Ciechi e ignoranti

Gli attivisti umanitari in rotta per Gaza mostrano totale indifferenza per le vittime del terrorismo

Da un articolo di Frimet Roth

image_2227Sette anni fa l’attentato alla pizzeria Sbarro di Gerusalemme uccideva 15 ebrei innocenti. Tra di loro, mia figlia Malki.
Sette è un numero ricco di significati nella trazione ebraica. Il settimo giorno della settimana è Shabbat. Ogni settimo anno la Shmittah impone una sospensione del lavoro nei campi in Terra d’Israele e il libero accesso per tutti ai campi privati. La sposa gira sette volte attorno allo sposo sotto il baldacchino nuziale. Sette è il numero di frutti nativi della Terra d’Israele e sette è il numero dei comandamenti divini dati a Noè e ai suoi discendenti. Ma il settimo anno non ha nulla di unico nel lutto lungo una intera vita per la perdita di un figlio: è solo un anno in più di dolore e struggimento senza fine.
Quest’anno, però, l’anniversario della strage terrorista alla pizzeria Sbarro rischia di coincidere con un evento che sembra fatto apposta per esacerbare quel dolore. Due imbarcazioni noleggiate dal movimento Free Gaza, che ha sede in California, sono salpate pochi giorni fa da Cipro e si dirigono attualmente verso Gaza. Ribattezzate Liberty e Free Gaza, secondo gli organizzatori avrebbero a bordo 45 attivisti sedicenti umanitari provenienti da 15 nazioni. L’identità di gran parte dei partecipanti e la data del loro arrivo non sono state rivelate, ma stando alle voci che circolano nei mass-media dovrebbero attraccare proprio il 21 agosto, anniversario dell’attentato.
Tra i pochi passeggeri di cui sono stati resi noti i nomi figurano un 84enne sopravvissuto alla Shoà, la cognata dell’ex primo ministro britannico Tony Blair, oggi inviato per il Medio Oriente, un attivista israeliano di estrema sinistra, una suora cattolica. Secondo alcune voci vi sarebbe a bordo anche Leonardo Di Caprio, mentre l’arcivescovo sudafricano Desmond Tutu sarebbe uno dei dignitari che hanno appoggiato l’iniziativa.
I partecipanti a questo stupido progetto probabilmente traboccano di buone intenzioni, convinti come sono che i palestinesi di Gaza siano tutti e soltanto miserevoli vittime. Ciò che è sconcertante è la loro totale indifferenza per i fatti nudi e crudi che caratterizzano il conflitto nel quale hanno deciso di buttarsi a capo fitto. Lauren Booth, la cognata di Blair, può anche affermare di voler mostrare al mondo la realtà che c’è a Gaza, ma è evidente che la realtà gioca un ruolo del tutto marginale in questa produzione in stile hollywoodiano.
La realtà mostra il suo brutto volto, ad esempio, in un filmato che questi attivisti sedicenti umanitari probabilmente non hanno visto o non vogliono vedere. È circolato la scorsa settimana e mostra dei bambini di Gaza durante un cerimonia di premiazione in un campo estivo dove almeno duecento ragazzini facevano sfoggio delle capacità appena acquisite. Si possono così vedere i bambini addestrati da Hamas marciare con militaresca precisione e gridare in coro insieme al loro istruttore “Uccidere, massacrare, far esplodere, attaccare!”. Indossando magliette con la scritta “Nonostante l’assedio” e brandendo modelli di mitra in legno, si gettano a terra l’un l’altro, mentre militanti di Hamas un po’ più grandi sparano raffiche in aria. Molte altre prodezze, non visibili nel filmato, sono state dettagliatamente descritte dalla stampa internazionale, dai classici salti attraverso il cerchio di fuoco fino a prove di coraggio come stare distesi per terra mentre si è scavalcati da un minivan, o saltare su sbarre di legno mentre vengono sparati colpi di mitra sotto i propri piedi. Nel filmato, un giornalista chiede a un piccolo ospite dal campo estivo cosa vuole diventare da grande. “Un combattente della guerra santa”, è la pronta risposta.
