Completato il ritiro dal Libano

Ma Israele si riserva il diritto di difendere il confine se non lo faranno Unifil e libanesi

image_1385Completato nelle prime ore di domenica mattina il ritiro dal Libano meridionale, le Forze di Difesa israeliane si sono schierate lungo il confine internazionale fra Israele e Libano e si apprestano a fare fronte a possibili attacchi: un vero test per il precario cessate il fuoco in vigore da metà agosto.
Secondo il Comando Nord della forze israeliane, i prossimi mesi saranno relativamente tranquilli perché Hezbollah è impegnato a riarmarsi e a riorganizzare le sue forze dopo i colpi subiti durante il conflitto. “Probabilmente vedremo manifestazioni, raduni e qualche pastore o singolo individuo disarmato che ‘si è perso’ nei pressi del confine – spiega un ufficiale israeliano – Questi saranno i primi segni che Hezbollah si sta risvegliando, giacché è così che loro saggiano il terreno, misurano il grado della nostra reazione e raccolgono informazioni. Nessuna operazione di Hezbollah avviene per caso o senza preparazione, compresi i sequestri di ostaggi. Se compariranno di nuovo sul confine persone apparentemente del tutto innocenti, quello dal nostro punto di vista sarà un chiaro segnale d’allarme”.
Secondo i militari, anche la dirigenza politica israeliana ritiene che a Hezbollah non debba essere permesso di tornare sul confine. Se le forze delle Nazioni Unite e dell’esercito libanese non dimostreranno determinazione, le Forze di Difesa israeliane potrebbero essere costrette ad agire di nuovo. “Al momento non c’è nulla del genere in agenda. Ma se saremo costretti, si potrebbe vedere in Libano una modalità d’azione simile a quella in atto nella striscia di Gaza da quando è stato sequestrato Gilad Shalit, con incursioni in territorio nemico sotto copertura aerea contro obiettivi puntuali, per sventare precise minacce”.
Il messaggio che le forze israeliane intendono inviare è che al vertice delle loro priorità figura l’obiettivo di impedire che Hezbollah si riorganizzi sul confine, e che possa lanciare nuovi attacchi contro Israele.
Sul versante politico, fonti israeliane confermano che “il presidente Mahmoud Abbas (Abu Mazen) è il partner strategico di Israele: è chiaro a noi e al resto del mondo che una soluzione al conflitto israelo-palestinese attraverso Abu Mazen è il prossimo passo che Israele deve intraprendere”. L’idea di riaprire un canale diplomatico coi palestinesi dopo il ritiro dal Libano sta guadagnando terreno a Gerusalemme, ma non manca chi esprime scetticismo dicendo che altri scontri violenti coi gruppi armati palestinesi saranno probabilmente inevitabili.
Dopo il ritiro dal Libano, il primo ministro israeliano Ehud Olmert sarebbe anche favorevole ad incontrare il primo ministro libanese Fouad Siniora, ma tale opzione almeno per il momento non pare possa essere accettata da Sinora. Si tratta di una possibilità ancora prematura nella testa di un politico come Sinora che, pur essendo ideologicamente filo-occidentale, resta tuttavia molto debole. Nonostante le ingenti perdite subite durante i combattimenti, Hezbollah rimane molto temuto all’interno del Libano e ha molto peso su tutti gli affari interni.
Nel frattempo si attende la visita del segretario di stato Usa Condoleezza Rice che questa settimana dovrebbe incontrare al Cairo i ministri degli esteri degli stati arabi moderati per cercare di formare una coalizione anti-Iran. “In questa guerra – osserva un funzionario israeliano – è stato infranto un vecchio concetto, quello per cui nessun musulmano avrebbe mai potuto contrapporsi all’Iran, a Hezbollah, a Hamas e a qualunque altro soggetto islamista. Bisogna sfruttare al meglio questo mutamento”.
Israele ritiene inoltre positivo il fatto che la guerra contro Hezbollah abbia spinto l’Europa ad assumersi una maggiore responsabilità sottoforma dell’impegno militare nella missione di peacekeeping in Libano in base della risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza che ha posto fine ai combattimenti.

(Da: YnetNews, 1.10.06)

Nella foto in alto: 2.30 (locali) della mattina di domenica 1 ottobre: gli ultimi soldati israeliani usciti dal Libano sigillano il confine internazionale.