Cinque buone ragioni per smantellare l’Unrwa

Un’agenzia che non solo ha fallito, ma fa danni e sperpera denaro

Di David Grantham, Calev Michael Myers

Calev Michael Myers e David Grantham, autori di questo articolo

L’Unrwa è un’agenzia dell’Onu creata nel 1950 per fornire servizi di soccorso agli arabi palestinesi sfollati durante la guerra del 1948 tra il nuovo stato di Israele e i paesi arabi vicini. L’organizzazione aveva lo scopo di garantire servizi sociali temporanei solo ai profughi arabi palestinesi, e solo fino a quando non si fossero potuti integrare nel paese ospitante. Con gli anni, invece, l’Unrwa si è trasformata in una “industria del profugo” praticamente permanente, che finanzia (coi soldi dei contribuenti occidentali, in primo luogo americani) scadenti servizi socio-sanitari ed educativi per i milioni di arabi palestinesi che ha preso in carico. Nonostante i miliardi di dollari d’aiuti spesi negli ultimi sei decenni, vi sono stati ben pochi miglioramenti nella vita dei palestinesi sotto le cure dell’Unrwa. Circa il 65% dei profughi palestinesi vivono in condizioni di povertà che per diversi di loro, a Gaza, sono solo peggiorate dopo che Israele si è ritirato nell’estate 2005.

Ma a parte il suo evidente fallimento, ci sono almeno cinque altre questioni per le quali sarebbe logico ridiscutere l’esistenza stessa dell’Unrwa così come è oggi.

1. Mandato viziato all’origine. Un’agenzia Onu dedicata unicamente ai profughi palestinesi è giuridicamente infondata e moralmente ingiusta. Infatti, tutti gli altri profughi in tutto il mondo – 130 milioni dalla seconda guerra mondiale – ricadono sotto la competenza dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR). Il mandato specifico dell’UNHCR è quello di integrare i profughi nei paesi in cui risiedono per evitare di creare generazioni di persone che dipendono dall’assistenza pubblica internazionale. L’Unrwa fa esattamente l’opposto, attribuendo lo status di profugo a palestinesi di terza e quarta generazione che non sono mai stati profughi. Di conseguenza, il numero di “profughi palestinesi” è cresciuto da circa 700.000 nel 1950, agli oltre 5 milioni di oggi.

2. Conflitti di interesse. Mentre l’UNHCRm, per evitare eventuali conflitti di interessi, evita di assumere dipendenti fra coloro che usufruiscono degli aiuti, l’Unrwa ha uno staff pletorico composto prevalentemente da palestinesi e da persone che sono interessate a preservare e gonfiare il meccanismo dell’assistenza internazionale. A peggiorare le cose, l’Unrwa stipendia in media un dipendente ogni 182 profughi palestinesi registrati, laddove l’UNHCR stipendia un dipendete ogni 5.500 profughi (di qualunque altra parte del mondo).

3. Incongrua attribuzione dello status di rifugiato. Sono circa 2 milioni gli arabi che vivono nell’area ad ovest del fiume Giordano, tra Cisgiordania e striscia di Gaza, registrati dall’Unrwa come “profughi dalla Palestina”. Il problema è che questi profughi non possono essere considerati profughi dalla Palestina dal momento che già vivono in terra di Palestina, e sotto Autorità Palestinese. Per la stragrande maggioranza sono nati nel loro attuale luogo di residenza, da dove non sono mai sfollati. Questa logica contorta ha permesso ora a migliaia di siriani di (lontana) origine palestinese di registrarsi all’Unrwa benché per la maggior parte siano nati in Siria e vi hanno sempre vissuto fino a quando la guerra civile li ha costretti a sfollare. Nel frattempo, decine di migliaia di altri profughi siriani non di origine palestinese non ricevono tale trattamento preferenziale.

Il paradosso dell’Unrwa. L’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati ha aiutato 50 milioni di persone a ricostruirsi una nuova vita: oggi non sono più “profughi” – L’UNRWA si è presa cura dal 1948 di 711.000 profughi palestinesi facendoli diventare, oggi, 5 milioni di profughi

4. Indottrinamento di minori. I libri di testo usati nelle scuole dell’Unrwa si basano in gran parte sull’ideologia jihadista e sull’indottrinamento sistematico degli alunni alla violenza. In quelle scuole si tengono periodiche cerimonie per onorare i martiri (shahid) e coloro che hanno perpetrato attentati terroristici. Le scuole dell’Unrwa a Gaza sono state persino usate da Hamas come magazzini di armi e munizioni: i casi ben documentati sono almeno tre nella sola guerra dell’estate 2014. In un caso, i funzionari Unrwa hanno semplicemente riconsegnarono a Hamas i missili scoperti nella scuola.

5. Collegamenti con il terrorismo. Hamas ha vinto le ultime tre elezioni per il comitato che rappresenta i dipendenti all’interno Unrwa, il che significa che la maggior parte dei dipendenti Unrwa sono membri o simpatizzanti di Hamas, un’organizzazione considerata terrorista da Stati Uniti, Unione Europea, Canada, Giappone e altri. Il problema è ancora più grave dal momento che lo stesso Khaled Mash’al, capo del politburo di Hamas, ha ammesso che la sua organizzazione spesso dirotta ad uso militare cospicue quantità delle donazioni destinate a ricostruire le infrastrutture civili.

Gli Stati Uniti e gli altri paesi occidentali dovrebbero riconsiderare il loro finanziamento all’Unrwa e quando scade il suo mandato, anziché rinnovarlo automaticamente, conferire all’UNHCR la responsabilità per i (veri) profughi palestinesi. Inoltre, tutte le operazioni dell’Unrwa a ovest del fiume Giordano potrebbero essere trasferite all’Autorità Palestinese. La realtà è che non c’è nessun risultato positivo che l’Unrwa possa mostrare ai contribuenti occidentali per giustificare la propria persistenza.

(Da: Times of Israel, 28.02.17)