Congelati per legge i fondi che l’Autorità Palestinese versa ai terroristi
Il presidente della Commissione esteri e difesa: “Non dobbiamo più permettere che Israele sia un anello nella catena di pagamenti che alimenta e incentiva il terrorismo”
“Ci sono due modi per trovare un impiego presso l’Autorità Palestinese – ha scritto lunedì Avi Dichter – Il primo richiede di presentare una domanda e sostenere gli esami necessari. Supponendo che l’Autorità Palestinese decida di assumervi, la paga tuttavia non è molto buona. L’altro modo per trovare un impiego presso l’Autorità Palestinese è compiere un attacco terroristico contro gli israeliani. L’ipotesi più vantaggiosa è uccidere almeno un israeliano, essere arrestati, essere processati in Israele ed essere condannati al carcere. Dopodiché, dal momento in cui venite condannati, siete sul libro-paga dell’Autorità Palestinese e il vostro stipendio dipenderà dalla durata della condanna, con paghe tanto più alte quanto più grave l’attentato e più lunga la condanna. Tutto questo avviene sotto il nostro naso. In base al budget 2018 approvato dal governo di Ramallah solo due mesi fa, 1,2 miliardi di shekel (340 milioni di dollari) andranno a terroristi condannati dai tribunali israeliani e alle loro famiglie. La Knesset ha deciso di porre fine a tutto questo, almeno per quanto riguarda le entrate fiscali che Israele trasferisce all’Autorità Palestinese. Il parlamentare Elazar Stern ed io ci siamo uniti ad altri legislatori nel promuovere la legge che obbligherà il governo, e in particolare i ministri delle finanze e della difesa, a detrarre i fondi che Ramallah paga ai terroristi carcerati e ai loro parenti dalle entrate fiscali che Israele trasferisce all’Autorità Palestinese”. Conclude Dichter: “Non dobbiamo più permettere che Israele accetti di essere un anello nella catena di pagamenti che alimenta e incentiva il terrorismo”. (Da: Israel HaYom, 11.6.18)
La Commissione esteri e difesa della Knesset ha approvato lunedì in seconda e terza lettura un disegno di legge proposto dai parlamentari Elazar Stern (Yesh Atid) e Avi Dichter (Likud) che prevede di detrarre dalle entrate fiscali che Israele annualmente riscuote e trasferisce all’Autorità Palestinese un importo pari ai fondi che l’Autorità Palestinese versa a condannati per terrorismo e ai loro parenti. Il denaro così trattenuto verrà versato in un fondo destinato ad assistere le vittime di attentati terroristici. Ora il disegno di legge può passare al voto finale.
Dopo un vivace dibattito tra legislatori e funzionari governativi, la Commissione ha approvato con 9 voti contro uno la versione del disegno di legge da cui è esclusa una clausola che avrebbe riconosciuto al governo ampi margini di discrezionalità nell’applicazione della legge stessa. Dichiarando il sostegno bipartisan alla versione più severa del disegno di legge, i legislatori sia della coalizione che dell’opposizione hanno respinto la richiesta del governo di potere all’occorrenza ignorare la misura, dicendo che includere tale clausola avrebbe reso di fatto inutile la legge stessa. “Che bisogno ci sarebbe di una legge se lasciassimo comunque la decisione al governo? – si è chiesta Anat Berko (Likud) – Già ora il governo potrebbe decidere di trattenere i fondi, se volesse”. Secondo la legge attuale, basata sugli Accordi di Oslo del 1994 che hanno istituito l’Autorità Palestinese e il meccanismo di finanziamento israeliano, il Ministro delle finanze ha già la possibilità di congelare i fondi. “Il problema è che nessun governo dal 1994 lo ha mai fatto – ha sottolineato il parlamentare Amir Ohana (Likud) – Tutti i governi hanno assecondato questa assurdità”. Citando le recenti violenze al confine con Gaza, tra cui gli enormi danni a campi e riserve naturali causati da aquiloni incendiari palestinesi, Haim Jellin (Yesh Atid), ex capo del Consiglio regionale di Eshkol (vicino alla striscia di Gaza), ha detto alla Commissione: “Questa legge è, nel senso più evidente, una vittoria contro il terrorismo. Perché mai prendere in considerazione di non applicarla?”. Dichter, che è presidente della Commissione esteri e difesa, ha proposto una formula di compromesso della clausola che avrebbe permesso ai ministri di rinviare il taglio dei fondi di tre mesi per volta previo consenso da parte dei parlamentari, ma anche questa versione è stata respinta. “Qualunque idea di flessibilità verrebbe interpretata dall’altra parte come un segno di debolezza di cui approfittare”, ha affermato Robert Ilatov (capogruppo di Yisrael Beytenu).
Secondo il Ministero della difesa israeliano, nel 2017 l’Autorità Palestinese ha versato 687 milioni di shekel (198 milioni di dollari) al cosiddetto “fondo per le famiglie dei martiri” e 550 milioni di shekel (160 milioni di dollari) alla Associazione dei detenuti palestinesi, vale a dire circa il 7% del suo budget totale. Secondo le regole dell’Autorità Palestinese, i detenuti che scontano condanne da 20 a 30 anni per aver compiuto attentati terroristici hanno diritto per tutta vita a uno stipendio mensile di 10.000 shekel (2.772 dollari). Quelli condannati a pene da tre a cinque anni ricevono uno stipendio mensile di 2.000 shekel (554 dollari). Quelli sposati, con figli, che vivono a Gerusalemme o che hanno cittadinanza israeliana ricevono pagamenti aggiuntivi. Il reddito medio di un palestinese che lavora in Cisgiordania è di circa 2.100 shekel (580 dollari). Secondo i calcoli del Ministero della difesa, alcuni terroristi che hanno ucciso israeliani finiranno col percepire dall’Autorità Palestinese più di 10 milioni di shekel ciascuno (2,78 milioni di dollari) nell’arco della loro vita. Ad esempio, il terrorista che ha recentemente massacrato tre membri della famiglia Salomon, nel corso della sua vita riceverà dall’Autorità Palestinese circa 12.604.000 shekel (3.478.000 dollari). Se il terrorista viene scarcerato prima o muore mentre è in carcere, il vitalizio continua ad essere versato a lui o ai suoi famigliari senza limiti di tempo. L’Autorità Palestinese si è sempre rifiutata di interrompere, o anche solo di mettere in discussione i vitalizi versati ai terroristi e ai loro famigliari.
In base all’Accordo economico firmato nel 1994, Israele trasferisce all’Autorità Palestinese decine di milioni di dollari ogni anno in tasse doganali riscosse su beni destinati ai mercati palestinesi che transitano attraverso i porti israeliani.
Immediatamente dopo il voto, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha espresso soddisfazione, ringraziando in particolare la Commissione per aver accolto la sua proposta di detrarre dai fondi all’Autorità Palestinese anche gli importi necessari per compensare i danni causati dagli incendi dolosi al confine di Gaza. “Chi appicca incendi deve sapere che c’è un prezzo da pagare”, ha scritto Netanyahu su Twitter. La misura, in realtà, non è stata inclusa come tale nel disegno di legge votato lunedì. La Commissione ha tuttavia accettato la richiesta, avanzata da un rappresentante dell’Ufficio del primo ministro, di prevedere che il fondo per le vittime del terrorismo serva anche a risarcire i danni materiali causati da attacchi terroristici.
(Da: Times of Israel, Jerusalem Post, 11.6.18)