Come ti creo il mostro Israele

Secondo la CNN, Israele avrebbe intenzionalmente ucciso la giornalista di Al-Jazeera, ma il servizio è costruito su testimonianze inattendibili

La CNN ha pubblicato martedì una inchiesta esclusiva sulla morte, lo scorso 11 maggio, della giornalista Shireen Abu Akleh, in cui si sostiene che la giornalista di al-Jazeera è stata colpita deliberatamente dalle Forze di Difesa israeliane. Il servizio si basa su una serie di “testimonianze” che la CNN presenta come obiettive.

Uno di questi testimoni è Shatha Hanaysha, che era accanto ad Abu Akleh al momento della sua morte. Quello che la CNN non dice agli ascoltatori è che Shatha Hanaysha non è semplicemente una “giornalista palestinese”, come la descrive l’emittente. In realtà è una persona che esprime apertamente le sue prese di posizione estremiste sui social network, compreso il sostegno a terroristi palestinesi che commettono attentati mortali contro civili israeliani.

In molti suoi post, la “fonte obiettiva” della CNN celebra i “martiri” che hanno perpetrato un attentato definendoli suoi “compagni d’armi” che hanno compiuto “un’operazione esecutiva a fuoco che ha portato all’uccisione della guardia dell’insediamento Ariel” (in riferimento all’attentato rivendicato da Hamas ad aprile in cui due terroristi hanno aperto il fuoco e ucciso a sangue freddo una guardia di sicurezza israeliana seduta all’entrata dalla città di Ariel, in Cisgiordania). Anche in altri post, Shatha Hanaysha definisce “operazioni” gli attacchi terroristici in cui sono stati assassinati civili innocenti, e definisce “feste” le celebrazioni di questi omicidi da parte di palestinesi.

Un’altra testimonianza “indipendente” utilizzata dalla CNN proviene dall’ex parlamentare e membro della fazione palestinese Fatah a Jenin, Jamal Huwail, descritto dall’emittente come un “professore all’Università Araba-Americana di Jenin, che ha aiutato a trascinare dalla strada il corpo senza vita di Abu Akleh”.

Gli ascoltatori della CNN avrebbero potuto meglio valutare la credibilità di questo testimone se gli fosse stato detto che Jamal Huwail, parlando del terrorista che il 22 marzo ha assassinato quattro inermi passanti a Beersheba, in Israele, lo ha definito un “leone solitario” che ha “suonato l’allarme in questa occupazione criminale sionista”, aggiungendo che la sua “complessa e complicata operazione servirà da modello e si diffonderà altrove, nel cuore stesso della criminale occupazione sionista”, cioè all’interno di Israele da lui definito “l’occupazione che dura da più di 70 anni su questa terra che venne occupata nel 1948”, e che si estende “dal fiume Giordano al mar Mediterraneo”.

L’inchiesta della CNN prosegue avvalendosi del parere di Chris Cobb, che l’emittente definisce un “esperto di armi esplosive”. Utilizzando le immagini fornite dalla CNN, l’esperto si dichiara certo che Abu Akleh non è stata uccisa da un “proiettile vagante”, ma è stata “presa di mira” intenzionalmente. Basta una rapida ricerca sul background di Chris Cobb per constatare che “l’esperto indipendente” interpellato dalla CNN è consulente fisso di “Forensic Architecture”, un ente che ha prodotto svariate indagini pseudo-scientifiche contro Israele con conclusioni che sono state dimostrate prevenute e fuorvianti (si veda, in inglese: qui, qui e qui).

Il servizio  della CNN si  regge su questo genere di testimonianze, oltre a riprese video che la stessa emittente ammette che “non mostrano Abu Akleh che viene colpita”.

La realtà è che non è ancora chiaro chi abbia causato la morte di Shireen Abu Akleh, se sia stato un proiettile vagante delle Forze di Difesa israeliane o il fuoco di palestinesi armati che cercavano di impedire l’arresto di sospetti terroristi a Jenin.

Pubblicando acriticamente affermazioni a ruota libera, non corroborate da prove, di persone che hanno chiaramente una precostituita posizione anti-israeliana, la CNN ha reso un pessimo servizio all’informazione e alla ricerca della verità.

