Come le Nazioni Unite hanno perso un’occasione storica per condannare (finalmente) il terrorismo di Hamas

L’ambasciatrice Usa Nikki Haley: “Non c'è nulla di più antisemita del dire che il terrorismo non è terrorismo quando è usato contro il popolo ebraico e lo stato ebraico”

Con un’analisi di Danny Danon

6 dicembre ’18: il voto dell’Assemblea Generale dell’Onu sulla risoluzione anti-Hamas (clicca per ingrandire)

Le Nazioni Unite non hanno condannato Hamas, benché Stati Uniti e Israele fossero riusciti a ottenere una netta maggioranza nell’Assemblea Generale a sostegno di una risoluzione in questo senso. Normalmente per questo genere di risoluzioni basta una maggioranza semplice. Ma questa volta, su proposta della Bolivia, l’Assemblea Generale ha deciso (74 voti contro 72) che, per condannare un gruppo che la maggior parte del mondo considera terrorista, sarebbe stata necessaria una maggioranza di due terzi. Va notato che, invece, è sempre sufficiente una maggioranza semplice per approvare le risoluzioni anti-israeliane regolarmente messe ai voti nell’Assemblea Generale: un chiarissimo esempio di faziosità, ha denunciato l’ambasciatrice Usa Nikki Haley.

Alla fine, la risoluzione contro Hamas proposta dagli Usa ha ottenuto 87 contro 57 no, più 33 astensioni e 16 assenti, mancando per soli 9 voti la maggioranza di due terzi (le astensioni non vengono conteggiate ai fini della determinazione dei due terzi).

Nikki Haley ha affermato che la pretesa di una maggioranza di due terzi non è stata altro che un caso di doppio standard, dal momento che nessuna richiesta del genere era è stata presentata la settimana prima, quando le Nazioni Unite avevano approvato ben sei risoluzioni che condannavano Israele. “Non c’è nulla di più chiaramente antisemita del dire che il terrorismo non è terrorismo quando è usato contro il popolo ebraico e lo stato ebraico – ha detto Haley – Non c’è niente di più antisemita che dire che non possiamo condannare il terrorismo contro Israele, mentre non esiteremmo un minuto a condannare gli stessi atti se fossero perpetrati contro qualsiasi altro paese”.

6 dicembre ‘18: il voto delle Nazioni Unite sulla richiesta di una maggioranza di due terzi per la risoluzione anti-Hamas (clicca per ingrandire)

Nella sua dichiarazione prima del voto, Haley aveva dichiarato: “Oggi, per le Nazioni Unite, può essere un giorno storico oppure un giorno qualunque. Un giorno qualunque se venisse approvata un’ennesima risoluzione che condanna Israele, come l’Assemblea ha fatto sei volte la scorsa settimana e 500 volte nel corso degli anni. Una giornata storica se venisse adottata, per la prima volta in assoluto, una risoluzione contro Hamas”. Haley ha spiegato che la risoluzione non entrava nel merito di un eventuale accordo di pace, cosa che hanno fatto centinaia di risoluzioni in passato. Essa rappresentava piuttosto “un elemento essenziale per la pace: il rifiuto del terrorismo, giacché tutti sappiamo che non ci può essere nessuna pace senza un mutuo consenso sul fatto che il terrorismo è inaccettabile”. Dopo aver ricordato che lo statuto stesso di Hamas prevede la distruzione di Israele, Haley ha riepilogato il terrorismo di Hamas dagli attentati suicidi degli anni ’90 e degli anni 2000, fino al lancio indiscriminato di razzi sui civili israeliani e di aerostati incendiari a volte persino decorati con simboli nazisti. Se tutto questo non fosse motivo sufficiente per condannare Hamas, ha detto Haley, l’organizzazione dovrebbe essere condannata anche solo per le sofferenze che infligge ai palestinesi sotto il suo governo. “La pace deve essere costruita sulla verità – ha concluso Haley – Mi sia permesso un momento personale per chiedere ai miei fratelli e sorelle arabi: l’odio è così forte? C’è un odio verso Israele così forte che prendete le difese di un’organizzazione terroristica che sta direttamente causando disastri al popolo palestinese? Non sarebbe ora di lasciar perdere?”.
(Da: Jerusalem Post, israeltoday, 7.12.18)

