“Completamente sbagliato” il rapporto OMS

Israele smentisce i presunti casi di malati palestinesi morti per il blocco alle frontiere di Gaza

image_2062“Completamente sbagliato”. Così Nir Press, comandante per le Forze di Difesa israeliane del Coordinamento con Gaza, ha definito i rapporto diffuso martedì da Ambrogio Manenti, capo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità a Gaza e Cisgiordania, che accusava Israele della morte di cinque pazienti palestinesi, a suo dire deceduti nell’attesa di poter entrare in Israele e ricevere le cure necessarie.
Secondo Press, il rapporto ignora completamente il fatto che, dei cinque casi denunciati, due in realtà hanno ricevuto cure negli ospedali israeliani. È il caso, ad esempio, di Mona Nofal, 34 anni, deceduta per cancro rettale all’ospedale Shifa di Gaza lo scorso novembre: Press ha ricordato che la donna è stata in cura presso ospedali israeliani in luglio, in agosto e in ottobre. Il fatto che i trattamenti non siano stati sufficienti a salvarla riguarda la gravità della patologia e non ha nulla a che vedere con il presunto blocco israeliano.
Agli altri tre casi denunciati, il permesso in effetti era stato accordato, ma poi non è stato utilizzato per problemi interni palestinesi.
Press afferma che le Forze di Difesa israeliane, pur mantenendo – per evidenti motivi di sicurezza – stretti controlli sui pazienti palestinesi (veri e presunti) che chiedono d’entrare in Israele, comunque finora hanno approvato più del 90% delle richieste di visita o ricovero in ospedali israeliani. Nel 2007 sono stati rilasciati 7.226 permessi, pari a un aumento del 50% rispetto ai 4.754 permessi rilasciati nel 2006. Dall’inizio di quest’anno, già 2.317 pazienti palestinesi hanno potuto farsi curare in ospedali israeliani. Tutti coloro che ottengono il permesso possono essere accompagnati in Israele da un famigliare. A quel 10% di respinti per ragioni di sicurezza, viene comunque offerta la possibilità di essere trasportati da un veicolo israeliano fino al Ponte di Allenby attraverso il quale possono passare in Giordania, oppure a un passaggio di frontiera verso l’Egitto.
Naturalmente le richieste devono pervenire ad Israele attraverso il ministero della sanità dell’Autorità Palestinese, che fa capo a Mahmoud Abbas (Abu Mazen), giacché Israele non intrattiene rapporti con Hamas.
“Nonostante l’incessante lancio di missili e granate dalla striscia di Gaza – conclude Press – Israele fa tutto il possibile per permettere ai pazienti palestinesi di Cisgiordania e striscia di Gaza di farsi curare in Israele. Ma la difficile realtà in cui operiamo è frutto del terrorismo, che non smette di aggredire Israele e che bersaglia non solo i civili israeliani, ma anche quei valichi di confine attraverso cui passano i malati palestinesi per essere curati in Israele”.
Martedì granate di mortaio palestinesi di produzione iraniana lanciate dalla striscia di Gaza si sono abbattute sul kibbutz Netiv Ha’asara, molto vicino al valico di Erez, ferendo due israeliani. Lo scorso maggio, due donne palestinesi che erano state curate in Israele, vennero scoperte mentre si preparavano a compiere attentati suicidi a Tel Aviv e a Netanya approfittando dei permessi d’ingresso sanitari.

(Da: Jerusalem Post, 1.04.08)

“Come medico palestinese che ha lavorato per otto anni al Soroka Hospital di Beersheba, sono indignato per il cinico tentativo di realizzare al suo interno un attentato suicida da parte di una giovane donna palestinese. Gli ospedali israeliani non hanno mai smesso di dare assistenza ai palestinesi di Cisgiordania e Gaza anche nei momenti peggiori dell’intifada”.
Dott. Izzeldin Abuelaish, ostetrico-ginecologo originario del campo palestinese di Jabalya, striscia di Gaza (20.06.05)

Nella foto in alto: Una bambina palestinese in un’ambulanza israeliana mentre viene trasportata dalla striscia di Gaza in Israele per esservi curata