Come mai i propagandisti di Putin si atteggiano a vittime come “nuovi ebrei”?

Personaggi screditati, che per decenni hanno diffuso antisemitismo, scoprono improvvise identità ebraiche e strumentalizzano la Shoà come passo ulteriore della grottesca accusa all’Ucraina d’essere nazista

Di Sophia Moskalenko, Mia Bloom

Sophia Moskalenko e Mia Bloom, autrici di questo articolo

Benché sia risaputo – e per molti motivo di orgoglio – che il presidente ucraino Volodomyr Zelensky è ebreo e che il pretesto della “de-nazificazione” da parte della Russia per la sua feroce guerra all’Ucraina è un’evidente e inverosimile provocazione, la macchina della propaganda russa lavora a tempo pieno per cercare di convincere il mondo, e Israele in particolare, che loro sono i nuovi ebrei sotto attacco.

Nei giorni in cui la Russia ha invaso l’Ucraina c’è stata un’improvvisa corsa tra i più famosi propagandisti russi a identificarsi come ebrei: compresi personaggi notoriamente antisemiti, che fanno uso di ingiurie etniche contro gli ebrei nello stesso momento in cui affermano di far parte della tribù. Sergei Shnurov, il leader della popolare rock band russa Leningrad e direttore di RTVI, un canale televisivo (di propaganda) russo, ha pubblicato il suo nuovo video musicale intitolato “Vietato l’ingresso a russi e cani” incentrato su quello che lui chiama “il genocidio” dei russi in Ucraina. Nel video, due uomini stanno alle spalle dei cantanti con indosso la tradizionale “casacca di Tolstoj” (la kosovorotka), ma in questo caso decorata con grosse stelle di David che ricordano la stella gialla imposta dai nazisti durante la seconda guerra mondiale. Shnurov canta: “Ora un russo è come un ebreo a Berlino nel 1940”, mentre una cantante di supporto gli fa eco con un ritornello sul “genocidio”. La canzone si conclude con un comune insulto russo verso gli ebrei: zhid. Shnurov canta: “Dite, europei, non tacete: i russi sono i nuovi zhid. Voi volete che bruciamo tutti in un forno”. L’uso dell’ingiuria etnica nella canzone tradisce la profonda antipatia verso il gruppo stesso di cui stanno cercando di appropriarsi, per non parlare dell’insolente riferimento alla Shoà.

Gli stessi testi sono stati ripresi con approvazione dal capo del network televisivo internazionale russo RT, un canale statale che ora è stato bandito in tutta l’Unione Europea a causa della sua propaganda a favore della guerra. Anche prima dell’invasione, il capo di RT Margarita Simonyan aveva sostenuto l’idea che la Russia era costretta a intervenire prima che l’Ucraina costruisse “campi di concentramento” e iniziasse a “gasare le persone”. Vale la pena notare che la stessa tv RT ha fatto di frequente da tribuna per autentici neo-nazisti e suprematisti bianchi antisemiti come il leader alt-right Richard Spencer, Jared Taylor di American Renaissance e l’ex capo del KKK David Duke, insieme a fautori dei Protocolli dei Savi di Sion, il noto falso antisemita di epoca zarista.

Fermo immagine dal video musicale “Vietato l’ingresso a russi e cani” del gruppo rock russo Leningrad. Clicca l’immagine per vedere il video su YouTube (con sottotitoli in inglese)

Allo stesso modo Vladimir Soloviev, forse il massimo propagandista nella cerchia ristretta di Vladimir Putin, ha reagito alla notizia di essere in cima alla lista dei russi sanzionati dall’Unione Europea dichiarando di essere stato preso di mira in quanto ebreo, nonostante nella vita di tutti i giorni sia chiaramente e convintamente un cristiano praticante. Davanti a un pubblico dal vivo nel suo spettacolo Soloviev Live, ha ulteriormente articolato l’accusa sanzioni=antisemitismo: “È forse la prima volta che l’Europa attacca ebrei? È forse la prima volta che la civile Europa vara sanzioni contro ebrei, comprese le loro proprietà? E’ una cosa che gli ebrei conoscono bene. In altre parole, questi discendenti della Germania nazista applicano sanzioni contro un giornalista? Beh, certo: seguono le orme di Hitler…”. Già un anno fa, Soloviev aveva tirato fuori la sua identità di “ebreo” quando l’attivista anti-Putin Aleksej Navalny aveva rivelato l’immensa ricchezza nascosta da Soloviev negli immobili all’estero. Parlando in tv, Soloviev disse che in realtà era l’antisemitismo a motivare quella che definiva l’indagine “nazista” di Navalny. Curiosamente, nella stessa invettiva Soloviev affermò che Hitler era un uomo più coraggioso di Navalny, cosa per cui la Lettonia gli ha vietato l’ingresso per aver glorificato il nazismo.