Danny Danon, ambasciatore d’Israele all’Onu

Scrive Danny Danon: Giovedì scorso le Nazioni Unite hanno preso in esame una risoluzione presentata dagli Stati Uniti che condannava Hamas. Sebbene 87 paesi – una cifra record – abbiano votato a favore, la risoluzione non risulta approvata perché non ha raggiunto la maggioranza di due terzi richiesta. La risoluzione non è passata a causa di manovre procedurali da parte di parecchi paesi senza morale, che non hanno saputo affermare ciò che è evidente: che Hamas è un’organizzazione terroristica le cui azioni meritano una condanna senza ambiguità.

Lo sforzo per far passare la risoluzione contro Hamas era iniziato nel quadro di un tentativo di correggere il grottesco spettacolo che viene messo in scena ogni anno alle Nazioni Unite il 29 novembre, anniversario del voto del 1947 che raccomandava la spartizione del Mandato sulla Palestina in due stati, uno arabo e uno ebraico. Anziché celebrare il proprio ruolo nel contribuire alla nascita dello stato libero e democratico d’Israele, da quarant’anni l’Assemblea Generale ha designato questa data come “Giornata internazionale di solidarietà con il popolo palestinese”. In questo giorno, le nazioni del mondo fanno pubblico sfoggio delle loro credenziali filo-palestinesi incolpando Israele di tutti i mali della regione e cercando di cancellare il legame storico fra ebraismo e Gerusalemme. Il risultato è una sequela di risoluzioni che gettano sulle spalle di Israele tutta la colpa per il fatto che il popolo palestinese non ha uno stato.

La risoluzione proposta quest’anno dagli Stati Uniti avrebbe potuto essere il primo importante passo per le Nazioni Unite nell’affermare che in realtà è Hamas la vera minaccia contro il popolo palestinese e la stabilità della regione. Mai prima d’ora l’Assemblea Generale ha adottato – né tanto meno discusso – una risoluzione che riconosca la realtà delle cose come stanno. A giugno, una maggioranza degli stati membri aveva appoggiato un emendamento statunitense che condannava Hamas per i suoi violenti atti di terrorismo durante la cosiddetta “Grande Marcia del Ritorno” al confine fra Gaza e Israele. La risoluzione della scorsa settimana si basava sul testo e sullo spirito di quell’emendamento.

6 dicembre ‘18: il voto delle Nazioni Unite sulla risoluzione che condanna il terrorismo di Hamas (clicca per ingrandire)

La risoluzione degli Stati Uniti ha funzionato come una cartina di tornasole, per la comunità internazionale, su una serie di fronti, compreso quello dell’antisemitismo. In un momento in cui il mai tramontato spettro dell’antisemitismo è diventato, di nuovo, una perniciosa realtà, l’Onu aveva l’opportunità di assumere una posizione unitaria contro questo pregiudizio millenario, dal momento che Hamas è uno dei più grandi responsabili al mondo della crescita dell’antisemitismo: la sua stessa carta istitutiva invoca la distruzione di Israele e del popolo ebraico. La determinazione con cui Hamas persegue i suoi intenti genocidi mette in pericolo i civili, sia israeliani che palestinesi. Anziché usare le forniture mediche, i materiali da costruzione e gli aiuti finanziari per migliorare la vita dei palestinesi sotto il suo controllo nella striscia di Gaza, Hamas dirotta queste risorse verso la costruzione di tunnel per infiltrazioni terroristiche, il lancio di razzi e ordigni incendiari e la costruzione delle sue strutture militari allo scopo di muovere guerra a Israele. Dal 2001, Hamas ha lanciato più di 13.000 razzi sui centri abitati dalla popolazione israeliana: significa, in media, quasi tre razzi al giorno per 17 anni. E mentre i razzi di Hamas si abbattono su case e scuole israeliane, i terroristi di Hamas usano i civili palestinesi, bambini compresi, come scudi umani durante i loro attacchi contro i nostri soldati. Invece di garantire una vita migliore ai palestinesi, Hamas mira solo a distruggere la vita degli israeliani.

