Come e quando i siriani hanno perso il Golan

Guerre d’aggressione, violazioni del cessate il fuoco, rifiuto della pace. E ora, la sottomissione di Damasco a Iran e Hezbollah

Di Eyal Zisser, Arnold Flick

Eyal Zisser

La Siria – scrive Eyal Zisser su Israel HaYom – ha perso due volte le alture del Golan. La prima volta fu nel giugno 1967, quando Hafez Assad, padre di Bashar, era ministro della difesa e insieme ai suoi accoliti nella dirigenza siriana spinse irresponsabilmente verso la guerra l’intera regione: e fu la guerra dei sei giorni, che trascinò la Siria in un’umiliante sconfitta militare con la quale perse il Golan a vantaggio di Israele, il paese aggredito. La seconda volta è avvenuta nel marzo 2019. La guerra a tutto campo scatenata da Bashar contro il suo stesso popolo, con il forte sostegno dell’Iran e di Hezbollah, diventati i suoi padrini, ha spinto il presidente americano Donald Trump a dichiarare il riconoscimento americano della sovranità israeliana sulle alture del Golan.

Quasi tutti i primi ministri israeliani dall’inizio degli anni ’90, quando si avviarono i negoziati di pace con la Siria sulla scia della Conferenza di Madrid del 1991, furono disposti a ritirarsi dal Golan. Alcuni erano disposti ad attuare un ritiro parziale, altri erano effettivamente disposti a vedere i siriani tornare sulle rive del Mare di Galilea. Ma Hafez Assad e, dopo di lui, suo figlio Bashar si sono sempre rifiutati di accettare i requisiti minimi per un accordo di pace, che probabilmente non avrebbero mai voluto nemmeno iniziare. Davano per scontato che il tempo lavorasse per loro e che il Golan li avrebbe aspettati fino a quando Israele si fosse trovato costretto, in un modo o nell’altro, ad accettare di rinunciarvi senza nulla in cambio.

Ma il tempo non lavorava a favore del regime siriano. Sebbene Bashar sia uscito vittorioso dalla guerra civile del suo paese, ora sta apprendendo che, oltre a causare uno smisurato bagno di sangue e spaventose devastazioni, la guerra intestina lo ha anche reso dipendente dalla volontà e dai desideri dei suoi padroni iraniani e Hezbollah. Intanto, fatto non meno importante, vaste aree del suo paese restano escluse dal suo controllo e c’è da dubitare che mai torneranno ad esserlo.

La dichiarazione di Trump è il risultato diretto della guerra in Siria e della condotta di Bashar, e fa di più per garantire in futuro la presenza di Israele sulle alture del Golan di qualsiasi azione o dichiarazione fatta in passato da un leader straniero, e persino israeliano.

(Da:Israel HaYom, 22.4.19)

Arnold Flick

La storia delle alture del Golan – scrive Arnold Flick su Times of Israel – è un po’ diversa da come la raccontano l’Onu e molti mass-media. Durante l’era ottomana al posto della Siria c’era un distretto siriano. All’indomani della prima guerra mondiale, le alture del Golan vennero assegnate dalla Francia al nuovo paese chiamato Siria. Israele prese il Golan nel 1967, nel corso della guerra che dovette combattere per difendere la sua stessa esistenza dall’escalation di minacce e aggressioni innescate da Siria ed Egitto.

La risoluzione 242 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite stabilisce che il cessate il fuoco dopo la guerra del 1967 richiede un ritiro di Israele da una parte dei “territori” (non “da tutti i territori”) in cambio di pieni accordi di pace tra gli stati. Israele fu tra i primi a sottoscrivere, e restituì alla Siria la città di Quneitra. La Siria sottoscrisse solo nel 1972, e ponendo condizioni. Un anno dopo, la Siria si associò all’Egitto nel lanciare contro Israele la guerra di Yom Kippur dell’ottobre 1973. Nonostante tutto, anche quella volta Israele vinse sul campo. E dopo la vittoria, cedette un ulteriore porzione di territorio alla Siria (con gli accordi di disimpegno del 1974). Pertanto, nonostante la clamorosa violazione del cessate il fuoco e della risoluzione da parte della Siria, Israele restituendo “territorio conquistato” ha ottemperato alla risoluzione 242 dell’Onu.

La Siria aveva tenuto il territorio per 49 anni. Israele lo ha tenuto per i 52 anni successivi. Sul Golan non vive nessun arabo siriano. Oggi la maggior parte dei residenti sono israeliani. Il resto sono drusi, caratterizzati da un atteggiamento misto e piuttosto ambiguo rispetto a Israele e Siria. Su eventuale richiesta, Israele potrebbe anche offrirsi di organizzare un referendum fra i drusi del Golan per sapere se desiderano davvero che il confine dell’area in cui vivono (quattro villaggi concentrati nel nord del Golan, ai piedi del Monte Hermon) venga ridisegnato in modo da ricongiungerli alla Siria, o se preferiscono rimanere parte di Israele.

(Da: Times of Israel, 24.3.19)

Le alture del Golan (clicca per ingrandire)