minaccia terroristica che Israele deve affrontare da parte degli Hezbollah del Libano. È vero che, dopo il ritiro di Israele dal Libano, le previsioni più apocalittiche si sono rivelate infondate. Sebbene l’organizzazione abbia acquistato forza e abbia sviluppato la capacità di lanciare migliaia di razzi di media gittata in grado di colpire gran parte del territorio israeliano, considerazioni interne e internazionali hanno finora impedito ai terroristi Hezbollah di usare tutto questo loro potenziale. Ma le circostanze possono cambiare in un baleno nel momento in cui un qualunque soggetto tentasse di neutralizzare la capacità nucleare iraniana. Qualora i suoi impianti venissero attaccati da una potenza straniera, l’Iran potrebbe spingere o persino esigere da Hezbollah, l’organizzazione terrorista che agisce su sua procura, che usi i suoi missili contro Israele. Ed ecco la terza minaccia terroristica strategica contro Israele.

(Boaz Ganor, vice decano della Lauder School of Government and Diplomacy presso l’Interdisciplinary Center di Herzliya, su: YnetNews, 16.01.06)

Nella foto in alto: un recente attacco Hezbollah sul nord di Israele.