Il cantante pop e propagandista russo Oleg Gazmanov, che si esibisce per le élite e l’esercito russo compreso un concerto celebrativo dopo l’annessione della Crimea del 2014, ha improvvisamente scoperto le sue radici ebraiche, tenute nascoste come un marrano sotto la facciata ultra-nazionalista russa che ha esibito negli ultimi 30 anni. Pochi giorni fa Gazmanov ha persino chiesto la cittadinanza israeliana in base alla Legge del Ritorno (che conferisce la cittadinanza a chi abbia almeno un nonno ebreo).

In un tweet di Kyiv Post (il più importante quotidiano ucraino in lingua inglese), le foto del Teatro dell’Opera di Odessa nel 1942 e oggi

Come si può spiegare questa appropriazione della Shoà e queste rivendicazioni di ebraismo da parte dei leader della macchina propagandistica del regime russo? Ci sono due possibili spiegazioni. Sul piano psicologico, accomunarsi agli ebrei, e in particolare al genocidio e alla Shoà perpetrati dai nazisti, consente ai russi di dipingersi cinicamente come le vere vittime, con l’Occidente a interpretare la parte dell’oppressore, nel tentativo di ricacciare le immagini provenienti dall’Ucraina che mostrano città sotto un genere di bombardamento che non si vedeva in Europa dai tempi dei nazisti nella seconda guerra mondiale. Si tratta di un netto cambiamento rispetto alla realtà alternativa utilizzata dalla Russia fino a poche settimane fa come giustificazione per l’invasione dell’Ucraina, in cui Putin affermava che il governo ucraino è nazista. In quella narrazione precedente, i russi non erano vittime ma eroi che si precipitavano a salvare il popolo ucraino. Il passaggio da eroi a vittime potrebbe indicare che persino i propagandisti russi percepiscono il carattere arbitrario del tanto celebrato intervento militare. La pretesa d’essere martiri per associazione con gli ebrei è imperniata sulla psicologia morale del sacrificio di sé. I propagandisti russi capiscono meglio di tanti altri quanto possa essere efficace una narrazione di martirio per mobilitare la gente e incoraggiare i russi a stringersi attorno alla causa. A tre settimane dall’inizio della guerra, la Russia sta sperimentando seri problemi di morale della truppa, e giungono già notizie sul ricorso a “forze di polizia militare” che minacciano qualsiasi soldato che abbia la tentazione di fare marcia indietro o disertare. Le storie di martirio erigono forti imperativi morali di protezione della vittima e punizione dei perpetratori, e potrebbero non essere altro che uno dei modi con cui i propagandisti russi cercano di incitare l’esercito russo a combattere con più ferocia e il pubblico russo a sostenere “l’operazione militare speciale” in Ucraina.

Sul piano politico, potrebbe anche essere un modo per la Russia di ingigantire artificialmente le sue relazioni con lo stato d’Israele. Putin non vuole che Naftali Bennett condivida la tecnologia israeliana “Cupola di ferro” o armi informatiche che potrebbero essere usate contro la Russia, né che si unisca alla maggioranza globale nella condanna dei crimini di guerra russi contro i civili ucraini, e per questo sfrutta la leva della co-dipendenza militare d’Israele dal controllo russo dello spazio aereo siriano.

Il paradosso in tutto questo, ovviamente, è che proprio la Russia è stata la fonte di tanto antisemitismo storico in quanto luogo di nascita dei Protocolli dei Savi di Sion, ora integrati nelle teorie complottiste di QAnon, e della stessa parola “pogrom”. Gli stessi propagandisti che oggi rivendicano un’identità ebraica hanno diffuso per decenni la peggiore propaganda antisemita in tutta la Russia. Appropriarsi della narrativa della Shoà e rivendicare improvvise radici ebraiche è chiaramente una carta cinica, un tentativo di legittimare la guerra di Putin attribuendole un’alta statura morale.

E potrebbe anche essere un avvertimento in codice per i “vecchi” ebrei, sia in Russia che in Israele: l’Armata Rossa ha liberato Auschwitz e ora la Russia sta “liberando” l’Ucraina, quindi state zitti o rischierete anche voi ebrei di passare per i “nuovi nazisti”.

(Da: Ha’aretz, 15.3.22)