Corte dell’Aja contro la barriera anti-terrorismo

Per la Corte Internazionale, 90% di attentati in meno non è un valido 'obiettivo di sicurezza.

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La Corte Internazionale dell’Aja si pronuncia venerdì pomeriggio contro la barriera anti-terrorismo israeliana. E’ quanto emerge da un documento ottenuto in anteprima esclusiva da Ha’aretz.
Secondo il documento, la Corte – chiamata dall’Assemblea Generale dell’Onu a esprimere un parere non vincolante sugli aspetti legali della struttura – ritiene che il tracciato della barriera violi il diritto internazionale e dunque che la struttura anti-terrorismo israeliana debba essere smantellata. La Corte si dichiara “non convinta” che il tracciato della barriera (grazie alla quale sono diminuiti del 90% gli attentati riusciti in Israele) sia “necessario per conseguire gli obiettivi di sicurezza” di Israele.
Dei quindici giudici della Corte, solo quello statunitense (Thomas Buerghenthal) avrebbe votato contro.

Il consigliere legale del governo israeliano Alan Baker ha detto che Israele sta facendo uno sforzo diplomatico per convincere vari paesi, compresi quelli europei e alcuni paesi arabi, a non lasciarsi trascinare nell’ennesimo tentativo da parte dei palestinesi di deviare l’attenzione di tutti sulla barriera (che è solo una conseguenza temporanea dell’ondata terroristica degli ultimi quattro anni), per sottrarsi ancora una volta al loro dovere di agire seriamente contro il terrorismo e per le riforme interne dell’Autorità Palestinese. “I paesi che hanno a cuore il buon funzionamento delle Nazioni Unite – ha detto Baker – dovrebbero dire: quello che è troppo, è troppo; c’è un processo diplomatico in corso, basta con questi giochetti”.

Lo scorso febbraio Israele, gli Stati Uniti e molti paesi europei si erano rifiutati di partecipare ai tre giorni di audizioni della Corte dell’Aja ritenendo che la questione non fosse di sua competenza, che il caso fosse di natura politica e non giuridica e che l’eventuale pronunciamento della Corte avrebbe negativamente interferito con il processo di pace in Medio Oriente. Israele aveva comunque inoltrato una memoria scritta.
Finora la Corte Internazionale dell’Aja non si era mai occupata di alcun aspetto del conflitto israelo-arabo-palestinese.

“La nostra opinione – ha detto il vice direttore generale del ministero degli esteri israeliano Gideon Meir – è che la barriera favorisce la pace giacché spunta le armi dei terroristi nemici della pace. Tutta questa faccenda è nata storta. Se queste sono davvero le parole della Corte, ciò significa che hanno messo la vittima del terrorismo sul banco degli imputati. Vale la pena notare che, stando a questa bozza, tutto il problema del terrorismo non compare affatto: l’unica vera ragione della barriera non viene nemmeno menzionata”. Israele, ha poi aggiunto Meir, non intende dare grande importanza all’opinione della Corte dell’Aja per non fare il gioco di quelle forze palestinesi che vogliono agitare la questione della barriera per mettere in ombra tutte le altre: dalla lotta contro il terrorismo, alle necessarie riforme nell’Autorità Palestinese, al piano di disimpegno unilaterale di Israele da striscia di Gaza e parte della Cisgiordania settentrionale.

Il ministro della giustizia israeliano Yosef Lapid (Shinui) ha dichiarato venerdì che Israele non si considera in alcun modo vincolato dal parere della Corte dell’Aja: “Israele si atterrà alle decisioni della propria Alta Corte di Giustizia”, ha detto Lapid. A fine giugno una sentenza dell’Alta Corte israeliana ha riconosciuto il carattere difensivo e non politico della barriera di protezione dal terrorismo, ingiungendo tuttavia al governo di trovare un adeguato equilibrio fra le esigenze umanitarie dei palestinesi e le necessità di sicurezza dei civili israeliani.

Secondo David Rivkin, ex consigliere legale dei presidenti americani Ronald Reagan e George Bush, le misure difensive prese da qualunque paese impegnato nella lotta contro il terrorismo al di fuori dei propri confini potrebbero essere messe in seria difficoltà dalla prevista opinione negativa della Corte Internazionale dell’Aja sulla barriera anti-terrorismo tra Israele e Cisgiordania.
Affermare che la barriera è illegale, spiega Rivkin, “rappresenterebbe un’ulteriore erosione di quelle tradizionali regole del diritto che consentono a uno stato impegnato in un conflitto di adottare ragionevoli misure per proteggere la propria sicurezza”. Tale erosione avrebbe conseguenze anche al di là del conflitto arabo-israeliano. Non sarebbe solo “uno schiaffo a Israele”, vittima della peggiore ondata di terrorismo, “ma anche a ogni paese civile che si trova a fare i conti con minacce così complesse”.
Secondo Rivkin, la posizione più corretta sotto il profilo del diritto internazionale è quella che ha espresso alla fine del mese scorso l’Alta Corte di Giustizia israeliana, la quale ha dichiarato che il governo ha il diritto di costruire la barriera difensiva per proteggere i cittadini purché faccia anche tutto il possibile per non danneggiare indebitamente la popolazione palestinese. La legge internazionale, spiega Rivkin, prevede il diritto fondamentale da parte di una potenza occupante di adottare necessarie, ragionevoli misure per proteggere la vita dei propri civili, ivi compresa la costruzione di muri e fossati. La perdita di mille civili uccisi in attentati terroristici dal settembre 2000 costituisce una evidente necessità di questo tipo. La costruzione di uno strumento di difesa passiva come una barriera, conclude l’esperto, permette di salvare vite umane sia israeliane che palestinesi.

(Da: Jerusalem Post, Ma’ariv, Ha’aretz, 9.07.04)

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