Chi potrà (o vorrà) sbloccare la situazione di stallo politico in Israele?

I due maggiori leader sembrano escludersi a vicenda. Cruciali gli 8 seggi di Liberman. Il presidente Rivlin promette che farà tutto il possibile per evitare al paese il “trauma” di una terza tornata elettorale in un anno

Il presidente d’Israele Reuven Rivlin riceve la delegazione delle Lista (araba) Congiunta durante le consultazioni di domenica

Il presidente d’Israele Reuven Rivlin ha iniziato domenica le consultazioni con i leader dei partiti politici israeliani per decidere chi dovrà essere incaricato di formare la prossima coalizione di governo.

Il partito Blu&Bianco ha superato il Likud di due seggi. Ma poiché né il blocco di destra né quello di centro-sinistra sono abbastanza grandi da garantire ai rispetti leader, Benjamin Netanyahu e Benny Gantz, la maggioranza necessaria di 61 seggi, diventa cruciale la posizione del partito nazionalista laico Israel Beitenu di Avigdor Liberman, e quella della Lista (araba) Congiunta guidata da Ayman Odeh.

Le consultazioni di Rivlin, trasmesse in diretta, dovrebbero durare due giorni, fino a lunedì. Il presidente incontra i partiti in ordine decrescente di dimensioni alla Knesset, partendo quindi domenica dai rappresentanti di Blu&Bianco (33 seggi), Likud (31 seggi), Lista (araba) Unita, Shas e Israel Beytenu, per poi proseguire lunedì con i rappresentanti di Ebraismo Unito della Torà, Yamina, Laburisti-Gesher e Campo Democratico.

La grande domanda ovviamente è: saranno in grado Netanyahu o Gantz di formare un governo oppure Israele dovrà andare alle urne per la terza elezione nel corso di un anno? A quanto risulta, allo stato attuale dei fatti, Netanyahu verrebbe indicato come primo ministro incaricato da 55 parlamentari, ma ci sono almeno 57 parlamentari che sono schierati contro la sua nomina. Di questi, tuttavia, fino a domenica pomeriggio solo 44 erano schierati sicuramente a sostegno di Gantz.

Schema dei gruppi di possibile coalizione (clicca per ingrandire)

Domenica sera, la novità: la Lista (araba) Congiunta, composta da 4 partiti anti-sionisti (Hadash, Ta’al, Ra’am e Balad), ha tenuto una votazione fra i propri 13 parlamentari e ha approvato a maggioranza l’idea di sostenere l’indicazione di Gantz. I partiti arabi non avevano più indicato un candidato a primo ministro dopo Yitzhak Rabin nel 1992. In un editoriale pubblicato domenica stessa sul sito del New York Times, il leader arabo Ayman Odeh chiarisce che ciò non significa approvare Gantz o le sue politiche, ma soltanto “compiere un passo importante per contribuire a creare la maggioranza necessaria per impedire un altro mandato di Netanyahu”. In ogni caso, la delegazione ha detto a Rivlin che la Lista (araba) Congiunta rimarrà all’opposizione.

La decisione della Lista (araba) Congiunta porterebbe a 57 i seggi a sostegno di Gantz. Ma 57 contro 55 significa comunque una situazione di stallo. Gli altri otto seggi della Knesset appartengono al partito Israel Beiteinu, di Avigdor Liberman, il quale quindi in teoria ha in mano la chiave per sbloccare la situazione.

Liberman aveva affermato che avrebbe sostenuto solo un candidato che si fosse impegnato a formare un governo con Likud, Blu&Bianco e il suo Israel Beiteinu. Blu&Bianco si rifiuta di formare tale governo se il Likud è guidato dal Netanyahu (per via delle sue incombenti incriminazioni). Il Likud insiste che facciano parte della coalizione i partiti ultra-ortodossi, coi quali ha già stretto un pre-accordo di blocco. Domenica, mentre iniziavano le consultazioni, Liberman ha annunciato che non avrebbe indicato né Netanyahu né Gantz, spiegando ai membri del suo partito che voleva rimanere fedele all’impegno preso con gli elettori di non sostenere la coalizione di Netanyahu con i partiti ultra-ortodossi e di estrema destra, né la coalizione di Gantz che – dice Liberman – intende fare affidamento sui partiti arabi anti-sionisti ed è disposta ad accettare gli ultra-ortodossi.

Il leader di Blu-Bianco, Benny Gantz (a sinistra), e quello di Israel Beytenu, Avigdor Liberman

Parlando domenica mattina a radio Galei Tzahahl, il direttore della Residenza del presidente Rivlin, Harel Tubi, ha detto che l’attuale tornata di consultazioni si profila fondamentalmente diversa dalle due precedenti, giacché sia nel 2015 che dopo le elezioni del 9 aprile 2019 vi erano almeno 61 parlamentari che indicavano un preciso candidato: Netanyahu. Questa volta le cose stanno diversamente, il che richiederà dal presidente un maggiore esercizio di “autorità e discrezione”, ha detto Tubi, aggiungendo che Rivlin potrebbe proporre “altre opzioni di cui non si è ancora sentito parlare”. Tubi non ha voluto precisare di più, ma ha ricordato che “nell’ultimo anno Israele ha dovuto affrontare minacce alla sicurezza e sfide economiche con un parlamento e un governo provvisori, il che acuisce la necessità di formare un governo che dia stabilità al paese”.

Circa le incriminazioni che potrebbero scattare a carico di Netanyahu dopo l’audizione difensiva prevista per il 2 ottobre, Tubi ha sottolineato che il sistema giudiziario israeliano funziona in modo indipendente e che l’argomento verrà discusso in futuro quando venisse sollevato dal procuratore generale Avichai Mandelblit.

Una volta scelto il candidato per formare il governo, il primo ministro incaricato ha 28 giorni di tempo per presentare la sua coalizione alla Knesset e ottenere il voto di fiducia. Se necessario, il presidente può prolungare tale periodo di altri 14 giorni. Quello che è certo è che il presidente Rivlin ha ripetutamente promesso che farà “tutto ciò che è in mio potere” per impedire al paese di andare a una terza tornata elettorale senza precedenti.

(Da: Times of Israel, YnetNews, jns.org, Israel HaYom, 22.9.19)