Che fine ha fatto la destra politica in Israele (e altrove)?

La domanda del giorno è: fino a che punto il populismo può imbrogliare la gente con la sua retorica contro le “élite” e la competenza?

Di Dan Perry

Dan Perry, autore di questo articolo

Come mai la destra israeliana odia così tanto le “élite”? Perché in Israele, come in altri paesi, la destra si è tramutata dal conservatorismo di vecchia scuola in un movimento populista che per definizione si batte per mettere le masse contro coloro che hanno conseguito risultati e successo. Il che si collega al cinico presupposto che coloro che hanno successo sono sempre una minoranza, per cui istigare contro di loro è una tattica che garantisce tornaconto politico.

Quando la destra populista fa appello ai nostri più bassi istinti e peggiori spiriti con idee orrende profondamente radicate nel suo DNA, quasi tutti coloro che hanno istruzione ed esperienza le rigettano. E’ una caratteristica costante, non un’anomalia: diversi studi negli Stati Uniti e in Europa mostrano che all’aumentare del livello di istruzione, diminuisce il sostegno alla destra populista. Ma i più istruiti sono, come previsto, una minoranza. Quindi la destra populista attacca dapprima la competenza e l’istruzione, poi i fatti stessi. Raramente da questo viene qualcosa di buono.

Un classico esempio recente è la Brexit. Quasi tutti gli economisti e gli uomini d’affari nel Regno Unito sostenevano che l’uscita dall’Unione Europea avrebbe causato caos e devastazione economica. I leader della destra populista come Michael Gove, della campagna per la Brexit, rispondevano che “la gente ne ha abbastanza degli esperti”. Ora la Gran Bretagna si trova in una terribile crisi economica e il 60% della popolazione vorrebbe una seconda possibilità con un referendum, ma ormai il danno è fatto.

Donald Trump e Benjamin Netanyahu

Negli Stati Uniti, la maggior parte degli “esperti” propugna un’assistenza sanitaria universale, restrizioni sulla proprietà delle armi, una tassazione più equa per moderare le disuguaglianze più micidiali e ragionevoli azioni per il clima. Il partito Repubblicano si oppone a tutte queste cose: per confondere gli elettori, i suoi sostenitori più devoti attaccano ferocemente le università (e l’establishment in generale) e fomentano in continuazione polemiche su questioni di razza, genere e altre guerre culturali. I garbati conservatori di un tempo, equivalenti in Israele a persone come Gideon Sa’ar, sono sostanzialmente passati nel campo di Biden. Tra questi George W. Bush, un ex presidente che oggi non potrebbe più vincere le primarie repubblicane.

Lo stesso vale per la Francia dove la destra classica – che un tempo rappresentava un ristretto numero di veri privilegiati – si è largamente aggregata al centro di Emmanuel Macron. La destra populista di Marine Le Pen, il cui obiettivo è la supremazia bianca, ha una strategia diversa: il disprezzo per le persone istruite. In questo modo raccoglie circa il 40% dei voti. Per ora.

L’attuale Ministro della sicurezza nazionale israeliano Itamar Ben Gvir

Il che ci porta a Israele e al suo ottuso governo di estrema destra. La linea di fondo è che il governo vuole che il popolo, quando sente la parola élite, intenda “laici” o “ashkenaziti”. A un livello più micro, fomenta un conflitto titanico con chi ottiene risultati e successo e con chi è esperto praticamente in ogni campo. Quindi, chi vediamo opporsi al piano del governo per dotarsi di poteri illimitati? I membri delle “élite”: accademici, giuristi, opinion leader, capi dell’establishment della sicurezza, alti funzionari, amministratori delegati, personalità della cultura e, sì, diversi giornalisti. Sono persone difficili da influenzare con slogan ingannevoli e discorsi infantili sul governo della maggioranza. Sono persone che capiscono bene che l’obiettivo finale è un governo onnipotente, che potrebbe imbrogliare e annullare le elezioni e imprigionare gli oppositori. Come in Turchia, come in Russia.

Capiscono anche come verrebbe usato un potere così incontrollato, nel caso di Israele: coercizione religiosa, vessazione delle persone LGBT, imbavagliamento dei mass-media, emarginazione dell’opposizione nelle sue varie espressioni, oppressione degli arabi israeliani nella speranza che smettano di andare a votare. Chi potrebbe impedire tali sopraffazioni? D’altronde, a parti invertite, con una futura diversa maggioranza (se si tornerà a votare sul serio), chi potrebbe bloccare una legge che vietasse di indossare in pubblico la kippà? Solo un sistema giudiziario indipendente.

Lunedì mattina a Gerusalemme, un manifestante 88enne israeliano sopravvissuto alla Shoà esorta Netanyahu a “parlarsi prima che sia troppo tardi”

Le “élite” sono quelle che capiscono che questo abominio causerebbe la fuga di capitali e di cervelli, la caduta degli investimenti, l’indebolimento della valuta, il crollo del Pil (che oggi a livello pro capite ha superato a quello di Germania, Francia e Gran Bretagna). Questo è ciò che gli israeliani butterebbero via. Gli analisti del Ministero delle finanze hanno recentemente cercato di spiegarlo al loro ministro, Bezalel Smotrich. Ma chiaramente anche lui ne ha abbastanza degli esperti. Come ciliegina sulla torta, le “élite” sono quelle che capiscono con la massima chiarezza che mentre Benjamin Netanyahu ha promesso “niente trucchi e niente inganni” per eludere il processo per corruzione a suo carico, questa “riforma giudiziaria” è la madre di tutti trucchi e il padre di tutti gli inganni.

Stando così le cose, è chiaro che quasi tutte le personalità di spicco della sicurezza, degli affari, della tecnologia, dell’accademia e dei mass-media si oppongono con veemenza a quello che in realtà è un golpe autoritario, e si mostrano pronte a battersi fino all’ultimo. La situazione, come ha detto il Ministro della Difesa (appena prima di essere destituito ndr), rappresenta un serio pericolo per la sicurezza del paese.

Il fatto che questo governo abbia ignorato tutto questo è folle, ma non sorprende: come ovunque, la destra populista presuppone che sia sempre possibile ingannare la maggior parte delle persone nella maggior parte delle volte, indipendentemente dai fatti e dalle conseguenze. Non sono del tutto sicuro che abbiano torto. Può darsi che abbiano forzato troppo la mano, ma potrebbero anche riuscirci. Ad ogni modo, questa è la domanda del giorno, ed è di portata universale: fino a che punto il populismo può imbrogliare la gente? Da decenni, nessun paese aveva fornito al mondo un “esperimento di laboratorio” come questo in Israele, per scoprire la risposta. Ecco perché il mondo è estremamente interessato. Ecco perché le conseguenze sono globali. Ecco perché è fondamentale che il piano venga sventato e che i suoi autori ne paghino un caro prezzo politico.

(Da: YnetNews, 27.3.23)