(Da: honestreporting.com, 25.5.22)

La prima delle tre foto seguenti è un fermo-immagine del video presentato dalla CNN come l’ultimo dove si vede la giornalista Abu Akleh pochi istanti prima d’essere colpita. Secondo la CNN, il video prova che nella zona non c’erano palestinesi armati che facevano fuoco, come dimostrerebbe l’atteggiamento tranquillo dei presenti. Ma questo tipo di immagini non mostrano sempre il quadro completo. Si veda, ad esempio, la foto successiva (ripresa da molti organi di stampa) che ritrae palestinesi armati in azione durante scontri a Jenin due giorni dopo (venerdì 13 maggio), e la si confronti con la successiva foto intera (non pubblicata dalla maggior parte degli organi di stampa).

Per scorrere la galleria d’immagini, cliccare sulla prima e proseguire cliccando sul tasto “freccia a destra”:

 

“Non basatevi su fatti fake, studiate i fatti”, ha detto il presidente israeliano Isaac Herzog durante il suo intervento martedì al World Economic Forum di Davos. “Abbiamo già avuto casi in passato in cui siamo stati incolpati e in seguito è emersa la verità, ovvero che c’erano molte cose false su Israele. Ecco perché ho detto di non basarsi su fatti fake” ha affermato Herzog, interpellato a proposito della morte della giornalista Shireen Abu Akleh. E ha aggiunto: “Abbiamo offerto ai palestinesi un’indagine congiunta sulle circostanze di questo tragico evento. Purtroppo i palestinesi hanno rifiutato. Hanno preso il corpo, hanno preso il proiettile. Quindi non si può comprovare nessuno degli scenari senza quelle evidenze. Israele è stato aperto e trasparente e ha offerto agli Stati Uniti di unirsi al processo di indagine, perché attribuiamo grande importanza alla libertà di parola e al lavoro dei giornalisti e degli organi di informazione, e li rispettiamo”.
(Da: Jerusalem Post, 26.5.22)

In una conferenza stampa, giovedì a Ramallah, il procuratore generale dell’Autorità Palestinese Akram al-Khatib ha affermato che gli investigatori palestinesi hanno stabilito che la giornalista di Al-Jazeera Shireen Abu Akleh è stata deliberatamente uccisa da soldati israeliani che l’hanno direttamente presa di mira, e non per sbaglio da colpi diretti a un altro bersaglio. Il procuratore al-Khatib ha aggiunto che l’Autorità Palestinese non consegnerà il proiettile a Israele perché venga esaminato. Ha anche detto che è stato deciso di non mostrare nemmeno le immagini del proiettile “per privarli di una nuova bugia”. L’Autorità Palestinese ha insistito per condurre indagini in proprio, rifiutando qualunque collaborazione con israeliani, americani o esperti internazionali. “Siamo orgogliosi di non aver incluso nessun altro nelle indagini” ha affermato il portavoce presidenziale dell’Autorità Palestinese, Nabil Abu Rudeinah.

“Qualsiasi affermazione secondo cui le Forze di Difesa israeliane prendono di mira intenzionalmente i giornalisti o coloro che non sono coinvolti [negli scontri a fuoco] è una rozza e spudorata menzogna”, ha affermato giovedì sera il ministro della difesa israeliano Benny Gantz. Gantz ha ribadito che Israele è addolorato per la morte di Abu Akleh, che l’esercito sta conducendo la propria indagine sulla questione e ha ripetuto la richiesta all’Autorità Palestinese di mettere a disposizione il proiettile per l’analisi balistica in modo da poter determinare definitivamente chi l’ha sparato. Nella sua dichiarazione, Gantz ha sottolineato che le Forze di Difesa israeliane stanno fronteggiando un’ondata di terrorismo “che nelle scorse settimane ha causato la morte di 20 innocenti” e che “molti dei terroristi che hanno compiuto gli attentati provenivano dalla zona di Jenin”. Ribadendo che quello israeliano è un esercito che si attiene a un alto standard morale, Gantz ha proseguito: “Agiamo sempre con la massima precisione possibile, prendendo di mira i terroristi e adottando misure per evitare danni ai civili. Chiunque conduca operazioni antiterrorismo evitando danni ai civili vorrebbe conoscere la verità e studiare cosa si può fare per risparmiare vite umane. Ma le indagini e gli scambi di informazioni non si fanno nelle conferenze stampa. Nonostante le numerose richieste, i palestinesi si rifiutano di cooperare, il che suscita l’interrogativo se vogliano davvero arrivare balla verità”.
(Da: Ha’aretz, Times of Israel, 26.5.22)