Chi di boicottaggio ferisce…

I boicottatori dovrebbero riconoscere che Israele li sta semplicemente ripagando con la loro stessa moneta.

Commenti dalla stampa israeliana

image_3184Scrive YARIV LEVIN (parlamentare Likud): «L’ingannevole campagna allarmistica lanciata contro la nuova legge israeliana anti-boicottaggio ignorando le chiare disposizioni della normativa e il suo legittimo scopo, è stata fermamente respinta dai parlamentari della Knesset. L’altro giorno abbiamo votato a favore della legge e a salvaguardia della democrazia. Lo Stato d’Israele ha il dovere di difendere se stesso e i suoi cittadini. Se in passato il principale campo di battaglia era di natura militare, oggi la campagna contro Israele è assai più complessa. Forza economica, capacità accademiche, ricchezza culturale costituiscono elementi vitali della potenza di uno Stato. La legge anti-boicottaggio intende salvaguardare la forza nazionale di tutti noi israeliani. Essenzialmente essa statuisce il diritto di ciascuno di noi di essere adeguatamente indennizzato per i danni subiti per essere stato boicottato a causa unicamente della propria zona di residenza o di lavoro. La legge inoltre impedisce a tutti coloro che invocano boicottaggi contro Israele e gli israeliani di mettere le mani nella casa del denaro pubblico e ottenere fondi a spese di quegli stessi contribuenti che subiscono il boicottaggio. La legge stabilisce una chiara distinzione fra il legittimo dibattito politico e l’approfittare della democrazia israeliana allo scopo di minare la sovranità dello Stato, la sua economia, le sue istituzioni accademiche sia che esse si trovino a Tel Aviv, a Gerusalemme o ad Ariel. Questo è il legittimo scopo della legge, e non stupisce che le principali democrazie occidentali, a partire dagli Stati Uniti, abbiano già adottato misure analoghe, con sanzioni persino più severe contro coloro che cercano di boicottarle. […]»
(Da: YnetNews, 13.7.11)

Scrive NATHALIE ROTHSCHILD: «[…] E’ un sollievo constare che l’approvazione alla Knesset della cosiddetta legge anti-boicottaggio è stata accolta in Israele con forti espressioni di indignazione e condanna. Come hanno giustamente notato diversi commentatori, si tratta di una legge che soffoca il dibattito, inficia la libertà di coscienza e il diritto alla protesta e mira a regolamentare in modo irragionevole i rapporti d’affari.
[…] Una legge, dunque, che non si addice a una società democratica. E tuttavia, anche alcune delle critiche mosse alla nuova legge suonano stonate, in particolare quelle che provengono da quegli ambienti dell’estrema sinistra israeliana e da quella “comunità internazionale” che hanno fatto attiva campagna a favore del boicottaggio economico, culturale e accademico di Israele. Dopotutto questa legge non solo è la reazione difensiva al crescente sostegno per le iniziative di boicottaggio; essa porta anche quelle iniziative alla loro logica conclusione. Di fatto, la nuova legge è l’immagine speculare del movimento per il Boicottaggio, il Disinvestimento e le Sanzioni contro Israele, che ha trovato ampio appoggio fra gli attivisti estremisti internazionali pro-Palestina, fra i liberal occidentali e nella estrema sinistra israeliana. Se la legge anti-boicottaggio sanziona le organizzazioni e gli individui che si associano a campagne che delegittimano Israele, dal canto suo il movimento per il boicottaggio cerca di delegittimare tutte le iniziative che non si schierano esplicitamente contro le politiche israeliane. Se la legge anti-boicottaggio obbliga gli israeliani a prendere le distanze da coloro che attaccano lo Stato, dal canto suo il movimento per il boicottaggio colpevolizza un’ampia gamma di singoli cittadini ed enti israeliani per le azioni dei loro governanti. Da anni la brigata internazionale per il boicottaggio fa di tutto per impedire la libera circolazione delle idee, tant’è che il movimento per il boicottaggio colpisce con l’embargo non solo merci e servizi, ma anche idee e opinioni. Nei territori palestinesi e oltre, l’eventuale indisponibilità ad adeguarsi al “pensiero unico” del boicottaggio comporta il rischio di essere esclusi, ostracizzati ed etichettati come “complici del sionismo”. Il movimento per il boicottaggio politicizza il lavoro di accademici, scienziati, artisti e atleti facendo fortissime pressioni per costringerli a schierarsi su questioni politiche anche quando la loro professione o i loro programmi non hanno in sé nulla di politico. Il movimento per il boicottaggio erige barriere contro ogni collaborazione potenzialmente fruttuosa fra gli israeliani e i palestinesi, e fra gli israeliani e il resto del mondo. Impone, in modo tipicamente antidemocratico e intollerante, la logica del “o sei con noi o sei contro di noi”. Questo atteggiamento censorio, questo minare la libertà artistica, accademica e politica emerge anche nella legge anti-boicottaggio. Così come il movimento per il boicottaggio eleva il “potere del consumatore” ad una sorta di nobile e radicale strategia politica, anche la legge anti-boicottaggio presume che rifiutarsi di acquistare una certa marca di arance o di crema per il viso costituisca una dichiarazione politica radicale che deve essere ostacolata. Nella realtà dei fatti, la politica del consumatore rappresenta la forma di attivismo compiaciuto più futile e affettata. Il lato brutto della nuova legge – quello che inficia la libertà d’espressione – è il brutto prodotto finale delle campagne per il boicottaggio contro Israele. La legge anti-boicottaggio rischia di interrompere legittimi legami politici, accademici, culturali e commerciali e di ostacolare la libertà di associazione e di espressione per israeliani e palestinesi. Ma non è proprio ciò che i boicottatori caldeggiano da tanto tempo? Non c’è dubbio che la legge anti-boicottaggio è un tentativo piuttosto estremo di riaffermare il diritto di Israele ad esistere come gli pare. Ma allo stesso tempo essa porta alla loro logica conclusione le campagne internazionali per il boicottaggio. Alcuni di coloro che oggi si battono lancia in resta contro questa legge, perché si rendono conto che rappresenta un grave giro di vite rispetto a libertà essenziali, dovrebbero anche riconoscere che lo Stato d’Israele li sta semplicemente ripagando con la loro stessa moneta.»

(Da: YnetNews, 13.7.11)