Contati i voti, cosa succede adesso?

La 21esima Knesset presterà giuramento alla fine del mese, dopo la Pasqua ebraica. Per il nuovo governo bisognerà aspettare di più

Di Lahav Harkov

Lahav Harkov, autrice di questo articolo

Le operazioni di voto in Israele si sono chiuse martedì sera, ma c’è ancora molta strada da percorrere prima di conoscere l’esito finale. Identità del prossimo primo ministro o composizione della coalizione non sono ancora ufficiali.

Si possono fare, naturalmente, previsioni molto ragionevoli. Il primo ministro uscente Benjamin Netanyahu, del Likud, si trova di fronte a un percorso molto più facile per formare una coalizione rispetto al leader di Blu&BIanco, Benny Gantz. Per questo lo scenario al momento più probabile è una riconferma in carica di Netanyahu.

Inoltre, su Netanyahu incombe la minaccia delle inchieste a suo carico: un altro fattore che influenzerà le sue decisioni. In teoria, potrebbe considerare di proporre a Blu&Bianco un governo di unità nazionale incardinato al centro (con circa 70 seggi, più eventuali alleati), un’ipotesi apertamente caldeggiata da un editoriale del Jerusalem Post e dall’opinionista Ben-Dror Yemini su YnetNews. Ma gli esponenti di Blu&Bianco hanno detto chiaramente, nelle scorse settimane, che non sosterrebbero mai un primo ministro che evitasse di dimettersi dopo una formale incriminazione. I partiti di destra, invece, hanno detto che si atterranno alla lettera della legge, che consente al primo ministro di rimanere in carica fino a quando non venisse condannato in appello.

Israele, elezioni 9 aprile 2019

Prima di tutto questo, però, non appena il conteggio dei voti sarà ufficialmente concluso, gli occhi saranno puntati sul presidente d’Israele Reuven Rivlin.

Una volta pubblicati i risultati ufficiali, si prevede che la 21esima Knesset presterà giuramento verso la fine del mese, con una pausa dovuta alle festività pasquali. Nel frattempo, la prossima settimana, Rivlin prevede di iniziare gli incontri con i rappresentanti di tutte le liste che sono entrate nella Knesset. Secondo la “Legge fondamentale: il governo”, il presidente deve incaricare il primo ministro entro una settimana dalla pubblicazione dei risultati ufficiali.

Allo stato attuale, Netanyahu dovrebbe essere indicato, oltre che dal Likud, da Shas, Ebraismo Unito della Torà, Unione dei Partiti dell’Ala Destra e Kulanu, per un totale di 60 seggi (salvo sorprese dal conteggio finale). Ma le trattative per assicurarsi queste ed altre adesioni (come quella di Yisrael Beytenu) sono iniziate la sera stessa delle elezioni. La legge in realtà non dice che il presidente debba fare per forza ciò che la maggior parte dei parlamentari gli suggerisce, anche se questo è ciò che è tradizionalmente accaduto.

Chiunque riceva l’incarico di mettere insieme la coalizione ha 42 giorni di tempo per portare a termine il compito: 28 giorni, più una possibile proroga di altri 14 giorni, il che ci porterebbe verso il 30 maggio. Dopodiché il nuovo governo si presenta alla Knesset per il voto di fiducia e i ministri prestano giuramento.

La Knesset, il parlamento monocamerale israeliano di 120 membri

La legge prevede anche scenari meno probabili. Se il governo non viene formato entro tale scadenza, o se il primo ministro incaricato notifica al presidente che non è in condizione di formare un governo che goda della maggioranza dei voti in parlamento, il presidente deve consultarsi nuovamente con i partiti e scegliere, nel giro di tre giorni, un altro parlamentare a cui conferire l’incarico, oppure annunciare al presidente della Knesset che non vede la possibilità di varare un governo. Il nuovo parlamentare incaricato ha 28 giorni per formare il suo governo. Se non riesce, sono gli stessi parlamentari che possono incaricare una terza persona di formare il governo entro una scadenza di 14 giorni. Se cadono tutte queste opzioni, vengono riconvocate le elezioni entro 90 giorni.

In sintesi, nello scenario più probabile potrebbero essere necessari circa due mesi prima che si veda l’effetto finale, sul governo, delle elezioni di martedì scorso. L’elettorato ha parlato, ma le trattative e le manovre politiche sono appena cominciate.

(Da: Jerusalem Post, 11.4.19)