Qualunque persona razionale che osservi questi campeggi non può farsi la minima illusione sulle intenzioni di questi abitanti di Gaza. Come ha ben sintetizzato l’International Herald Tribune, l’obiettivo dei campi estivi di Hamas è chiaramente quello di addestrare i giovani alle tattiche militari, indottrinandoli nell’ideologia militante islamista tipica di Hamas”.
Gli attivisti di “Free Gaza” fanno mostra di totale indifferenza per le innocenti vittime israeliane degli attentati terroristici dei palestinesi di Gaza. La loro arrogante ingerenza contro misure volte a impedire che stragi di quel genere abbiano a ripetersi esprime meglio di ogni altra cosa questa loro posizione. Le vitali operazioni di sicurezza che Israele conduce al largo delle coste della striscia di Gaza servono per impedire l’infiltrazione a Gaza di terroristi, armi e altro materiale per la guerra terroristica. Ma evidentemente proteggere la vita di israeliani innocenti non sembra un legittimo obiettivo umanitario agli occhi di attivisti di questa risma.
E che dire dei palestinesi che patiscono sotto il loro stesso regime, nelle mani di un gruppo ufficialmente riconosciuto come terrorista dalla maggior parte dei governi occidentali? Sono minimamente disturbati, i sostenitori di “Free Gaza”, dalle recenti spietate aggressioni da parte di Hamas contro i loro stessi fratelli di Fatah? Sarebbe disposto uno qualunque dei passeggeri di quelle due imbarcazioni a vivere anche solo un giorno sotto il regime islamista totalitario che vanno a rafforzare con questa loro azione? Sarebbero disposti a mandare i loro figli in quei campi estivi gestiti da Hamas?
Gli organizzatori di questo puerile progetto dicono che il carico comprende anche aiuti destinati a bambini di Gaza feriti. Di nuovo, pare non sappiano nulla dei fatti concreti: Israele accoglie di routine gli abitanti di Gaza nei suoi ospedali, dove ricevono gratis trattamenti medici di primissimo livello, e fa entrare ogni giorno tonnellate di aiuti umanitari nella striscia di Gaza.
Con appena un po’ di informazione, i petulanti attivisti di “Free Gaza” avrebbero potuto scoprire anche qualcosa sulle esperienze nei campi estivi fatte da mia figlia. Il giorno in cui venne assassinata, Malki era diretta verso un sobborgo di Gerusalemme per partecipare a un incontro di educatori in preparazione di un campo estivo. Le attività contemplavano nuoto, escursioni, canto, danza, teatro, attività sportive. Pochi giorni prima, Malki era tornata dal nord di Israele dove era stata educatrice volontaria a Etgarim, un campo per bambini fisicamente e mentalmente disabili. Il suo sorriso risplende ancora nelle foto che conserviamo di lei, abbracciata ai piccoli ospiti del campo affetti da sindrome di Down.
Ma fornire informazioni come queste potrebbe confondere gli stolidi attivisti che fanno rotta su Gaza. Il loro aperto sostegno all’enclave del terrorismo può perdurare solo finché restano convenientemente ciechi e ignoranti.
E questa loro stupidaggine non farà che rendere ancor meno realizzabile la prospettiva di autentici campi estivi per i bambini di Gaza, e ancor meno probabile una pace vera e duratura in questa regione.

(Da: YnetNews. 19.08.08)

Nella foto in alto: Malki Chana Roth (a sinistra) al campo estivo di Etgarim, pochi giorni prima di essere uccisa nell’attentato palestinese alla pizzeria Sbarro dell’agosto 2001

Per il filmato sui campi estivi a Gaza, vedi:

http://www.haaretz.com/hasen/spages/1010449.html

Si veda anche:

The Malki Foundation

http://www.kerenmalki.org

Terroriste impenitenti

https://www.israele.net/articles.php?id=1139