Consulenza legale sotto il fuoco nemico

Combattere nei limiti della legge contro un nemico che non rispetta nessun limite legale né morale

di Avichai Mendelblit

image_2394Un giurista militare, come ogni altro esperto legale, ha il dovere di offrire all’organismo di cui è consulente l’intera gamma di strumenti legali per raggiungere i suoi obiettivi attenendosi strettamente alla legge. Come ogni altro militare israeliano, il consulente legale è chiamato ad assolvere questo compito al meglio delle sue capacità professionali per un senso di lealtà verso i valori insiti nello “spirito” delle Forze di Difesa israeliane come la credibilità, il rispetto per gli esseri umani e l’uso delle armi unicamente per scopi legittimi. Nelle Forze di Difesa israeliane questi doveri non sono in contraddizione fra loro ma anzi si completano a vicenda.
Durante la controffensiva anti-Hamas nella striscia di Gaza gli esperti legali delle Forze di Difesa israeliane, sotto il mio comando e guidati dalla Divisione diritto internazionale, hanno seguito i combattimenti da dove aveva luogo il processo decisionale, a partire dallo Stato maggiore del Comando sud.
La scelta di fornire complemento legale all’azione militare non è affatto scontata. Essa riflette il riconoscimento da parte dei comandi dell’importanza della legge e della giustizia all’interno del processo decisionale, e la concezione delle Forze di Difesa israeliane secondo cui i combattimenti devono avvenire nell’ambio della legge. E riflette la nostra convinzione professionale che i comandi necessitano di consulenti legali rapidamente raggiungibili ed ben preparati che sappiano indicare di volta in volta cosa è proibito e cosa è permesso.
La consulenza legale su decisioni operative non è un fatto accademico o teorico: è qualcosa che si traduce in decisioni di vasta portata da parte dei comandi. In questo tipo di consulenza non c’è posto per lo stile vago e le affermazioni non vincolanti che talvolta caratterizzano il pensiero e gli scritti accademici. Come ai comandanti, anche ai consulenti legali delle forze armate viene chiesto di formulare posizioni e opinioni chiare e nette e in tempo reale, nel mezzo della battaglia, in circostanze che rendono acuiscono tutti i dilemmi giuridici tipici delle situazioni della guerra moderna. Solo chi ha visto queste cose coi propri occhi può valutare la complessità e la difficoltà e il buon livello della consulenza legale, e fino a che punto essa influenzi i decisori.
Fornire consulenza legale in questo quadro è sempre una sfida; nelle campagne contro il terrorismo è una sfida doppiamente difficile. Non è certo per caso se risulta che i nostri nemici non reclutano nessuno che sia specializzato in diritto internazionale.
Agli occhi dei nostri nemici, l’impegno di Israele a rispettare le leggi viene visto come un segno di debolezza, un elemento di vulnerabilità da sfruttare. Abbiamo a che fare con gente che deliberatamente combatte in abiti civili, usa civili come scudi umani e deliberatamente prende di mira civili israeliani. Si tratta di nemici senza scrupoli, che dichiarano esplicitamente di “amare la morte” e di nascondersi dietro donne e bambini.
Come scrisse l’ex presidente delle Corte Suprema israeliana Aharon Barak, è assai dubbio che il diritto internazionale prevedesse un nemico mostruoso come questo; e tuttavia anche la guerra contro questo nemico viene condotta all’interno degli stretti limiti imposti dalla legge. La lotta contro questo nemico è una sfida difficile, ma non spingerà mai le Forze di Difesa israeliane a trascurare il loro impegno ad agire conformemente al quadro normativo. L’impegno delle Forze di Difesa israeliane verso la legge fa parte della nostra identità nazionale e morale, ed è questo il modo in cui abbiamo agito anche durante i recenti combattimenti nella striscia di Gaza.
I comandanti delle Forze di Difesa israeliane, operando gomito a gomito con i consulenti legali dell’Ufficio dell’Avvocatura Generale Militare, hanno dovuto cimentarsi con questioni da togliere il sonno per tutte le notti dei combattimenti. Come applicare i principi di differenziazione e di proporzionalità? Come mettere in campo meccanismi operativi (ad esempio, i preavvertimenti alla popolazione civile di abbandonare le zone di combattimento) che rendessero possibile attaccare il nemico riducendo al minimo possibile i danni ai civili (benché, con nostro grande rammarico, in questo genere di guerra sia impossibile ridurli completamente a zero)?
È difficile accettare il fatto che le leggi di guerra sono leggi pensate per dare un ordinamento e ridurre i danni, ma non certo per eliminare del tutto le morti e le distruzioni che sono parte intrinseca della guerra. Gli esperti legali dell’Ufficio dell’Avvocatura Generale Militare, sotto il mio commando e con il pieno sostegno mio e delle alte sfere militari, hanno operato con lo scopo di aiutare le Forze di Difesa israeliane a combattere nel quadro dei limiti di questo regime legale, contro un nemico che non rispetta nessun limite legale né morale.
Sono stati fatti degli errori sul campo di battaglia? Senza dubbio: accade in ogni guerra (e alcuni errori commessi durante la contro-offensiva anti-Hamas a Gaza sono costati un pesante tributo di sangue alle stesse Forze di Difesa israeliane). L’Ufficio dell’Avvocatura Generale Militare ha aiutato ad infondere nelle Forze di Difesa israeliane le norme legali cui è impegnata? A mio avviso non c’è dubbio che anche a questa domanda la risposta è un netto sì.

(Da: Ha’aretz, 29.01.09)