È dunque ben chiaro come mai gli Stati Uniti, Israele, l’Unione Europea, l’Australia, il Canada, la Nuova Zelanda e alcuni altri paesi hanno definito Hamas un’organizzazione terroristica. Resta la domanda: perché molti altri paesi, e le Nazioni Unite in quanto tali, non fanno lo stesso? È un vero peccato che la verità non ottenga l’attenzione che merita, anzi nessuna attenzione. Sebbene quasi due milioni di palestinesi vivano sotto il governo abusivo di Hamas nella striscia di Gaza, un’area che Hamas controlla sin dalla sanguinosa guerra civile del giugno 2007 contro l’Autorità Palestinese, sempre e solo Israele viene incolpato per la loro condizione.

Il capo di Hamas Ismail Haniyeh alla tv Al-Aqsa (29.5.14): «Noi pensiamo che il percorso dei negoziati e dei colloqui di pace sia un binario morto. La resistenza che ha liberato Gaza, ad Allah piacendo può liberare Gerusalemme, la Cisgiordania e il resto della Palestina”

Gli sviluppi che hanno portato al voto di giovedì scorso hanno ulteriormente dimostrato che la verità è spesso più bizzarra della finzione. Il capo di Hamas, Ismail Haniyeh, ha indirizzato al presidente dell’Assemblea Generale una lettera di reclamo – che includeva un chiaro appello alla violenza contro Israele – in vista della discussione sulla risoluzione americana. Un’organizzazione dichiaratamente terrorista che difende la sua “causa” davanti all’Onu è come se un serial killer reclamasse aiuto dalla polizia. E nei giorni precedenti il voto, l’Autorità Palestinese ha scelto di correre in aiuto di Hamas. Noncurante del fatto che nel 2007 Hamas gettò giù dai tetti di Gaza gli uomini di Fatah, il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) non ha esitato a prendere le difese di Haniyeh. Evidentemente l’odio verso Israele è abbastanza potente da superare anche la più feroce rivalità interna fra palestinesi.

La risoluzione delle Nazioni Unite che condanna Hamas resta comunque una tappa storica: una netta maggioranza di 87 paesi ha votato a favore della condanna del gruppo terroristico. L’ambasciatrice statunitense Nikki Haley ha svolto un ruolo determinante nel formare questa coalizione senza precedenti schierata con Israele nella sua battaglia contro il terrorismo. Ed è anche stato un voto che ha fatto utile chiarezza: ha mostrato al mondo quali sono i paesi che appoggiano Hamas e quelli che si oppongono al terrorismo; quali sono i paesi che trovano scuse per giustificare l’antisemitismo e quelli che sono sinceri nei loro sforzi per combatterlo. Ed è servita per mettere in chiaro, nero su bianco, che noi non abbandoneremo la lotta all’Onu contro Hamas.

Rimane il rammarico per un’occasione mancata. Invece di continuare a emanare vuote promesse contro l’antisemitismo, adottare inutili proclami a sostegno del popolo palestinese e incolpare sempre e solo Israele, l’Onu avrebbe potuto fare un primo passo nel riconoscere che Hamas è la vera minaccia contro Israele e il popolo palestinese, e condannare finalmente questa organizzazione terroristica. Ma non l’ha fatto.
(Da: Jerusalem Post, 8.12.18)