Come sorprendersi?

Era chiaro sin dall'inizio che Abu Mazen avrebbe abbandonato la scena all'approssimarsi della scadenza dei negoziati e delle scarcerazioni

Di David M. Weinberg

David M. Weinberg, autore di questo articolo

David M. Weinberg, autore di questo articolo

È sempre più evidente che questo processo negoziale per la soluzione a due stati è ormai prossimo alla obsolescenza, anche se non è ancora politicamente corretto affermarlo nei garbati ambienti diplomatici. La soluzione a due stati ha ben poche possibilità di concretizzarsi perché i palestinesi non vogliono lo stato compresso in Cisgiordania che Israele può dare loro. E non sono assolutamente disposti a chiudere il libro delle pretese e delle rivendicazioni nei confronti di Israele, in cambio dello staterello in Cisgiordania e striscia di Gaza.

E così, il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) ha colto la prima occasione che poteva trovare per sottrarsi al tavolo dei negoziati, incolpandone Israele.

Ma sin dall’inizio Abu Mazen non avrebbe voluto partecipare a queste trattative. Di certo non era intenzionato né pronto a fare concessioni concrete per arrivare a un compromesso che ponga fine al conflitto con Israele. Né si deve dimenticare che Abu Mazen ha accettato di negoziare, otto mesi fa, solo sotto forti pressioni americane, e solo dopo che Israele ha “comprato” la sua partecipazione ai colloqui con la promessa di scarcerare una certa quantità di terroristi palestinese durante il periodo di nove mesi dei negoziati.

Un mese prima della scadenza dei negoziati concordati con gli Stati Uniti e senza aver raggiunto un accordo con Israele, martedì 1 aprile il presidente dell'Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) firma la domanda di ammissione dello “stato di Palestina” a quindici convenzioni internazionali e agenzie Onu, in violazione degli impegni che si era assunto

Un mese prima della scadenza dei negoziati concordati con gli Stati Uniti e senza aver raggiunto un accordo con Israele, martedì 1 aprile il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) firma la domanda di ammissione dello “stato di Palestina” a quindici convenzioni internazionali e agenzie Onu, in violazione degli impegni che si era assunto

Non dovrebbe stupire proprio nessuno, né a Washington né a Gerusalemme, il fatto che Abu Mazen abbia preso baracca e burattini, quando si è fatta vicina la fine del primo periodo negoziale e delle scarcerazioni di detenuti. È esattamente la stessa cosa che Abu Mazen fece nel 2008, quando scappò dal tavolo delle trattative per evitare di dover dire no all’offerta super-magnanima di Ehud Olmert.

Francamente mi lascia attonito vedere come tanti, anche fra i massimi negoziatori israeliani e americani, sembrano essere stati colti di sorpresa dalla decisione di Abu Mazen di rilanciare la sua guerra diplomatica contro Israele con la domanda di adesione unilaterale a una quindicina di trattati internazionali e agenzie Onu. E di cosa dovremmo sorprenderci? Non era forse chiaro sin dall’inizio che questo era il percorso prediletto da Abu Mazen: probabilmente il suo Piano A, certamente il suo Piano B? Hanno davvero creduto che Abu Mazen avesse intenzione di negoziare con Israele una definitiva soluzione pacifica a due stati? Come fanno a non sapere che la strategia palestinese era e rimane quella di minacciare e intimidire Israele con l’isolamento, la demonizzazione, la delegittimazione e la criminalizzazione?

(Da: Israel HaYom, 7.4.14)